17 marzo: evviva il verde!
Il giorno di San Patrizio è la festa nazionale dell’Irlanda e delle comunità irlandesi sparse per il mondo, soprattutto in Usa, Canada e Australia, ma ormai sta assumendo i connotati di una vera e propria ricorrenza internazionale, diventando celebrazione di tutto ciò che è irlandese. È il giorno del tripudio del verde, simboleggiato dal trifoglio emblema del santo.
San Patrizio, o Padraic o Padraig, come si dice in gaelico, è un personaggio sorprendente. A lui si attribuisce la conversione dell’Irlanda alla religione cristiana. A lui si attribuiscono tanti fatti leggendari, tra cui la cacciata dei serpenti dall’isola. Infatti si sostiene che in Irlanda non ci siano serpenti.Si narra che Patrizio prima di iniziare l’opera di evangelizzatore degli abitanti dell’isola, si ritirò su un monte, chiamato The Reek, in faccia all’Oceano. Lì si dedicò alla preghiera, alla penitenza e al digiuno. Terminato quel periodo di solitudine suonò una campana che stava nei pressi della sua grotta. Ammaliati da quei rintocchi tutti i serpenti dell’isola si radunarono sul monte e poi si gettarono in mare. Ancor oggi The Reek è meta di tanti pellegrinaggi. Questo dà l’idea di quanto San Patrizio sia legato alla vita degli irlandesi, e sia molto amato.
Visse tra il 385 e il 461 e già a quell’epoca si fece protagonista di un atteggiamento di evangelizzazione decisamente innovatore, che oggi chiameremo “inculturazione”. Per merito di questo atteggiamento di Patrizio l’Irlanda rappresenta un caso eccezionale nella storia del cristianesimo: è l’unica terra in cui la conversione è avvenuta senza spargimento di sangue. Non ci sono infatti martiri irlandesi (almeno fino al 1600, al tempo di Cromwell). Tanto che i pionieri del cristianesimo in Irlanda inventarono il cosiddetto martirio verde, fatto di digiuno, penitenza e di spirito di autentica conversione (invece del “martirio rosso” che consiste nel sopportare la morte a causa di Cristo).
Patrizio era originario della Britannia Romana. Da ragazzo, prima di venire in Irlanda come sacerdote per diffondere il Vangelo, era stato fatto prigioniero da pirati irlandesi, e aveva vissuto in quella terra come schiavo. Di quel periodo egli stesso scrisse: «Arrivato in Irlanda, ogni giorno portavo al pascolo il bestiame, e pregavo spesso nella giornata; fu allora che l’amore e il timore di Dio invasero sempre più il mio cuore, la mia fede crebbe». Il tempo della schiavitù fu per lui molto importante: la solitudine forgiò il suo spirito, inoltre lo aiutò a conoscere l’Isola Smeraldo, a capire le usanze degli irlandesi e la loro religione celtica guidata dai druidi. Quando tornò come evangelizzatore, cercò di utilizzare le abitudini degli abitanti e dei sacerdoti locali, trasformandole e rinnovandole alla luce del Vangelo. «L’antico potere dei druidi – scrive Thomas – che vivevano pregando nei boschi sacri era stato trasferito senza difficoltà ai Martiri Verdi, che a loro volta vivevano e pregavano nei boschi sacri».
Patrizio si dedicò soprattutto alla conversione dei figli e delle figlie dei re, a volte anche il re stesso: questo facilitò la diffusione del Vangelo tra il popolo. Egli era convinto che la cultura druidica di allora non fosse da combattere, ma fosse invece matura per un ulteriore passo, quello verso la fede in Cristo. Questo spiega il grande successo dell’inculturazione della fede nell’Irlanda.
I gesti miracolosi di Patrizio, veri o a lui attribuiti dalla leggenda, sono destinati a far comprendere la fede al popolo: celebre è il Pozzo di san Patrizio, il pozzo senza fondo, da cui si aprivano le porte del Purgatorio e dal quale egli faceva udire agli abitati del luogo i lamenti delle anime che si purificavano. Patrizio parlava un linguaggio semplice, comprensibile alla gente comune. Emblematico quando spiegò il concetto cristiano della Trinità prendendo come esempio un trifoglio che abbondava nell’isola Verde: le tre foglie collegate a un unico stelo indicavano il Dio trino e uno. Da allora il trifoglio – lo shamrock – è diventato simbolo dell’Irlanda. Patrizio era un uomo molto sensibile, di una franchezza disarmante, di una solida fede, come testimoniano le sue parole: «Io, Patrizio, vado avanti per la mia strada, sostenuto dalla forza di Dio. La potenza di Dio mi protegge, la saggezza di Dio mi guida, l’occhio di Dio mi indica la via, l’orecchio di Dio è testimone delle mie parole, e le parole di Dio siano sulle mie labbra…».
Non era un intellettuale, San Patrizio: tutto dedito a diffondere il Vangelo tra il popolo, prima di morire si lamentò di… non aver avuto il tempo di studiare. Con San Patrizio l’Irlanda divenne una vera e propria culla del cristianesimo, e i monaci irlandesi che vennero dopo di lui contribuirono grandemente alla ricostruzione della cultura e della cristianità nell’Europa devastata dalle invasione barbariche dopo il crollo dell’Impero Romano.
Allora oggi, in onore di Patrizio, si festeggia!Naturalmente celebrando il colore verde, danzando al ritmo della musica celtica, e ovviamente bevendo Guinness! Ma anche ricordando la delicata e gioiosa preghiera di San Patrizio: «Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano».