Le assaggiatrici

Per la prima volta Soldini dirige un film in costume e in tedesco, e ne esce bene, anzi più che bene. Solo qualche anno fa, nel 2012, a 95 anni, la tedesca Margot Wolk rivelò di aver fatto parte di un gruppo di ragazze “sane e ariane” costrette ad assaggiare i pasti di Hitler, che temeva di venire avvelenato, nascoste nella Tana del Lupo nella Prussia orientale. Oltre due anni in cui le ragazze ad ogni pranzo e cena correvano il rischio di morire. Un clima quindi di sospensione continua attraverso la storia di Rose che da Berlino viene nella casa di campagna dei suoceri, in attesa del marito in guerra. Lei, come le altre, per vivere e mangiare – in un periodo di grave carestia – si adatta a questo compito, consapevole che può morire ogni giorno.
Il racconto è claustrofobico, tranne poche scene gioiose delle amiche al lago, e le donne da una parte stringono amicizia fra loro, ma pure subiscono le attenzioni dei soldati tedeschi. Tanto, non c’è nulla da perdere: si può morire ogni attimo, o fucilate se si fugge o avvelenate. Rose si concede al capitano tedesco in notti nascoste, ma non è amore: è solo una esplosione di sensi dentro una immensa solitudine e paura, che evita il pensiero costante della fine.
Le storie delle donne sono variegate: c’è una ebrea con nome tedesco, falso, che aiuta un’altra ad abortire in segreto, c’è quella fanatica che fa la spia, quella che si ammala e ha due figli piccoli da nutrire…Storie diverse: la fame e la guerra occupano i pensieri e le azioni. Rosa si innamora del capitano, che non è un “cattivo”, ma anch’egli una vittima del potere malvagio, uno che ha sparato ad un bambino ed ha voluto cambiare destinazione. Mentre i russi avanzano e i tedeschi fuggono, fugge anche questa storia di un possibile amore?
Il gruppo si scioglie, la vita le dividerà. Nessuna di loro racconterà mai la loro storia, tranne Margot.
Soldini ha avuto il coraggio di farlo ed occorre dire che ha trovato la misura giusta, un cast partecipe, tutto tedesco come Elisa Schott,la protagonista, calata nel ruolo difficile con convinzione. Le scene sono spesso drammatiche come quelle girate nella sala degli assaggi e sul treno, ma danno il senso della verità, con realismo equilibrato, che è poi il tono di Soldini che offre una lettura del passato ben proiettata nel presente. Il film è anche un elogio della solidarietà femminile e delle diverse sfumature di reagire al dolore e alla paura, con una musica fredda e tardoromantica scarna e una fotografia ombrosamente lucida che crea da sola l’atmosfera del dramma. Da non perdere.