“Non anno colpa”, verso una comunità che educa
“Non anno colpa”. È il provocatorio slogan ideato per la campagna di sensibilizzazione contro le povertà educative nei quartieri di Golosine e Santa Lucia di Verona. La colpa non sta nei bambini o nelle loro famiglie (anche se queste dovrebbero esser aiutate ad assumersi una più incisiva responsabilità educativa). Molte responsabilità stanno nella Comunità tutta, spesso assente da una fattiva partecipazione alla vita civica. La dispersione scolastica e la povertà educativa rappresentano fenomeni preoccupanti che affliggono la società e la scuola italiana, a cui non è possibile, come cittadini e politici, rimanere indifferenti.
“Non anno colpa” parte infatti da un voluto errore ortografico per porre l’accento sul fatto che la responsabilità risiede spesso anche nel cuore della comunità educante. Uno “strafalcione” voluto, che certamente avrà fatto inorridire i puristi della lingua italiana, ma non tanto chi ne ha voluto cogliere il dirompente messaggio. Tutti abbiamo sotto gli occhi quanto stia aumentando il fenomeno delle povertà, di quella educativa in particolare legata al degrado socio-culturale ed economico che stanno subendo fasce sempre più ampie della popolazione giovanile, soprattutto nelle periferie urbane.
“Non anno colpa” va diritto al cuore del problema, per una mobilitazione della Comunità tutta in un patto di corresponsabilità educativa. Con questo claim all’inizio dell’anno scolastico ha preso il via il coraggioso progetto LACCI (Laboratorio Attivo per Crescere una Comunità educante Inclusiva) , selezionato dalla Fondazione “Con i bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, che punta a mobilitare scuole, servizi, terzo settore, famiglie e cittadini. Un progetto di durata biennale per rafforzare la “comunità educante” rendendola più efficace, attiva e organizzata, coinvolgendo i partner e chiunque vorrà unirsi alla sfida, in un percorso di responsabilità condivisa, “per prevenire e riparare”.
Ci sono comunità da ricostruire. Per questo occorre sovvertire anche le regole del gioco, spesso distruttivo: dare sempre colpe agli altri è facile; più impegnativo e responsabile è cercare soluzioni insieme. È quanto chiede una vasta cordata di associazioni del progetto “Lacci”, con capofila l’ong-Progettomondo, impegnate nella campagna di sensibilizzazione. «La povertà educativa è un fenomeno multidimensionale, frutto del contesto economico, sociale, familiare in cui vivono i minori. Non è quindi solo legata alle cattive condizioni economiche, ma investe anche la dimensione emotiva, quelle della socialità e della capacità di relazionarsi con il mondo», spiega Marina Lovato, coordinatrice del progetto.
Questo coraggioso orizzonte ben si accorda anche con la recente costituzione del primo Intergruppo parlamentare sulle povertà educative e la dispersione scolastica coordinato dall’onorevole Irene Manzi (espressione di partiti di maggioranza e di opposizione), in dialogo con diverse associazioni del mondo della scuola e della società civile coordinate da MPPU (Movimento Politico Per l’Unità). Proprio per questo è necessaria una grande chiamata alla responsabilità collettiva non solo tra tutte le forze politiche, di maggioranza ed opposizione, ma facendo appello alla forza partecipativa delle Comunità al fine di attuare una strategia che consenta di porre rimedio a fenomeni che rischiano di compromettere le opportunità di futuro delle nostre giovani generazioni.
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