1985. Allarme nel Mediterraneo
Viene ripercorsa, in realtà, una storia ben più ampia, che parla di Mediterraneo e Medio Oriente, che ci riporta, in qualche modo, agli anni della Guerra Fredda. Il documentario che la racconta, prodotto da Aurora Tv in collaborazione con Rai Documentari, è intitolato 1985 – Allarme nel Mediterraneo ed attraversa la drammatica, complessa, vicenda del sequestro della nave da crociera Achille Lauro, al largo delle coste egiziane, con più di 450 persone a bordo.
A questo triste accadimento seguì una crisi tra Italia e Stati Uniti che rappresenta il più grave incidente diplomatico nella storia dei rapporti tra i due Paesi. Cosa accadde tra il 7 e il 12 ottobre del 1985? Il film diretto da Giovanni Filippetto riassume con chiarezza, ricchezza e inevitabile tensione il dirottamento portato avanti da un gruppo di giovani terroristi palestinesi che seminarono il terrore e uccisero il passeggero americano (di origini israeliane) Leon Klinghoffer, per altro paraplegico. Fu proprio questo delitto, accertato dalle autorità politiche soltanto due giorni dopo, a complicare nuovamente la situazione dopo che la via diplomatica (tra Egitto, Italia e lo stesso Arafat) portò i sequestratori a liberare la nave ottenendo in cambio «dai mediatori palestinesi e dal governo egiziano», spiega lo storico Paolo Mattera, «la garanzia di non venire incriminati da nessun governo europeo ed estradati, ma presi in carico dall’OLP con un salvacondotto emesso dal governo egiziano». Lo storico prosegue precisando: «Arafat si fa promotore nominando due mediatori: uno di al-fatah, quindi collaboratore diretto, e un altro, Abu Abbas, che fa parte del FLP ma è membro anche dell’OLP».
La vicenda sembra conclusa positivamente con l’arrivo della nave nel porto egiziano di Port Said, ma quando il presidente del consiglio italiano di allora, Bettino Craxi, sta per dare inizio all’importante conferenza stampa, viene a sapere che un uomo è stato ucciso e questo complica molto le cose. Pronti arrivano «i comunicati – spiega ancora Mattera – che annunciano l’intenzione americana di perseguire i crimini e di portare i criminali sotto la giurisdizione dei tribunali americani. Quindi la situazione diventa esplosiva», dichiara ancora lo storico: c’è un aereo, in Egitto, pronto a partire per Tunisi con a bordo i quattro terroristi, i due mediatori palestinesi e due funzionari egiziani. Una volta in volo, però, gli aerei da guerra americani lo intercettano e lo “scortano” fino alla base Nato di Sigonella, in Sicilia, gestita da italiani e americani. Da qui un delicato braccio di ferro tra il nostro Governo (con Craxi e Andreotti in testa) e la Delta Force statunitense per la consegna dei terroristi agli americani, con momenti di palpabile tensione. Il nervosismo cresce enormemente e si corre il rischio di una grande crisi internazionale che potrebbe mettere in difficoltà l’equilibrio non solo tra le due nazioni amiche, ma in generale tra Est e Ovest del mondo.
Il documentario ricostruisce minuziosamente le sfumature di quei difficili giorni, inserendole nel quadro storico di allora e unendo una grande quantità di materiali di repertorio (da Craxi e Andreotti ai parenti degli ostaggi) a numerose testimonianze che vanno dall’equipaggio italiano presente sull’Achille Lauro fino ai funzionari militari e civili che seguirono direttamente le questioni complicate e pericolose di quelle giornate. Tra questi l’ex comandante della base di Sigonella, Ercolano Annichiarico, il sostituto procuratore Roberto Pennisi, che seguì la vicenda direttamente, l’addetto militare all’ambasciata italiana al Cairo, Giuseppe Cucchi, l’ambasciatore e consigliere diplomatico della Presidenza del consiglio, Antonio Badini, e l’ex capo della segreteria di Craxi, Gennaro Acquaviva. Insieme a loro, oltre al già citato Paolo Mattera, anche i giornalisti Marcello Sorgi e Maurizio Caprara, che legano i continui colpi di scena di quel drammatico metà ottobre; non solo in Italia e in America, non solo a Sigonella, ma anche a Ciampino, dove l’aereo egiziano venne fatto arrivare (non senza rischi, seguito da caccia italiani e americani) e persino in Egitto, dove la nave da crociera rimase bloccata con i passeggeri e l’equipaggio costretti a bordo fino a che la faccenda non si fosse risolta.
Fu una settimana a dir poco convulsa, che ebbe strascichi politici anche dopo (sia fuori che dentro l’Italia) e che certamente fu resa più difficile dalla presenza dell’ambiguo (a dir poco) Abu Abbas sull’aereo. Gli americani volevano catturarlo, ma il velivolo fu fatto partire in modo rocambolesco verso Fiumicino, dove questi salì su un altro apparecchio che lo portò a Belgrado, segnando in qualche modo l’inizio del lento epilogo di quella crisi che fu un impasto di intrigo ma anche di diritto internazionale. Un crocevia pericoloso che avrebbe potuto procurare conseguenze ben più tragiche, ma che vide la politica italiana (questo si evince documentario) agire per evitare, oltreché ulteriore spargimento di sangue, la compromissione del delicato processo di pace in Medio Oriente, assumendosi responsabilità e rischi.
Per la sua portata storica, dunque, espressa in modo coinvolgente e (per quanto possibile in 95 minuti) esaustiva, il documentario 1985 – Allarme nel Mediterraneo, rappresenta una visione interessante.
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