I Farnese a Roma
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In principio, ci fu il cardinale Alessandro, giovane brillante del Viterbese che diventò porporato a 25 anni grazie al fascino della sorella Giulia su papa Borgia. Poi, nel 1534 papa con il nome di Paolo III. Ebbe figli e nipoti, come i due cardinali Alessandro ed Odoardo che costruirono e abitarono nel vasto palazzo romano e che erano, come il nonno, uomini di notevole intelligenza e cultori appassionati di tutto ciò che è bello.
Hanno raccolto una collezione favolosa di opere già nel Cinquecento e l’hanno in seguito arricchita. Se la sono tenuta cara fra Roma e Parma, dove erano duchi. Ma nel ‘700 l’ultima Farnese, Elisabetta, sposò il re di Napoli che volle ed ebbe la collezione, oggi sparsa tra il Museo Archeologico e Capodimonte.
Paolo III concepì il desiderio di rifondare la città colpita dal Sacco terribile del 1527, come una nuova Roma, fondata sulla bellezza. E questo pontefice intelligentissimo, amico di Michelangelo, scaltro,nepotista ma anche sensibile alla Riforma cattolica aprendo il Concilio di Trento, ne è il vero protagonista. Morto nel 1549 dopo aver indetto il Giubileo del 1550.
Subito, lo si incontra nella mostra: vecchissimo ma energico nel busto in alabastro di Guglielmo dalla Porta, giovane sbarbato dall’occhio ambizioso nella tavola di Raffaello, vestito di rosso e dallo sguardo che ti trafigge nella tela di Tiziano. E poi i ritratti dei nipoti , di Alessandro” il gran cardinale”, costruttore del palazzo, della rocca di Caprarola e della chiesa del Gesù, e di Ranuccio, che fece affrescare dai Carracci – di cui si vedono alcuni bellissimi disegni preparatori- la celebre Galleria.
Cosa non raccolsero i Farnese!. Capolavori di arte antica: dall’immenso Ercole che ispirò il Michelangelo del Giudizio, trovato nelle Terme di Caracalla, alla Venere meravigliosa, al gruppo scultoreo del Toro con giovani atleti, all’Ermes, al Sileno con Bacco, oltre a monete, gemme, manoscritti. Non solo: i Farnese fecero in modo che Michelangelo sistemasse il piazzale del Campidoglio trasportandovi dal Laterano la statua di Marco Aurelio, arricchissero la biblioteca grazie allo studioso Fulvio Orsini che protesse El Greco, ed entrassero dipinti come il sulfureo Ritratto di Giovane dalle mani artigliate del”diabolico”Rosso Fiorentino.
Secoli di storia e di amore per la bellezza in una rassegna che non è una esposizione, ma una esplosione di quella voglia di immortalità che i Farnese cercarono, come ogni uomo e che trovarono espressa nelle forme più varie dell’arte. Da non perdere. Fino al 18.5