2023, l’Asia che verrà

Quale sarà nel 2023 il contributo dell’Asia alla nostra vita, quella di ogni giorno? Impossibile dirlo, ma possiamo almeno provare ad immaginarlo, pensando a cosa, nel corso dell’anno appena iniziato, il continente asiatico può donare alle vite di tutti noi... o ai problemi che ci trasmetterà
Asia
(Foto: Pixabay)

Qualcuno – già lo sento – potrebbe obiettare: Che ci importa dell’Asia, tanto viviamo in Europa! Non è così. Viviamo in un mondo dove le nostre economie, e le vite di tutti noi, sono profondamente interconnesse e dipendono completamente le une dalle altre. E siamo sempre di più, ci piaccia oppure no, responsabili gli uni degli altri, legati ad un unico destino. Tutti. Davvero non ci salviamo da soli.

Quando mi trovo a girare per le strade della bella Italia, la domanda che sempre mi sorge è: quanta poca gente per le strade, dove sono tutti gli italiani? Già: poca gente in giro, troppo poca. Il vecchio continente, purtroppo, ha una natalità che fa paura: zero o quasi, anche meno. Abbiamo bisogno di migranti, che arrivino per rimpiazzare chi, in Europa, parte per l’altra vita. Le città di Indonesia, India, Cina o Pakistan sono sovrappopolate in modo incredibile: circa 96 persone per km quadrato, contro i 34 dell’Europa. A me capita spesso di girare per le città di Laos, Thailandia, Vietnam, Myanmar. E di gente, vi assicuro, se ne vede a tutte le ore, in tutte le strade. Ed è un’esperienza entusiasmante. Perché sento come un grande cuore che palpita e batte accanto a me e mi trovo in mezzo alla gente che mi guarda, senza farmelo notare, e mi dà il senso di essere vivo e di vivere. Questa è la vita in Asia: gente ovunque, e pertanto storie, problemi, affari, e anche pianto, grida, risate, ovunque e sempre.

L’Asia è attualmente casa per 4,7 miliardi di persone, cioè il 59,75% della popolazione mondiale. E il 46,3% abita in zone urbane, con un’età media di 32 anni. Nel 2050 si stima che la popolazione del continente asiatico raggiungerà 5,3 miliardi di persone. L’India, a breve, supererà la popolazione della Cina, che ha un trend che tende a declinare. Anche qui, per la troppa ricchezza ed un consumismo in stile cinese (ultra “spendaccione”), che porta ad avere pochi figli, fino a poco tempo fa ritenuti la vera ricchezza della famiglia. Mentre scrivo, davanti a me scorre veloce sul computer il conta persone che registra le nascite in tutta l’Asia minuto per minuto: e vi assicuro che è impressionante, e dà una certa immagine di cosa stia accadendo ai popoli dagli occhi a mandorla: una cascata di figli!

L’Europa dovrebbe riflettere un po’ di più su tutto questo e iniziare concrete politiche di sostegno alle famiglie: incoraggiare la natalità, promuoverla e dare speranza alle famiglie del continente europeo.

Anche l’Asia si affaccia al 2023 con grandi problemi: l’apertura delle frontiere cinesi in piena ondata di contagi, dopo la nefasta politica “Covid zero” che ha portato non pochi problemi alle economie del mondo, soprattutto a quelle Cina-dipendenti. C’è poi la corsa al riarmo con i sottomarini nucleari australiani, frutto dell’accordo Aukus tra Regno Unito, Usa e Australia. Un accordo decisamente mal visto dall’Asean, l’associazione delle nazioni del sud est asiatico a ridosso della Cina (disturbata dal riarmo australiano), con l’Australia che si schiera dalla parte delle potenze occidentali, quasi diconoscendo i sentimenti di non belligeranza e prosperità che animano i paesi ed i popoli della regione asiatica. Poi abbiamo la Corea del Nord, che non fa passare mese, quasi, senza lanciare un missile verso il Giappone. Di fronte, ci sono i 54.1 miliardi di dollari investiti nel 2022 dal Giappone per il proprio riarmo, che ne fanno il quinto “spendaccione” in armamenti al mondo.

Ma dove si muore ogni giorno è il Myanmar: la condanna ad un totale di 33 anni per Aung San Suu Kyi, di pochi giorni fa, non fa che incrementare la rabbia e la frustazione dei birmani, che si sentono derubati di una vita normale e democratica. Quando finirà questo fraticidio che dura da oltre 60 anni? Possibile che la comunità internazionale non riesca a fare nulla per fermare il massacro di civili messo in atto giorno dopo giorno dalle forze del generale Min Aung Hlaing?

L’Asia non è rappresentata solo dai cellulari ultramoderni prodotti da queste parti: l’Asia è al tempo stesso prosperità, popolazione in incremento e dolore, guerra in atto e guerre annunciate. Fermiamoci, prima che sia troppo tardi e iniziamo a pensare che non solo Europa ed Asia, ma anche Africa, Americhe, Australia e Oceania, ed ogni angolo della terra, sono davvero casa mia. Ed ogni popolo è il mio popolo. Il 2023 sia l’anno per iniziare a costruire la casa comune con la pace.

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