Un minuto di silenzio contro la mafia?

Non basta ricordare la strage di Capaci. Bisogna passare ai giovani il testimone della memoria altrimenti siamo perduti

Ho visitato da recente il Museo Falcone Borsellino, che si trova all’interno del Tribunale di Palermo. Le ultime notizie di cronaca del capoluogo siciliano non sono confortanti: pezzi della cosiddetta antimafia sono indagati, lo stesso ex Presidente della Regione, Crocetta, e svariate personalità che rappresentano le istituzioni risultano colluse, nel quartiere Noce la mafia organizza ancora oggi le feste religiose per batter cassa…

Niente sembra cambiato, tutto continua tranquillamente, anzi la mafia alza la cresta, la corruzione dilaga e la gente continua a lottare per mantenere o cercare un posto di lavoro. Senza lavoro tutto questo continuerà. Il lavoro, che non può essere liquidato con un bonus: creare condizioni reali di lavoro per dare dignità alle persone. È questo che la gente vuole: restituita la dignità.

La visita al Museo mi ha fatto bene… Per più di un’ora vari sentimenti si intrecciavano dentro, prevaleva la rabbia, la non rassegnazione, forse anche la disperazione che copriva la commozione che ancora oggi, dopo tanti anni, non mi lascia in pace in questa giornata.

Da qualche anno sono invitati migliaia di studenti alle manifestazioni del 23 maggio. Sì, bisogna passare il testimone della memoria altrimenti siamo perduti. Ma sicuramente non basta il minuto di silenzio, che si farà puntuale alle 17:58 e che faccio da 26 anni, dovunque mi trovi. Non basta. Dovremo stare in silenzio tutti i giorni.

 

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