100 sguardi (più uno) sulla Calabria e la sua gente

“Lettere meridiane” di Francesco Bevilacqua: una preziosa guida ragionata alla comprensione della realtà e dei problemi di questa regione
Reggio Calabria

Questa volta l’itinerario che mi piace proporre non riguarda un sito o un’opera particolare, ma un’intera regione d’Italia, che per certe sue peculiarità si differenzia da tutte le altre della Penisola: la tanto celebrata e tanto discussa Calabria. E questo non solo per il fatto che ci abito da qualche mese, ma perché ho iniziato a farmene un’idea attraverso un calabrese doc che fin dalla sua giovinezza l’ha percorsa in lungo e in largo. Non solo: da trentacinque anni ha accompagnato questa conoscenza diretta con la frequentazione di autori calabresi e no, che hanno scritto sulla Calabria e la sua gente. Altra dote da riconoscergli è la visione obiettiva, non deformata dalla passione, che lui ne ha: capace di evidenziare gli aspetti positivi (e sono i più), ma anche le pecche e le lacune, per cercar spiegazione e soluzione ad esse.

 

Avvocato di professione, ma naturalista d’elezione e autore di decine di pubblicazioni sulla Calabria, con l’ultimo suo lavoro Lettere meridiane, edito da Rubbettino, Francesco Bevilacqua ci offre una summa delle sue riflessioni/meditazioni su questa terra (risparmiando a me che mi sto inculturando in essa la fatica e il tempo di accumulare letture per conoscerla): si tratta infatti di un volume antologico che in sintesi (relativamente, perché supera le 500 pagine) offre un quadro esauriente della Calabria sotto l’aspetto storico, geografico, religioso, antropologico, sociale, letterario ecc.

 

L’incentivo per scrivere un libro del genere (ve ne fossero di simili per tutte le regioni d’Italia, e figurassero nei programmi scolastici!) si può ricavare da una serie di domande amare che l’autore si pone da sempre, come evidenzia nella prefazione la storica Marta Petrusewicz: «Perché la Calabria e i calabresi sono come sono? Perché hanno questo rapporto ambiguo con la loro terra, tra l’amore struggente e nostalgico e l’odio distruttivo? Perché non hanno cura della Calabria? Perché non apprezzano l’incredibile bellezza della Calabria? Per un complesso d’inferiorità, per fraintesa modernità?».

 

Le risposte, Bevilacqua le cerca nelle cento opere letterarie presentate nella seconda e più consistente parte del volume (la prima contiene le sue riflessioni al riguardo, maturate nel corso degli anni): e sono romanzi, narrativa di viaggio, reportage, opere poetiche e filosofiche, saggi di storia, economia, antropologia, studi sociali e ambientali, di scrittori e viaggiatori noti e meno noti, ma ugualmente validi: tutti in vario modo catturati, stregati da questa regione.

 

Certo, si tratta di una scelta personale fra tanti altri possibili contributi. Eppure chi legge ha l’impressione che ben poco si sarebbe potuto aggiungere, trattandosi di un testo divulgativo. Queste letture Bevilacqua le presenta, le riassume, le commenta, cita i passi per lui più significativi: e ciò in brevi, agili capitoli.

 

Da bravo fotografo, che sempre nelle sue escursioni ha a portata di mano la macchina fotografica, cerca di offrire da diverse prospettive una visione il più possibile completa della Calabria con le sue struggenti bellezze e le sue madornali contraddizioni. È la sua personale battaglia contro la dimenticanza, l’incuria, la rassegnazione alle cose come stanno.

 

A fine lettura, non possiamo che essere grati all’autore: insieme all’amore per la sua terra, ci ha trasmesso una miniera di preziose informazioni per «capire ed esprimere giudizi meditati» su di essa, ci ha aiutati a districarci «nel mare della pubblicistica che riguarda la regione», fornendo una guida ragionata «alla comprensione della realtà e dei problemi della Calabria, che sono anche, in buona parte, i problemi del Sud Italia». Con Lettere meridiane Bevilacqua ha detto tutto quanto aveva da dire sull’argomento? Conoscendolo, anche se da poco, giurerei di no.

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