12 anni schiavo

Candidato a nove premi Oscar, esce il film di Steve McQueen con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt e Paul Giamatti, che unisce denuncia sociale e indagine psicologica ad una forografia sontuosa. Nelle sale anche "Pompei" in 3D e "Lone Survivor"
12 anni schiavo di Steve McQueen

Questa volta abbiamo il classico filmone americano, candidato a ben nove Oscar, sponsorizzato con gli aggettivi più strabilianti dalla stampa internazionale, cioè “12 anni schiavo”. Diretto dall’inglese Steve Mcqueen allinea attori della stazza di Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt e Paul Giamatti. La storia vera, tratta da un libro del 1853, racconta di Solomon, nero libero dello Stato di New York, che viene rapito da due malviventi e si trova a vivere per dodici anni nella più dura schiavitù, brutalizzato da un aguzzino nella Louisiana.

Mcqueen tenta un difficile equilibrio fra la denuncia sociale, che caratterizza il suo cinema, l’indagine psicologica e lo spettacolo di Hollywood, dove la fotografia sontuosa, i costumi perfetti, le scene girate con cura meticolosa e la grande prova attoriale di Ejiofor – capace col suo solo volto di essere una “presenza” – dovrebbero dare il via al capolavoro. Lo sguardo del regista sulla schiavitù, male sociale endemico e sempre attuale, che dovrebbe diventare un grido universale, è rallentato tuttavia dalle insistite sequenze di crudeltà efferate – in cui eccelle Fassbender, che ormai si ritaglia ruoli patologici, dopo Shame –, da apparizioni fugaci di personaggi ben poco caratterizzati – è il caso di un invecchiato Brad Pitt – e da alcuni stereotipi – l’amante dello schiavista, ad esempio – che appesantiscono il racconto.

Qualche taglio in più, qualche minor attenzione allo spettacolo, avrebbero giovato a un film che certo piace negli Usa, perché racconta una parte della loro storia, unisce dramma mélo a denuncia con effetti visivi notevoli, ma rimane descrittivo e, spiace dirlo, nonostante le ambizioni autoriali, con un’anima piccola. Piacerà comunque, perché è spettacolo molto ben fatto (Guarda il trailer del film).

Non chiede invece che di esser goduto come un racconto piacevole e noto di una contrastata storia di amore e morte sullo sfondo del Vesuvio, "Pompei" 3D, diretto con dovizia di mezzi, straordinari effetti speciali e furori di combattimenti gladiatori (la serie televisiva di Spartacus insegna), da Paul Anderson. Milo, un celta malinconico diventato gladiatore, ama da lontano la bella e decisa Cassia, figlia di un ricco pompeiano, insidiata dal solito senatore romano corrotto. Un po’ sulla falsariga de Gli ultimi giorni di Pompei del ’59, diretto sotto falso nome da Sergio Leone, il film fa parte del revival storico-mitologico attuale e si concentra tutto sulle 48 ore prima dell’eruzione vesuviana cui dedica la maggior parte delle scene.

Lo spettacolo è molto godibile per chi non si aspetta drammi lacrimevoli o approfondimenti psicologici che il film non vuole dare: siamo nella storia-fantasy di un prodotto gestito ottimamente, con i protagonisti Kit Harington – forzuto ma non troppo, disegna bene il personaggio con un pizzico di tristezza – ed Emily Browning, che si propone efficacemente come ragazza indocile, innamorata e dolce. Duelli, lava, vendetta, amore e Pompei com’era, per il divertimento di tutti.

Lone Survivor è il classico film d’azione americano, basato sulla vicenda reale di eroismo di quattro soldati in missione segreta in Afhganistan. Caduti in una imboscata, devono sopravvivere: lottano per la patria e per la vita, trovando dentro di sé le riserve per sopravvivere. Per nulla banale o scontato, interpretato molto bene da Mark Wahlberg, Taylor Kitsch, Ben Foster ed Emile Hirsch il racconto è ansioso, precipitoso, tra luminosità accecanti, notti drammatiche, fughe, inseguimenti, sparatorie con i talebani, e tanto dolore. Film virile, deciso, privo di retorica, ha dalla sua, con la regia asciutta di Peter Berg, il merito di una narrazione scattante che non dimentica il sentimento, le emozioni e offre anche un approccio non convenzionale con le genti dell’Afhganistan.

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