Il volo del calabrone della Rete di Trieste

Primo raduno nazionale a Roma di amministratori locali di ispirazione cristiana riuniti trasversalmente per condividere le ragioni dell’impegno politico a servizio del bene comune. Un percorso, nato durante la Settimana sociale dei cattolici in Italia, che appare in via di assestamento con incontri programmati in oltre 100 città e un coordinamento da eleggere con il metodo del sorteggio
Giuseppe Notarstefano, presidente Azione Cattolica Italiana, nel corso del convegno 'La rete di Trieste. (Perfino) più di un partito', ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Per le leggi della fisica non potrebbe volare ma, nei fatti, vola e lo fa anche piuttosto bene. È la metafora che Francesco Russo, già senatore e vicepresidente della regione Friuli Venezia-Giulia, ha usato per descrivere questo gruppo eterogeneo di amministratori e movimenti ecclesiali che in qualche modo vogliono riprendere un dialogo ed esplorare nuove piste.

Il 14 e 15 febbraio presso la Domus Mariae di Roma, storica sede dell’Azione Cattolica Italiana voluta dalla gioventù femminile AC negli anni 50 per dar vita al sogno della beata Armida Barelli, si è tenuto il convegno fondativo della “Rete di Trieste”. Si tratta del gruppo spontaneo di amministratori, animato anche da movimenti ecclesiali per la prima volta uniti su un percorso comune, costituitosi informalmente durante l’ultima Settimana Sociale.

In apertura il saluto di Giuseppe Notarstefano, presidente di Azione Cattolica, che rivolgendosi agli amministratori ha detto «abbiamo capito di più e meglio la vostra solitudine di questi anni e sentiamo ancora il dovere, come associazione ecclesiale, di nutrire con specifiche esperienze formative e spirituali il vostro servizio».

A seguire l’intervento di Elena Granata, vicepresidente del Comitato Organizzatore della Settimana Sociale, che ha ricordato come «essere cristiani oggi significa riconoscere una vocazione personale, universale e collettiva alla politica. La politica, infatti, è lo strumento fondamentale per servire le persone, soprattutto i più deboli ed emarginati». Ha ricordato anche come a Trieste si sia di fatto proclamata la fine del “prepolitico” riferito ai cattolici.

Il venerdì pomeriggio è proseguito con un panel politico a cui hanno partecipato Paolo Ciani, Paola Binetti, Giuseppe Irace, Ernesto Maria Ruffini e Giorgio Vittadini.

Ruffini ha sottolineato l’esigenza di creare uno spartiacque rispetto alle destre e riprodurre anche in Italia la maggioranza che c’è in Europa col PPE alleato alla sinistra. Intervento a parere di molti un po’ avulso dal contesto rigorosamente bipartisan che hanno portato avanti gli organizzatori del convegno, e che si respirava tra i partecipanti, a dimostrazione che il percorso di questa rete è ancora tutto da costruire, con idee diverse.

Vittadini ha sollecitato l’urgenza di ricucire il rapporto tra politica e corpi intermedi, e di evitare leaderismi e nazionalismi per una risposta europea.

La seconda giornata si è aperta col saluto di mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato Settimana sociale, che ha portato il saluto del presidente della Cei card. Matteo Zuppi e l’auspicio che prosegua una esperienza trasversale alle diverse forze politiche e che ponga un argine al pericoloso fenomeno dell’astensionismo. Intervento da remoto, nessun rappresentante del clero in sala a sottolineare l’autonomia di questa esperienza di rete che è laica, libera e non eterodiretta dalla Chiesa.

La mattinata è proseguita con l’intervento del prof. Campati dell’Università Cattolica che ha sottolineato la importanza della rappresentanza affiancata alla partecipazione, poi un panel di amministratori locali, tra essi Stefania Proietti presidente della Regione Umbria che ha raccontato la sua esperienza di civica che ha detto sì all’impegno politico confrontandosi col padre spirituale.

L’unico momento tematico è stato dedicato ai giovani, lasciando direttamente a loro la parola: un sindaco e altri giovani amministratori o impegnati in esperienze civiche.

«Non diteci che siamo il futuro», ha ammonito Bernard Dike, portavoce della Presidenza della Regione Toscana, perché è un modo per metterci da parte e rimandare un ruolo di responsabilità, che è importante ricoprire per tutta lo società, non solo nell’interesse dei giovani.

Il momento dedicato alle esperienze di associazioni ha visto il professor Leonardo Becchetti per Piano B, il sottoscritto per il Movimento Politico per l’Unità, Francesco Scoppola di Agesci e Daniela Storani di Argomenti 2000.

Abbiamo ricordato l’auspicio di Chiara Lubich a Napoli nel 1996, che politici di parti diverse potessero fraternizzare tra loro, fare comunione e dopo questa esperienza trovare punti comuni di azione, quindi come l’amare tutti e questa esperienza di unità può essere il contributo originale che questa rete può portare al panorama politico italiano.

In chiusura Francesco Russo ha tracciato il cammino dei prossimi mesi: la rete si darà un minimo di organizzazione, con un comitato di rappresentanti scelti per sorteggio tra chi avrà dato la disponibilità a lavorare, mantenendo alcuni criteri di rappresentanza territoriale, di genere, di età e valoriale. Alcuni temi concreti su cui si lavorerà per formulare mozioni nei diversi consigli comunali, una mobilitazione ad aprile in 100 città italiane.

Chiudo con una riflessione personale. A che punto è questa rete? Il paragone del calabrone calza, perché l’equilibrio è ancora precario.

La presenza del centrodestra è numericamente esigua e direi guardinga, rispetto a pre-giudizi che negli anni hanno portato alla polarizzazione anche dell’area cattolica. Di contro nel centrosinistra sono ancora molti quelli che ritengono che chi milita in alcuni partiti dell’altra area non sia degno di sedersi al tavolino, forse neppure di fregiarsi dell’aggettivo “cattolico”.

Là in mezzo c’è la strada stretta della Rete di Trieste che, nonostante i pronostici, per ora vola.

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