Papa Francesco, ci manchi!

Tra la gente davanti all'ospedale Gemelli dove è ricoverato il papa... le riflessioni, le preghiere, gli auguri, raccolti da una nostra lettrice
Ospedale Gemelli di Roma, foto di Mariagiulia Carli

Ed eccomi il 12 marzo, per la prima volta in vita mia, a mettere piede nei padiglioni del famoso ospedale Gemelli: questa importante struttura sanitaria che rende un servizio prezioso a tanti malati, finora da me – come da tanti – conosciuta solo attraverso la tv, in modo particolare durante i ricoveri di San Giovanni Paolo II e adesso di papa Francesco.

Tante emozioni e pensieri si affacciano quando si entra in un luogo reso sacro perché abitato dal dolore di tanti. E il dolore batte forte per Rosa che dalla Puglia è dovuta arrivare fin qui per provare una nuova terapia del dolore. Accompagno un’amica per un piccolo intervento e dovrò aspettare un po’. Perché non approfittare e cogliere il sentire delle persone, una parola su come vedono papa Francesco?

Comincio con Rosa. «lo direi che è moderno, un papa dei nostri tempi: ha portato delle novità nella Chiesa perché il mondo è cambiato e la Chiesa si è dovuta adeguare. Ma lo ha potuto fare anche perché ha conosciuto la vita del popolo, delle favelas, ha conosciuto la vita dei migranti… ci insegna che siamo tutti uguali nel mondo».

F. è da sola, in compagnia del cellulare. La distolgo un attimo: «So che papa Francesco è la persona più importante del Vaticano». E poi precisa: «Io non sono cristiana, sono musulmana. Devo proprio riconoscere che lui spende parole forti contro la guerra, significative nelle questioni sociali e politiche, lui ha un ruolo importante, anche se non è fra le persone chiamate a sedersi attorno a un tavolo per decidere le sorti dell’umanità, ha autorità morale». Poi parliamo a lungo delle difficoltà incontrate da adolescente, anche con i professori a volte, quando ancora non era matura per render conto a volte della propria fede, incalzata da chi anteponeva la religione prima di conoscere la persona. «Ma ora all’Università (medicina) è diverso, proprio in questo periodo santo ho tante amiche che mi fanno domande, si stanno informando… abbiamo tanti punti in comune. È uno scambio arricchente».

Esco nel piazzale davanti alla statua di San Giovanni Paolo II. Mi fermo in silenzio, guardo su verso il decimo piano, prego come stanno facendo Pilar ed Esther, del Messico. Mi cade l’occhio su uno dei tanti biglietti e disegni lasciati lì sotto la statua. Giorgia scrive: «Ti voglio benissimo. Ti volevo vedere purtroppo sei stato male, mi dispiace un sacco. Non so se nel futuro ti potrò vedere. Ti voglio un bene che non lo voglio nemmeno ai miei genitori».

Altri biglietti con dialoghi brevi, ma mai banali. Tanti gli aggettivi ricorrenti, le stesse sottolineature si potrebbero raggruppare, cercare di inquadrare, ma le riporto così per farvi conoscere questo spaccato di umanità oggi lì incontrata, che mi ha commossa.

C ‘è un fotografo, M. che cerca di fissare i volti di quanti passano lì davanti «Lei fa le foto ma io vorrei farle domande». «Sul papa? Ma io sono ateo». Ribatto: «Bene, ancora meglio». Spiega:«Il papa è un simbolo cristiano, è una persona, un essere umano cosciente! Certo, se dovessimo parlare della coscienza dovremmo stare qui un’ora almeno, ma è proprio quello che forse oggi manca, questa coscienza morale che lui possiede. Anche per i cattolici che sembrerebbero andare contro la morale, lui non giudica, lui dice se qualcuno deve giudicare quello sarà Dio!».

Giorgio: «Lo definirei un uomo buono e caritatevole nel senso che lui ha fatto delle scelte, non è andato a vivere in un appartamento di 200 metri quadri, ma in un appartamento piccolo. Quando è uscito non l’ha fatto in pompa magna come gli altri».

Mario, siciliano: «Siamo in ansia per la sua salute perché lui ha fatto tanto per il bene di tutta la Chiesa. Sottolineerei la sua umiltà, lo spirito francescano della sua missione, una persona semplice che non ha badato al lusso, anche negli abbigliamenti liturgici ha vissuto la povertà… una persona da ammirare».

Angela: «Papa Francesco, un grande! E da dove gli deriva questa grandezza? Dal cuore, dal suo amore per i poveri, una persona umile che sa stare vicino a chi ha bisogno. Mentre purtroppo nella società ci si sta allontanando gli uni dagli altri, lui ha espresso vicinanza».

