007 ha cinquant’anni
Ventitrè film. La serie più longeva in assoluto nella storia del cinema. Da cinquant’anni il personaggio creato da Ian Fleming appare sui nostri schermi e non ci stanca. Ha cambiato interpreti, dal classico Sean Connery sino all’ultimo, il biondo Daniel Craig, puro britannico di 44 anni, una macchina attoriale. L’attore è al suo terzo Bond, in uscita il 31 ottobre.
Una volta tanto, un anniversario non sprecato, anzi coi fiocchi. Il nuovo Bond, "Skyfall", è diretto da Sam Mendes, regista di film importanti come "American Beauty" e "Era mio padre". Uno che sa il fatto suo perché il film è forse il migliore o uno dei migliori della serie.
Gli ingredienti che hanno reso famoso James Bond ci sono ancora tutti. Inseguimenti pazzeschi, sul filo del rasoio – fantastica la corsa sui tetti di Istanbul o la lotta sopra un treno in corsa –, donne belle, nemici micidiali da far fuori e lui, 007, elegante, gentiluomo, furbo, abile e seduttore. Un vincente. Insomma, tutto quello che un uomo vorrebbe essere, e sta forse in questo il segreto di un successo inossidabile.
In "Skyfall" c’è tutto questo. Solo che questa volta il tratto che regista e attore hanno reso al personaggio è diverso, Bond mostra il suo lato umano: è ferito a morte, non è più abile come un tempo, sembra un eroe moribondo, un uomo con i propri limiti. Dolori, nostalgie di un’orfanezza mai del tutto accettata e in particolare il rapporto con M – la sempre splendida Judi Dench – la quale si trova ad avere un nemico all’interno, questa volta, che la vuole eliminare.
L’originalità della trovata degli sceneggiatori sta appunto nel fatto che Bond non combatte più – la guerra fredda è finita, o almeno così sembra – contro nemici esterni, ma contro un ex agente segreto (uno Javier Bardem viscido malato e crudele) che si vuole vendicate di lei.
La lealtà di Bond verso M è messa a dura prova. Ma fa emergere in lui il lato migliore, quell’umanità che il perfezionismo di sempre pareva aver dimenticato o cancellato. Con accenni forti al mondo d’oggi, al conflitto generazionale, al “regno delle ombre” in cui continuiamo a vivere – metafora assai calzante –, il film non perde un colpo, ha ritmo travolgente ma sa alternare momenti di calma ad altri di azione frenetica, inventa nuovi personaggi, come il successore di M (l’ottimo Ralph Fiennes), e situa le azioni sia a Londra in pieno centro, come a Scianghai e nella Scozia nebbiosa, dove Bond è nato. Un ritorno alle origini che dà spessore umano ancor più al personaggio. Che resta alla fine lui, l’eroe pronto a tutto. Anche se gli anni passano. Da non perdere.