La ricerca senza sconti di Vargas Llosa

Ricca di risvolti metaforici  senza eccessivi clamori la prosa dello scrittore peruviano, premio Nobel nel 2010, ha lasciato un segno nell’animo del lettore suscitando domande sempre attuali sul potere e la libertà
Mario Vargas Llosa EPA/Francisco Guasco

Ci ha lasciati domenica 13 aprile 2025, a 89 anni lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, nato a Arequira  nel 1936, e insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 2010.

I suoi romanzi ambientati prevalentemente in Perù esplorano la società dove egli è vissuto e  il clima storico determinato dal generale Odria sotto la cui dittatura trascorse la giovinezza, che lo vide  giornalista in alcuni giornali locali

Debuttò in narrativa nel 1959  con I cuccioli e altre storie, una raccolta di racconti. Ma solo con  il romanzo La città e i cani  fu conosciuto dal grande pubblico. Forte e incisivo fu l’impatto di queste pagine sulla politica militare del regime peruviano. Mille copie del libro vennero bruciati pubblicamente dal regime per la forte denuncia che Vargas Llosa lanciava  sui metodi attuati nell’addestramento delle forze militari.

Definito comunista e inviso al regime.  Vargas Llosa continuò la sua esperienza di scrittore senza tentennamenti,  con coraggio e spirito indomito. 

Vide nell’astro nascente di Cuba la speranza e la salvezza del mondo e nel socialismo l’unica strada per sconfiggere le disuguaglianze e la povertà. Ma ben pesto si accorse che   in quelle esperienze c’era un germe di autoritarismo che minava la dimensione più vera dell’essere umano,  la liberta. 

Nel 1980 non esitò a rendere pubblica la sua dichiarazione sul fallimento mondiale del socialismo, ritenendo i regimi i socialisti  simili a quelli realizzati nelle varie e multiformi dittature.

Candidato alla presidenza della repubblica  non venne eletto. Prosegui la sua esperienza letteraria con ancora maggiore impeto affidando ai suoi scritti il sogno di un mondo  libero da ogni forma di schiavitù politica.

Di forte impatto realistico, con la sua scrittura  incandescente e fluida,  Vargas Llosa indaga su tutte le forme di potere che si allignano nelle fibre della società, inseguendo sempre quel il suo sogno di una città utopica dove poter vivere  in pace. È il tema di uno dei suoi romanzi più famosi  La guerra alla fine del mondo.

Ricca di risvolti metaforici  senza eccessivi clamori la prosa di  Varga Llosa lascia il segno nell’animo del lettore, inquieta, suscita domande, prospetta  la visione  di una umanità  dove l’uomo possa vivere  nella libertà le sue aspirazioni economiche e politiche.

Non smette di analizzare le vicende storiche e intravede nel diffuso colonialismo dei secoli trascorsi un germe di avidità e di dominio che ha impedito  una equa e giusta distribuzione dei beni della tTrra.

Assenti nella sua prosa ogni atteggiamento patetico o volto al tragico. Stupendo il dialogo, seppur venato di pessimismo, tra il figlio di un ricco uomo d’affari  compromesso col sistema dittatoriale e l’autista del padre, che possiamo leggere  in uno dei più famosi suoi romanzi Conversazione nella cattedrale. 

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