Annalisa: «Non sono cattolica, però se mi chiede una parola per il papa la dico volentieri. Lo apprezzo moltissimo, gli auguro una lunga vita perché abbiamo bisogno di lui, anche mio marito che è qui ricoverato perché ieri ha subito un’operazione lunga 15 ore, dice che se muore lui finisce l’unica vera voce per la pace anche se a volte è inascoltato, anzi qualcuno in un dibattito l’ha definito un curato bonaccione… Come dicevo non sono una cristiana, anzi negli anni ’70 ho fatto tante battaglie anche per l’emancipazione delle donne. Lui ha veramente aperto nuove strade, pronto ad accogliere tutti. E come dice anche il nostro maestro spirituale – sono buddista –, le forze del bene si devono unire. E purtroppo a volte questo è difficile, è più facile che siano le forze del male che si uniscano».

C’è una giovane signora che fuma una sigaretta appena fuori dell’ingresso. Al primo approccio sembra ritirarsi, e… si capisce! Mi dice che è in un momento di pausa dall’assistere il figlio piccolino operato che comincerà la chemio, col cuore dunque straziato. Però una parola me la dice: «Lui è un papa buono – e mentre si allontana aggiunge –: simpatico!».

Nicola, molisano: «Un grande! Ha tirato fuori molte cose che prima erano segrete, le ha esternate per la popolazione, ha avvicinato di più la gente anche alla realtà della Chiesa. Perché i giovani non credono più a loro modo di essere della Chiesa, della curia, ma lui ha avviato tanta trasparenza, tutto quello che poteva fare».

La signora Anna sta entrando con un’amica per una visita, ma si ferma e accende un lumino. Chiedo: «Perché l’ha fatto, signora?». Risponde: «Per me è come un papà. Sì, il mio l’ho perso a 7 anni… ecco io lo sento così oggi: un papà. Dà forza a tutti noi con le sue parole semplici».

D., operatore del Gemelli, è pronto ad entrare in azione con la sua macchina spazzatrice. «Ha portato tanti cambiamenti importanti, in Vaticano, ma anche qui al Gemelli, perlomeno penso che ci abbia provato, perché lui vuole cure per tutti, ma non a pagamento, anche per chi non può permettersi di pagare». Sempre della Puglia, una signora lì per un controllo del marito trapiantato: «Lui veramente ha amato tanta gente ed è vicino ai malati».

Arriva una vivace scolaresca, che il preside (lo chiamano così anche se oggi si dovrebbe dire dirigente scolastico) fa sedere invitando a ritirare il cellulare per rispetto a quanto quel luogo rappresenta (e tutti ci stanno! Bravi raga!). Recitano alcune decine del rosario intercalando con dei racconti, delle spiegazioni. Ad un certo punto riporta quanto apparso in un articolo in questi giorni: Giovanni Paolo II era un papa da vedere, Benedetto XVI da ascoltare, Francesco… da toccare! Scopro poi che sono della terza media dell’Istituto Filippin di Paderno del Grappa. Veneti, perciò. E non può allora mancare anche l’innalzarsi di un coro: «Papa Francesco, papa Francesco!». Forse non era così potente da salire su in alto, ma io credo che in qualche modo sia arrivato al cuore del papa. Perché, come mi dice Gabriele: «Papa Francesco, secondo me, è una persona con un cuore immenso che ha pregato in tutti questi anni per noi, ma in questo momento lui ha bisogno di noi. Oltre ad aver un cuore grande merita amore e affetto da tutti noi come lui ha dato in tutti questi anni a noi». «Caro papa, dall’Istituto Filippin siamo speranzosi della sua guarigione. Un caro abbraccio da lontano».«Spero che il papa riesca a guarire al più presto possibile, perché è un simbolo di pace e felicità per tutto il mondo». «Secondo me il Papa è molto forte e coraggioso perché anche se è in un momento difficile, in cui sta poco bene, pensa sempre a noi prega per noi e… niente come questo fa vedere la sua grande fede e quanto ci pensa nonostante il suo momento difficile».

Gaetano: «Un aggettivo… molto coraggioso. E che cosa ha fatto di così tanto coraggioso? Il papa!».

Una professoressa mi dice: «È una persona che colpisce i cuori delle persone, sa guidare lo spirito, coinvolge tutte le generazioni, inclusivo. E sa trovare parole e avere un pensiero anche per noi, che nella società rischiamo di tralasciare e di lasciare al margine. Ha presente anche gli animali, tutte le creature viventi». Amelie, Noel, Rebecca, Vittoria, Pierfranco, Edoardo, Alberto, Daniele e C., grazie per quello che avete condiviso. Auguri per la vostra vita. E permettimi, Niklas, di concludere con le tue parole: «Guarisci presto, papa Francesco, perché non vedo l’ora di rivederti in televisione. A mia nonna manchi».

E anche a noi!

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons