L’augurio del papa: affrontiamo i nostri dolori avvolti dall’abbraccio del Padre

«Buona Domenica delle Palme, buona Settimana Santa». Con questo augurio fatto domenica scorsa da papa Francesco, arrivato in piazza San Pietro al termine della santa messa, è iniziata la settimana santa nell’anno giubilare. «Tutti abbiamo dolori, fisici o morali, e la fede ci aiuta a non cedere alla disperazione, non chiuderci nell’amarezza, ma ad affrontarli sentendoci avvolti, come Gesù, dall’abbraccio provvidente e misericordioso del Padre», ha ricordato Francesco nel testo dell’Angelus di domenica scorsa, quasi ad indicare i sentimenti con i quali vivrà la settimana più importante dell’anno liturgico, della quale, per la prima volta, non presiederà le funzioni. Il giovedì santo, infatti, la messa del Crisma e la messa in Coena Domini saranno presiedute rispettivamente dal cardinale Calcagno, presidente emerito dell’Apsa, e dal cardinale Gambetti, arciprete della Basilica papale di san Pietro e vicario generale del papa per la Città del Vaticano.
La Via Crucis al Colosseo, con le meditazioni scritte proprio da papa Francesco, sarà invece presieduta dal card. Reina, vicario generale per la diocesi di Roma.
A presiedere la veglia del sabato santo nella basilica di san Pietro sarà il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, mentre il cardinale Comastri, arciprete emerito della Basilica di San Pietro e vicario generale emerito per la Città del Vaticano, celebrerà la S. Messa della domenica di Pasqua in Piazza San Pietro.
Tutti auspicano che, visto il miglioramento della sua salute, papa Francesco non farà mancare una sua presenza in alcuni momenti.
«Sorelle e fratelli, vi ringrazio tanto per le vostre preghiere. In questo momento di debolezza fisica mi aiutano a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio. Anch’io prego per voi, e vi chiedo di affidare con me al Signore tutti i sofferenti, specialmente chi è colpito dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali», si legge nel testo dell’Angelus di domenica scorsa.
Parole che scandiscono idealmente le tappe della liturgia dei prossimi giorni, nei quali la Chiesa contempla il Signore Gesù che si consegna nelle mani del Padre: «“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (23,46). Indifeso e umiliato, l’abbiamo visto camminare verso la croce con i sentimenti e il cuore di un bambino aggrappato al collo del suo papà, fragile nella carne, ma forte nell’abbandono fiducioso, fino ad addormentarsi, nella morte, tra le sue braccia. Sono sentimenti che la liturgia ci chiama a contemplare e a fare nostri».
Così la Chiesa presenta a Dio le sofferenze di ogni uomo e ogni donna: delle popolazioni in guerra in ogni parte del mondo, di chi soffre a causa della violenza, dei giovani che cercano il senso della vita, di chi ha perso un familiare a causa di un incidente sul posto di lavoro.
In un tempo tanto difficile, tuttavia, risuona la Parola di Speranza che il Risorto viene a portare. Ci preparano ad accoglierla le parole del videomessaggio del cardinale Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini: «L’amore di Dio si è manifestato nella nostra vita come umanità, che è piena di peccato, piena di odio, piena di tenebre, e nonostante tutto, per il suo amore, è riuscito a trasformare tutto in luce, gioia, relazione e desiderio di vita».