I 140 anni di Pinocchio
Una sera Carlo Lorenzini stava seduto nella libreria dell’editore Paggi. Era triste, non parlava. Un motivo ce l’aveva, anzi due. Il primo, aveva bisogno di soldi. Il secondo, aveva promesso di scrivere un racconto a puntate, ma idee non aveva, e lui, di natura pigra, non aveva neppure voglia di mettersi al lavoro. Il primo motivo era però dominante, aveva bisogno di soldi.
Tornato a casa gli venne in mente un ragazzo di strada che aveva incontrato giorni prima, un monello sudicio che s’era tuffato in Arno, non per lavarsi, ma soltanto per infrangere i regolamenti municipali. Quella stessa notte Lorenzini iniziò a scrivere. Senza alcuna convinzione, il giorno dopo portò all’editore il primo capitolo: «Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino…».
Era nato Pinocchio. Si era nel 1881 e iniziava così la pubblicazione a puntate di Storia di un Burattino sul Giornale per Bambini, uno dei primi periodici per l’infanzia usciti in Italia. Nel 1883, 140 anni fa, il racconto a puntate diventava un romanzo intitolato: Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Era stampato dalla Libreria Editrice Felice Paggi di Firenze. Le illustrazioni erano di Enrico Mazzanti, e segnarono in modo indelebile l’iconografia dei personaggi.
Carlo Lorenzini per il suo nuovo lavoro usò uno pseudonimo. Non voleva confondere quella che riteneva la sua ben più seria attività di pubblicista e scrittore con quella di autore per l’infanzia. Si firmò Carlo Collodi. Il nome Collodi era quello del paese di origine di sua mamma Angiolina, il luogo dove trascorreva le vacanze estive dai nonni alla fine dell’anno scolastico.
Il primo finale del racconto era tragico, terminava con l’impiccagione di Pinocchio per mano degli Assassini, che erano nient’altro che il Gatto e la Volpe. Ma ai lettori quel finale non piacque. Così Collodi lo cambiò facendo diventare il burattino un bambino. Neppure immaginava il successo che avrebbe avuto il suo libro.
Con il tempo Le Avventure di Pinocchio diventarono il libro non religioso più tradotto al mondo, dopo Il piccolo Principe. Si contano circa 280 versioni in lingue, idiomi e dialetti diversi. In Italia è il libro più venduto dopo i Promessi Sposi. Nel 1940 Disney creò il celebre cartone animato, edulcorando però la storia secondo i suoi gusti cinematografici. Il Grillo Parlante non era più ucciso da Pinocchio con una martellata, come avveniva nel racconto.
In Italia ci sono state diverse versioni televisive e cinematografiche di Pinocchio, tra cui quelle di Comencini e di Benigni. Alcuni personaggi come la Fata Turchina, il Gatto e la Volpe, Mangiafuoco, Lucignolo, il Grillo parlante, Geppetto e la balena, luoghi come il Paese dei balocchi, sono entrati a far parte del patrimonio culturale popolare.
Il nome di Collodi sarà per sempre legato a Pinocchio. Eppure l’ambizione dell’autore non era la letteratura per l’infanzia, ma il teatro. Non riuscì però a creare testi teatrali significativi, e non si rivelò neppure uno scrittore eccelso. Per ironia del destino, per campare dovette lavorare proprio all’ufficio della censura teatrale. Poi si trovò un posto in Prefettura. A Firenze Collodi conduceva un’esistenza tranquilla, un po’ grigia. Lui stesso si definiva: «un vegetale che nasceva e fioriva abbarbicato tenacemente fra le fessure del lastricato della sua città».
Collodi non si è sposato. Aveva un attaccamento fortissimo, quasi morboso, verso la mamma. Che diventerà l’immagine della Fata Turchina.
È curioso che Pinocchio nasca solamente da papà Geppetto. Per Carlo Collodi si trattava probabilmente della ricompensa letteraria per quel padre che nella vita reale era stato assente, o almeno messo totalmente in ombra dalla figura dominante della adorata madre.
Collodi morì solo com’era vissuto, per un colpo apoplettico. Erano passati sette anni dalla pubblicazione di Pinocchio, ma non era ancora riuscito a godere dei vantaggi economici derivati dal successo della sua opera. Non aveva figli Collodi. Ma per la nostra gioia ce ne ha lasciato uno, frutto della sua fantasia. Pinocchio, appunto. Che ora compie 140 anni.
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