Udine si mobilita contro le code in Questura

In una lettera aperta alle istituzioni, numerosi cittadini hanno chiesto un confronto per una soluzione al problema dei tanti che, in attesa di un permesso di soggiorno o di altre pratiche, si trovano ad attendere ore in piedi fuori dalla Questura, con qualsiasi tempo e spesso senza indicazioni chiare

Per chi abita nei pressi della Questura di Udine, in realtà, la scena non è nuova: lunghe code di persone sul marciapiede, sin dal cuore della notte, nella speranza di riuscire ad essere tra i fortunati che all’apertura degli uffici riusciranno ad ottenere un appuntamento per sbrigare le pratiche in questione. In massima parte cittadini stranieri che necessitano del rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno, o di regolarizzare la propria situazione, ma non solo. Una situazione che negli ultimi mesi, anche a fronte dell’aumento dei numeri dell’immigrazione, ha assunto proporzioni ancora più rilevanti. Così un gruppo di cittadini, coordinati dall’ex primaria di Neuropsichiatria infantile e consigliera regionale con il Partito democratico dal 2013 al 2018, ha scritto una lettera aperta alle autorità. Nel testo si legge:

«Al Questore, al Sindaco e al Prefetto di Udine

Noi, cittadini di Udine e dei paesi della ex Provincia di Udine, sollecitati in particolare dai residenti nei quartieri di Udine ovest, intendiamo denunciare una situazione che ci fa vergognare di essere udinesi, friulani e italiani.
Quando al mattino apriamo le finestre di casa o passiamo per Viale Venezia vediamo, in ogni stagione, con il caldo afoso di questa estate, con le piogge temporalesche e le grandinate di questo periodo, con il gelo dell’inverno, code di persone, mamme con bambini piccoli, anziani, persone con disabilità, che passano ore in attesa di poter accedere agli uffici della Questura per riuscire ad avere un numero che forse permetterà loro di essere successivamente, dopo ulteriori code, chiamati per le pratiche necessarie. Dopo l’interminabile coda spesso le persone vengono mandate via senza una indicazione chiara ma solo con l’invito a presentarsi il giorno successivo con la speranza di arrivare tra i primi e di trovare risposta.
Non c’è una pensilina che protegga dal sole e dalla pioggia, non una sala d’attesa sufficientemente capiente ed attrezzata che permetta di sedersi ad attendere il turno, non un numero di operatori sufficiente a semplificare i percorsi e ad accogliere le domande.
Riteniamo che questa organizzazione sia indegna e lesiva della dignità delle persone. Chiediamo un incontro per individuare soluzioni alternative.
In quella occasione chiediamo di affrontare anche altre tematiche connesse alla accoglienza delle persone, alla certificazione di nascita per i figli di genitori irregolari, alle pratiche relative al commiato e alla sepoltura di persone appartenenti a diverse culture e religioni, alle modalità della accoglienza di migranti adulti e minori.

In attesa di sollecita risposta

i cittadini».

Al momento della consegna ai destinatari, il 2 ottobre, la missiva aveva raccolto circa 600 firme; ma molti altri cittadini hanno aderito in seguito, portando spesso la propria testimonianza. Chi ha raccontato di aver accompagnato la badante dei genitori a regolarizzare i documenti, chi di aver cercato di ottenere i documenti per i figli in affido o in adozione; e tutti quanti hanno riferito di aver atteso ore, spesso dalla notte, senza poter usufruire di servizi igienici, e magari vedendo alla fine arrivare un funzionario con 30 biglietti da distribuire ai fortunati e ai tenaci che hanno retto tutte quelle ore in piedi, mentre per gli altri si apre la prospettiva di un’altra attesa simile. Questo, beninteso, sempre di non essere poi “rimbalzati” indietro una volta allo sportello sentendosi dire di tornare sucnel “calderone” dei disagi che questa Regione di confine, porta della rotta balcanica sull’Italia, sta vivendo.dalle risse cessivamente, o di rivolgersi ad un altro ufficio, o di procurarsi altra documentazione. Il tutto naturalmente chiedendosi come sia possibile che, in tempi di Spid e servizi online di ogni sorta, l’unico modo per avere un appuntamento in Questura sia passare la notte in piedi. Disagi che, come si diceva, colpiscono in modo particolare i cittadini stranieri, dato che sono loro a costituire il grosso dell’utenza di questi servizi: facile quindi capire come la cosa vada a finire nel “calderone” dei disagi che questa Regione di confine, porta della rotta balcanica sull’Italia, sta vivendo.

Proprio a Udine ultimamente si sono infatti registrati diversi episodi critici, dalle risse che hanno coinvolto alcuni migranti, fino alla revoca della concessione alla cooperativa Aedis, che gestiva una struttura di accoglienza per minori non accompagnati, a seguito di alcune denunce di irregolarità all’interno della stessa. I minori sono ora stati trasferiti a Torviscosa, ma le problematiche rimangono.

In tutto ciò, però, si muove anche la solidarietà. La comunità dei Focolari di Gorizia, città di confine per antonomasia e anch’essa interessata da anni dai flussi migratori, ha promosso una raccolta di indumenti da destinare ai migranti che usufruiscono del servizio docce alla cui gestione alcuni membri del Movimento collaborano con la Caritas. Il resto della Regione ha risposto prontamente, fornendo borse di biancheria intima ed altro ancora. Un segnale che, per quanto la presenza degli immigrati non sia priva di problematiche, davanti a tutto va sempre messa l’umanità.

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