“Chapo” il trafficante e la politica del Messico

La cattura di uno dei narcos più pericolosi del mondo è un successo con tanti interrogativi: chi lo ha tradito? Chi lo ha protetto per dieci anni? Come ha fatto ad evadere da una prigione di Stato? Al Paese serve sicurezza e lavoro per sottrarre terreno agli impiegati della droga
Catturato Joaquin “Chapo” Guzman Loeza

In un contesto di Stato assente che ha lasciato campo libero alle formazioni di stampo mafioso dedite al traffico di droga, alle estorsioni e ai sequestri si inserisce la cattura del famigerato Joaquin “Chapo” Guzman Loeza, il narcotrafficante più famoso al mondo, forse il più spietato, perché ha confessato di essere responsabile della morte di due o tremila persone. Ricercato dalla Dea, l'agenzia anti-droga degli Stati Uniti e dalle forze federali messicane, aveva sulla testa una taglia di cinque milioni di dollari. La cattura è avvenuta a Culiacan, capitale dello Stato di Sinaloa, dove possedeva sette case collegate da passaggi sotterranei attraverso il sistema fognario e questo gli ha consentito di sfuggire a un braccaggio della polizia durato dieci giorni. Individuato grazie a sofisticati sistemi di monitoraggio delle reti satellitari, Guzman è stato sorpreso in una delle abitazioni senza che potesse reagire o usare armi a difesa.  

Numero uno del cartello di Sinaloa, pendono su di lui accuse per associazione criminale, traffico di stupefacenti e cospirazione per assassinio in sette distretti del Paese e nei tribunali di diversi Stati degli Usa. New York è uno di questi dove il Chapo ha raccolto il maggior numero di capi di imputazione. Si pensa che abbia iniziato la sua attività criminale in questa città, agli inizi degli anni Novanta e si calcola che abbia distribuito più di 100 mila tonnellate di cocaina in tutti gli Stati Uniti. L'80 per cento del mercato della droga di Chicago è sotto il loro controllo e lì Guzman è considerato il nemico pubblico numero uno. «Metterò in campo tutti gli strumenti perché sia giudicato qui», ha dichiarato Jack Riley, capo della Dea locale il giorno dopo la cattura. La rivista Forbes lo ha incluso tra le persone più influenti nel mondo, aggiudicandogli una fortuna di più di mille milioni di dollari.

Gli Stati Uniti rappresentano il mercato più succulento al mondo per il consumo di droghe e per raggiungerlo i cartelli si disputano le vie di trasporto illegale dal Sudamerica attraverso i Paesi del Centro America e attraverso il Messico, senza alcuno scrupolo di regole e di vite umane messe in gioco. Il cartello di Sinaloa domina la via del Pacifico che interessa tutti i Paesi dell'istmo centroamericano. Lo stesso Guzman si spingeva a incursioni segrete in Guatemala, Honduras ed El Salvador per stringere alleanze con bande locali reclutate come intermediari. Ma i tentacoli di questa organizzazione si estendono in 50 Paesi del mondo e includono l'Italia, la Spagna, la Germania, l'Olanda e il Portogallo, dove ci sono chiare tracce della presenza del  cartello del Chapo.

È probabile che dagli Stati Uniti giungerà la richiesta di estradizione, ma le autorità messicane assicurano che in prima istanza il Chapo sarà giudicato in Messico per diversi reati, fra cui la fuga nel 2001 da un carcere di massima sicurezza. Si specula intanto su alcune indiscrezioni secondo cui funzionari statali stiano offrendo al Chapo la possibilità di collaborare come testimone protetto perché riveli i complici interni alla pubblica amministrazione e alla gestione del carcere che ne favorirono la fuga. Chiedono anche i nomi di imprenditori messicani e stranieri suoi soci in affari, poiché il cartello in questi 13 anni di latitanza del suo capo è diventata una grande lavatrice di denaro illecito. La collaborazione con la giustizia locale impedirebbe la richiesta di estradizione preparata dagli Usa o da altri paesi e persino la riduzione della condanna e il cambio di identità. Si attendono le decisioni della giustizia, soprattutto dopo l’ammissione di aver provocato migliaia di morti.

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