Viaggio a Fatima
100 anni fa, il 13 maggio del 1917, l’Europa è da tre anni devastata dalla Grande Guerra. Un’inutile strage che coinvolge 32 nazioni e 65 milioni di soldati. Alla fine tra morti, feriti e dispersi si conteranno 37 milioni di vittime.
In Italia il 13 maggio si combatte la decima battaglia dell’Isonzo, fiume delle Alpi orientali, per gettare le basi della conquista di Trieste. In totale 12 attacchi contro l’Impero austro-ungarico che avrebbero portato alla sconfitta di Caporetto del 24 ottobre.
In Russia nel marzo del 1917 la rivolta di operai e soldati costringe lo zar Nicola II ad abdicare. Ad aprile, Lenin, rientra in patria e, il 13 maggio del 1917 una chiesa a Mosca viene attaccata e saccheggiata. È il primo atto ostile dei bolscevichi che, dopo vari tentativi insurrezionali, saranno guidati da Lenin fino alla rivoluzione d’ottobre che instaura il regime comunista e segna il trionfo del materialismo ateo.
Il contesto storico-politico al tempo delle apparizioni di Fatima presenta un Portogallo con un governo liberal-massone che sottopone la Chiesa a continui atti di violenza con lo scopo dichiarato di eliminare completamente il cattolicesimo nel giro di due generazioni.
È domenica, è il 13 maggio del 1917. Un lampo, stavolta non di guerra, anticipa la prima apparizione della Madonna a Fatima.
13 maggio 2017. 100 anni dopo le apparizioni della Madonna di Fatima, papa Francesco proclama santi i pastorelli Francisco e Giacinta Marto, i cuginetti di Lucia dos Santos. Al tempo delle visioni, il 13 maggio del 1917, Francisco ha 9 anni. Di carnagione scura, un volto tondo, una bocca piccola, porta sempre sul campo un grande berretto. Vede la Madonna ma non ascolta quello che dice. Lucia lo descrive di carattere pacifico e condiscendente. Gli piace suonare il piffero, cantare e stare a contatto con gli animali e la natura. Ha 10 anni quando muore il 4 aprile del 1919 a seguito di un’epidemia di febbre spagnola.
Giacinta all’epoca dei fatti ha 7 anni. Durante le apparizioni vede e sente tutto ma non parla mai alla Madonna. Il suo carattere dolce e tenero risplende nel suo bel volto, gli occhi sottili e vivaci, le labbra sottili. Gli piaceva molto il ballo e ascoltare l’eco della voce in fondo alle valli. Una lunga e penosa malattia, conseguenza della febbre spagnola, la porterà in Cielo, a soli 9 anni, il 20 febbraio del 1920.
Il 13 maggio i tre pastorelli stanno conducendo al pascolo il loro gregge a Cova da Iria, una proprietà dei genitori di Lucia, distante 125 chilometri a Nord di Lisbona, quando li sorprende un lampo e nella luce scorgono una Signora più splendente del sole dalle cui mani pende un bianco rosario. La Signora dice ai tre pastorelli che è necessario pregare molto e li invita a tornare in quel luogo per 5 mesi di seguito, sempre il giorno 13 e a mezzogiorno.
Durante la terza apparizione, il 13 luglio del 1917, avviene la rivelazione dei tre segreti: la visione dell’inferno, la consacrazione della Russia e la visione di un vescovo vestito di bianco ucciso da un gruppo di soldati. I primi due segreti saranno resi pubblici nel 1942, il terzo nel 2000 durante la beatificazione, a Fatima, di Francisco e Giacinta.
Oggi pomeriggio papa Francesco compie il suo pellegrinaggio a Fatima come pellegrino nella speranza e nella pace e «per affidare alla Madonna le sorti temporali ed eterne dell’umanità». Oggi alle 19 e 15 visita la cappellina delle apparizioni e domani proclama santi i due pastorelli Francisco e Giacinta nella basilica Nossa Senhora do rosario di Fatima. Sabato pomeriggio il rientro a Roma.
Il 13 maggio 2010 Benedetto XVI disse che «si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. È un messaggio più semplice di quanto di pensi. Trovare la pace nei cuori e tra i popoli. Paolo VI il 13 maggio del 1967 diceva che: «Tutto sembra spingere il mondo alla fratellanza, all’unità; ed invece in seno all’umanità scoppiano ancora, e tremendi, continui conflitti. Due motivi principali rendono perciò grave questa situazione storica dell’umanità: essa è carica di armi terribilmente micidiali; ed essa non è moralmente così progredita come lo è nel campo scientifico e tecnico. Per di più, molta parte dell’umanità è tuttora in stato d’indigenza e di fame, mentre si è svegliata in essa la inquieta consapevolezza dei suoi bisogni e dell’altrui benessere. Perciò, Noi diciamo, il mondo è in pericolo. Perciò Noi siamo venuti ai piedi della Regina della pace a domandarle come dono, che solo Dio può dare, la pace».
La vicenda di Giovanni Paolo II, l’attentato del 13 maggio 1981, la lettura in ospedale, ancora gravemente ferito del terzo segreto, è strettamente legata a Fatima. «Una mano ha sparato, un’altra mano ha deviato la pallottola» – dirà Giovanni Paolo II – identificandosi con quel «vescovo vestito di bianco». Il 13 maggio del 2000 pronunciò queste parole nell’omelia di beatificazione di Francisco e Giacinta: «Qui a Fatima, dove sono stati preannunciati questi tempi di tribolazione e la Madonna ha chiesto preghiera e penitenza per abbreviarli, voglio oggi render grazie al Cielo per la forza della testimonianza che si è manifestata in tutte quelle vite. E desidero una volta di più celebrare la bontà del Signore verso di me, quando, duramente colpito in quel 13 maggio 1981, fui salvato dalla morte».
Un altro messaggio che proviene da Fatima è la semplicità dei pastorelli, dei piccoli, dei bambini che hanno vissuto quanto la Madonna gli ha chiesto. Francisco vedeva la Signora, ma non sentiva le risposte. Giacinta vedeva e sentiva ma non intervenne mai direttamente. L’unica che parlò con la Madonna fu Lucia. Giacinta e Francisco saranno proclamati santi insieme. Segno che si può essere “diversamente santi” anche se si è vissuta la stessa straordinaria esperienza comune in modi differenti. La stessa consacrazione della Russia a Maria che Lucia chiese più volte a tanti papi, ha avuto valore solo quando è stata concelebrata collettivamente da papa Giovanni Paolo II e da tutti i vescovi del mondo nelle loro nazioni. Era il settimo tentativo. La pace, insomma, è legata ad un’opera di concerto di tutte le nazioni, nessuna esclusa.
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