15 anni dopo, una sfida, di nuovo

Era la Pentecoste 1998. Il papa polacco volle creare sinergie tra i nuovi movimenti post-conciliari. Il papa argentino ora rilancia la partita, aprendo nuove sfide
papa Francesco

La scena non era da poco. In prima fila, alla sinistra di Giovanni Paolo II, s'allungava la fila dei fondatori di grandi movimenti pre e post conciliari. C'era Chiara Lubich, che dal 1943 aveva iniziato l'avventura dei Focolari: da cinque anni non c'è più, e il suo movimento sta vivendo una transizione silenziosa. C'era pure don Giussani, fondatore negli anni Sessanta prima di Gioventù studentesca e poi di Comunione e liberazione: oggi il suo movimento vive anch'esso una transizione lunga e delicata, di stile ben diverso, con domande non da poco sull'impegno politico e sociale.

Nella lunga fila si notava pure don Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo: oggi la sua memoria, come tutti sanno, è macchiata indelebilmente da fatti appurati di estrema gravità, mentre coloro che l'hanno seguito cercano di trovare una nuova spinta interiore.

Andrea Riccardi era molto più giovane, Sant'Egidio non era ancora conosciuto come ora e la comunità non aveva ancora conosciuto il diretto impegno in politica, il fondatore non era ancora stato ministro dello Stato italiano. E c'era pure Kiko Arguello, che non voleva assolutamente far diventare la sua creatura un movimento, visto che riteneva l'esperienza da lui avviata un semplice cammino: oggi i neocatecumenali sono un movimento approvato dalla Chiesa.

E tanti altri erano presenti, in rappresentanza di una galassia ecclesiale estremamente variegata, vulcanica e un po' confusa, ma certamente vitale. La piazza era una fantasmagoria di colori e propositi.

Oggi di gente ce n'è comunque tanta, dal palco dicono 250 mila. Forse sono un po' di meno i presenti, ma comunque sono tanti. E non si può nemmeno dire che l'entusiasmo sia minore. Sì, non si può negare che tanta gente sia venuta più che altro per conoscere il nuovo papa, ma comunque la fede dei presenti e la loro adesione convinta ai movimenti non è possibile negarle. Forse non si tratta più di una "primavera dello Spirito", ma forse di un'estate, i frutti dell'ondata conciliare sono ormai evidenti. Come testimonia la presenza di tanti movimenti e associazioni di seconda e terza generazione, sé così si può dire.

Arriva il papa, entusiasmo semplice, ormai consueti gesti bergogliani, sventolare di bandiere e di striscioni dei vari movimenti e associazioni. Il feeling passa. Il sorriso del papa venuto quasi dalla fine del mondo pare proprio soddisfatto. Ma la sua presenza non si annuncia come una semplice approvazione dell'operato dei 150 movimenti e associazioni presenti. Essa vuole spingere i presenti a non essere cristiani da salotto, come ha recentemente detto. Lo si intuisce nel breve ma intensissimo momento di preghiera, in silenzio. Non vola una mosca, i grandi schermi proiettano le immagini di volti che nella vita hanno un perché.

Il papa risponde a braccio alle domande dei presenti. Sulla fede, sulla pertinenza alla testimonianza cristiana, sui poveri e la crisi, sul coraggio necessario per confessare il Cristo. Inizia con l'ormai proverbiale "buonasera", e con la spontaneità che gli è propria traccia, a partire dalla sua vita, i capisaldi della vita cristiana per tutti i movimenti, associazioni e comunità presenti: la necessità dell'annuncio, convinto, gioioso e radicale; il radicamento assoluto nel Vangelo; la coscienza di non poter far tutto da soli, mentre da soli siamo più fragili; che Gesù è più importante dell'organizzazione, bisogna lasciarsi guardare da lui, e lui ci guiderà nell'evangelizzazione; evangelizzazione che non è strategia ma testimonianza, cioè Vangelo vissuto, amore; la Chiesa non è un movimento politico, non è una Ong, siamo furbi, il diavolo ci inganna, il nostro scopo non è l'efficentismo; non chiudersi nel proprio gruppo, perché quando la Chiesa si chiude si ammala, mentre deve uscire verso le periferie esistenziali e andare all'incontro dell'altro, anche chi non la pensa come noi; non possiamo diventare cristiani inamidati: evitare assolutamente la mondanità spirituale…

Un vero e proprio programma per movimenti, associazioni e comunità, insomma. Sciamando via dalla piazza, resta l'impressione che l'impegno preso pubblicamente dai leader dei movimenti nel 1998, Chiara Lubich in testa, di lavorare cioè all'unità di movimenti, abbia portato frutti maturi e che Francesco li abbia apprezzati e intenda servirsene.

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