L’Italia tra siccità e alluvioni

Dal 1800 ad oggi non ha mai piovuto così poco. Nonostante ciò dovremo abituarci a violente perturbazioni che possono causare alluvioni, esondazioni e frane

L’Italia è sempre più a rischio a causa dei cambiamenti climatici che avanzano rapidamente causando enormi problemi al nostro già fragile territorio. Con l’aumento della temperatura atmosferica abbiamo conseguente come siccità, incendi, frane, alluvioni ed esondazioni. Tutti questi fattori messi insieme, ci fanno pensare a questo anno che va a concludersi e che ci ha fatto preoccupare per la grande siccità vissuta soprattutto nel periodo estivo, ma anche con le violente piogge di questi giorni che hanno messo in ginocchio il Belpaese, soprattutto nelle regioni del Nord.

Alcuni fiumi hanno rotto gli argini come il fiume Enza nel reggiano o il Serchio in Toscana obbligando all’evacuazione di oltre mille persone; nello spezzino invece, i fiumi Magra Entella e Vara sono sorvegliati speciali. Ma d’altronde non è una novità: questa è infatti la fotografia di ogni anno.

E il paradosso lo vediamo con i laghi sempre più a secco. Secondo i dati dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, il lago Maggiore è pieno solo per il 6.5% della capacità di invaso con 27 milioni di metri cubi di acqua: nell’ultimo decennio era arrivato a contenere fino a 420 milioni di metri cubi. Anche il lago di Como è al 6.5% del potenziale di raccolta, mentre quello d’Iseo è al 10.7% e quello di Garda al 26.4%.

Il Centro Nazionale delle Ricerche (Cnr), evidenzia che fra le regioni del nord Italia la più colpita è il Piemonte con 513 casi di eventi legati ad alluvioni frane e smottamenti, il 24% del totale, seguita dalla Liguria (413 casi, il 19%). Sempre in Piemonte non è mai caduta una goccia di pioggia da metà settembre al 3 novembre, dove sono ben 36mila le frane attive censite e dove nel solo mese di ottobre sono andati a fuoco 2.000 ettari di bosco con conseguenze in termini di rischio idrogeologico.

E mentre le forti piogge di questi giorni continuano a seminare catastrofi, sempre il Cnr ci ricorda che questo 2017 per l’Italia è stato l’anno più secco degli ultimi due secoli. L’istituto non può andare oltre, solo perché i dati diffusi e confrontabili non esistono prima del 1800. Insomma è un anno drammatico per la nostra amata terra. Gli agronomi più attenti già agli inizi di marzo alzavano il campanello d’allarme: questa estate sarà dura per la siccità! Non c’è stata previsione più azzeccata.

Di chi la colpa? Come mai questo triste record? Come dicevamo all’inizio, l’aumento delle temperature è una delle cause: il 2017 è stato infatti il quarto anno più caldo della storia. Poi in quest’anno «si sono create condizioni che hanno provocato una circolazione atmosferica con persistenza di alte pressioni sul Mediterraneo», spiega il climatologo del Cnr Michele Brunetti sul Corriere della Sera.

L’anno meteorologico 2017 viene calcolato da dicembre 2016 a novembre 2017. «A partire dal mese di dicembre del 2016 – spiegano dal Cnr – si sono susseguiti mesi quasi sempre in perdita: fatta eccezione per i mesi di gennaio, settembre e novembre, tutti gli altri hanno fatto registrare un segno negativo, quasi sempre con deficit di oltre il 30% e, in ben sei mesi, di oltre il 50%. A conti fatti, gli accumuli annuali a fine 2017 sono risultati essere di oltre il 30% inferiori alla media sempre del periodo di riferimento 1971-2000, etichettando quest’anno come il più secco dal 1800 ad oggi. Per trovare un anno simile bisogna andare indietro al 1945, anche in quell’anno ci furono 9 mesi su 12 pesantemente sotto media (il deficit fu -29%, quindi leggermente inferiore)».

Negli ultimi 25 anni la sequenza dei giorni continui senza precipitazioni è aumentata in media del 15%. Le conseguenze quindi le vediamo nei potenti e concentrati temporali.

I cambiamenti climatici devono entrare nei punti prioritari della politica nazionale ed europea. I primi a subire lo scarso impegno politico nella lotta ai cambiamenti climatici siamo proprio noi italiani: respiriamo aria inquinata in città per l’innalzamento delle emissioni di gas serra, l’agricoltura non ha sufficiente acqua per innaffiare gli ortaggi, molti comuni hanno grossi problemi con l’acqua da bere.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons