2004: l’anno del requiem?

Lo dicevamo sul numero scorso: finirà che i dischi li si troverà solo più dagli antiquari. Resta solo da capire da quando” Anche se l’anno appena iniziato non sotterrerà del tutto il cd, è evidente che sarà quello in cui l’ipotesi sopraccitata diverrà tangibile anche ai non addetti. Il recente boom dei dvd non basterà di certo a frenare l’emorragia, giacché, dopo i vinile e il digitale, è proprio il concetto stesso di supporto fonografico ad essere andato definitivamente in crisi. Piuttosto il recente boom delle suonerie dei telefonini appare un indicatore ben più eloquente: se vorrà sopravvivere, la musica dovrà necessariamente inventarsi nuove modalità di consumo” E una delle ipotesi più accreditate è quella che attribuisce agli sponsor un ruolo ancor più decisivo di quanto non abbiano avuto fino ad oggi: da patrocinatori o fiancheggiatori diverranno probabilmente produttori a tutti gli effetti. Come dire che, dopo tanti dischi realizzati anche grazie allo sponsor tal dei tali, avremo sempre più roba incisa solo per dar modo allo sponsor tal dei tali di ingraziarsi i propri clienti. E che siano jeans o catene alberghiere (come è già accaduto), ammorbidenti o patatine, cambia ben poco. Idem dicasi per i concerti e le tournée; anzi, ancor di più. Nel corso dei secoli la musica popolare è passata da fatto eminentemente artistico e di costume a prodotto di mercato. Ora, almeno a livello discografico, si rischia il passo successivo: mero complemento d’arredo della nostra memoria, un feticcio per ricordare un amore, un concerto da sballo, un viaggio o la tormentata vigilia di un esame. Al presente ci penseranno le playlist omogenizzate delle radio e i sempre più complessi labirinti internautici. Eppure, potrebbe essere proprio questa fin troppo annunciata dipartita la chiave di una potenziale resurrezione. Perché, definitivamente snobbata dai consumi, la musica potrebbe ritrovare valenze troppo a lungo trascurate, recuperando il suo ruolo primigenio: quello di comunicare emozioni; mettendo in comunicazione persone, non i recinti dei produttori, con i bacini dei consumatori. Certo non sarà questione di mesi: nei prossimi ci toccherà solo registrare il prosieguo di un’agonia camuffata da chissà quali nuovi e patetici sensazionalismi (dove tutto farà brodo, dai ritorni degli U2 e dei REM, alle Olimpiadi). Ma prima o poi le cose cambieranno. Ci saranno costrette: perché la Musica è ben più forte di qualunque faccendiere, di qualunque assassino e di qualsivoglia depressione. Anzi, proprio di queste lei si nutre. E chi se ne importa, se non ci saranno più i cidì, o i divudì, gli mp3 o chissà quale altra diavoleria. Ci basterà lei, e chi saprà continuare a farla rinascere ogni volta: dal cuore, e da tutte le ferite del mondo. DA NON DIMENTICARE AA.VV GAIA Bmg. Il volto migliore della globalizzazione. BEN HARPER DIAMONDS ON THE INSIDE Emi. Il lato cantautorale delle black music. WARREN ZEVON THE WIND Ryko. Il più struggente degli addii. STARSAILOR SILENCE IS EASY Emi – RADIOHEAD HAIL TO THE THIEF Emi. Quell’eterna giovinezza del rock. FRANKIE HI-NRG ERO UN AUTARCHICO Bmg. Se non ci fosse toccherebbe inventarlo. JOHN MAYER HEAVIER THINGS Sony – RYAN ADAMS ROCK- ‘N’ROLL – LOVE IS HELL Lost Highway. Due talenti in continua crescita. SIMPLY RED HOME Nun. Il bianco più nero che c’è. ELVIS COSTELLO NORTH Deutsche Grammophon – DULCE PONTES & ENNIO MORRICONE FOCUS Universal. La classe non è acqua, e a volte invecchia meglio del vino. TRIBALISTAS TRIBALISTAS Virgin. CESARIA EVORA VOZ D’AMOR Bmg. L’esotismo cosmopolita. OI-VA-VOI LAUGHTER WITH TEARS Outcaste. Un debutto coi fiocchi. GIORGIO GABER IO NON MI SENTO ITALIANO Cgd. È come la salute: devi perderla per capire quanto era importante.

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