1341 università ibero-americane insieme

A Salamanca, una delle più antiche università europee, si riunisce l’associazione tra atenei “Universia” per guardare allo tsunami digitale che sta cambiando anche la ricerca e l’insegnamento accademici

 

La quarta edizione dell’Incontro dei rettori universitari “Universia” si è svolto questa volta a Salamanca, città la cui lunga tradizione universitaria compie quest’anno otto secoli. L’Università di Salamanca è appunto la più antica della Spagna e si trova tra le quattro più antiche dell’Europa ancora attive, insieme a quelle di Bologna, Oxford e la Sorbona di Parigi. Le sue origini si trovano nello “Studio generale” fondato nel 1218 dal re Alfonso X il saggio, e poi fu la prima istituzione educativa europea ad avere la qualifica di “università”, cioè, i suoi titoli avevano validità universale, che il papa Alessandro IV concesse nel 1255.

Ma torniamo al presente. “Universia” nasce nel 2000 allo scopo di «radunare le università ibero-americane intorno a un unico spazio in Internet». Dietro il progetto c’è il patrocinio della Banca Santander (la più grande banca sul mercato finanziario spagnolo) e conta la collaborazione della comunità universitaria ibero-americana intera. Al momento attuale ben 1.341 università aderiscono al progetto. Al primo incontro di Siviglia nel 2005, si sono succeduti quelli di Guadalajara (México) nel 2010, Rio di Janeiro nel 2014 e ora questo di Salamanca. Sotto il motto “Università, società e futuro”, si è aperto un ampio dibattito su tre tematiche di interesse particolare per il mondo accademico: formare e imparare in un mondo digitale; la ricerca nell’università, un paradigma da rivedere; contributo dell’università allo sviluppo sociale e territoriale.

All’incontro di Salamanca (21 e 22 maggio) sono arrivati quasi 700 tra rettori e rappresentanti accademici di ventisei Paesi, e non solo dell’area ibero-americana. Infatti, l’apertura delle sessioni è stata attribuita alla svedese Pam Fredman, presidente dell’Associazione internazionale delle università, che nel suo discorso ha rilevato le problematiche dell’era digitale: «Internet non è educazione, è informazione e c’è bisogno di cercare un livello più profondo di comprensione per considerarlo educazione».

Tra le conclusioni raccolte, in una “Dichiarazione di Salamanca”, c’è da sottolineare che i rettori ammettono gli effetti della rivoluzione tecnologica ormai presenti nell’oggi universitario, per cui «è prioritario che leader educativi comandino la rivoluzione anticipando cambiamenti nel paradigma» e, dunque, «avere la volontà di adattarsi e cambiare per continuare a concorrere ai cambiamenti sociali». Tra i ruoli delle attuali università si trovano anche «i cambiamenti demografici e la preparazione di giovani e adulti ad entrare in un mercato lavorativo più complesso», ed è pure «compito insostituibile dell’università la formazione a una cittadinanza etica e critica, e difendere anche un’educazione per lo sviluppo».

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