Ancora successi per la Tosca, a 125 anni dalla prima

Il Teatro dell’Opera romana celebra l’anniversario della "prima” della Tosca allestita proprio al Teatro Costanzi. Protagonista una grande Anna Netrebko.
Anna Netrebko interpreta la Tosca di Puccini. Foto di Fabrizio Sansoni-Teatro dell’Opera di Roma

La gioia di rivedere Tosca, come fossimo il 14 gennaio 1900 quando il “melodramma in tre atti”, tratto dalla pièce di Sardou, fu eseguito e piacque subito alla gente, meno ai critici e all’amico-nemico Toscanini che, per nulla diplomatico com’era, lo disse subito e a tutti.

Il fatto è che l’opera da allora è sempre sui cartelloni nei teatri del mondo e qui a Roma puntualmente ogni anno, anche perché l’azione si svolge tra sant’Andrea della Valle, Palazzo Farnese e Castel sant’Angelo. Si sa, amore e morte vivono in un triangolo amoroso dove stanno il soprano  e il tenore innamoratissimi, il geloso baritono Scarpia, romanze brevi e calzanti, sadismo, suicidio e la fatalità. Ma anche cori chiesastici, nenie di un pastorello,  albe meravigliose romane e una orchestra succosa, magistrale, potente e tenerissima e disperata. Raffinatezza di colori unica.

Anna Netrebko nei panni della Tosca di Puccini, con Amartuvshin Enkbath nel ruolo di Scarpia. Foto di Fabrizio Sansoni, Opera di Roma 202

Le scene della “prima” di Adolf Hohenstein ricostruite da Carlo Savi, i costumi ricostruiti da Anna Biagiotti, le luci di Vinicio Cheli ci hanno riportato visivamente ed emotivamente in un altro mondo, elegante, descrittivo, perfetto per l’epoca, in un’operazione che fa rivivere la sera  del gennaio 1900. Ma è la musica ad emergere con energia, guidata dalla direzione accesa, anche violenta e insieme delicatissima di un infuocato Daniel Oren che sa come “dirigere” le voci, seguendole, incalzandole, facendole distendere e riposare senza sofismi archeologici.

Ed è allora che si alza Anna Netrebko, voce saldissima negli acuti, nelle mezze voci, nei recitativi, nelle romanze, attrice consumata ma mai esagerata: un trionfo annunciato e meritato di una grande artista. Non sfiguravano accanto a lei il tenore Yusif Eyvazov, voce ampia, sonora capace di delicatezze, e il baritono Amartuvshin Enkbath, uno Scarpia cesellatore nei recitativi, sadico memorabile, voce possente. Intonato e agile il coro. La regia di Alessandro Talevi ordinata, calma, rispettosa ha privilegiato la musica, che è poi la parte più duratura dello spettacolo.

Successo pieno per una edizione che non sa di nostalgia, ma di attualità di uno spettacolo ancora valido, e di una direzione che sarebbe piaciuta all’estetismo cruento di Puccini, struggente fino allo spasimo e denso di una tavolozza timbrica già novecentesca.

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