Veneto e Fvg si rialzano

Danni per un miliardo. La devastazione delle foreste. Si lavora per ripristinare acqua, corrente, strade e collegamenti telefonici. I tantissimi cittadini che si sono rimboccati le maniche. Le iniziative di solidarietà. La stagione turistica alle porte

Se dovessimo cercare una foto simbolo del maltempo che ha investito il Nordest, probabilmente sarebbe una delle tante che documenta la distruzione dei boschi: praticamente l’intero altopiano di Asiago è stato reso al suolo, così come vaste zone delle Dolomiti e della Carnia. La diga del Comelico è una distesa di tronchi. Il ministro Salvini, in visita domenica alle zone alluvionate del bellunese – con tanto di polemiche sul suo selfie sorridente lanciato da Venezia, visto come nota stonata all’interno di questa sua “missione” – ha annunciato lo stanziamento di 250 milioni di euro per l’emergenza maltempo in Italia: ma solo in Veneto i danni si stimano in oltre un miliardo, per cui servirà molto altro.

Per quanto la fase più critica della perturbazione sembri passata – anche se sono attese nuove piogge –, e quasi tutti i borghi montani possano ora contare su un minimo collegamento viario, i disagi sia in Veneto che in Friuli Venezia Giulia rimangono notevoli. Molte zone sono ancora senza copertura telefonica, senza acqua potabile e senza corrente elettrica; e se i generatori sono arrivati, non è però sempre arrivato carburante a sufficienza per farli funzionare a regime – tanto è vero che a Valdobbiadene, in provincia di Treviso, è stata lanciata una colletta di generi di prima necessità che comprendono tra l’altro combustibile per generatori e motoseghe, indispensabili per sgomberare le innumerevoli strade ancora bloccate dagli alberi. Intanto non solo i residenti si impegnano in prima persona – numerose le testimonianze fotografiche dal Friuli di strade sgomberate nel giro di una giornata da semplici cittadini al motto di “fasin di bessoi”, facciamo da soli –: oltre 400 persone giunte da un po’ tutta la Regione Veneto hanno risposto domenica scorsa all’appello del sindaco di Belluno Jacopo Massaro, che aveva chiesto volontari per portare aiuto alle squadre della protezione civile già impegnate. Arrivano poi testimonianze di medici che hanno visitato e prestato soccorso anche nei bar; o di un volontario della protezione civile di Sauris (Udine) che ha letteralmente piantato in asso il battesimo della figlia (che alla fine, per la cronaca, è stato rinviato) per andare a prestare la sua opera.

Per quanto le necessità immediate siano pressanti, i residenti guardano però anche al futuro; che in questo momento ha un nome ben preciso, ossia stagione invernale. Le valli alpine vivono infatti soprattutto di turismo, e tra meno di un mese – come ha ricordato un albergatore di Alleghe (Belluno), impegnato a ripulire il suo hotel dalle acque del lago esondato – si attendono i primi sciatori. È quindi indispensabile fare presto per rimettere in sesto le strutture ricettive e gli impianti sciistici, pena la letterale desertificazione economica e conseguente spopolamento di queste aree. A lanciare l’allarme è stato non solo il governatore Zaia, ma anche la Cgia di Mestre: secondo i dati esposti, la provincia di Belluno ha perso dal 2010 ben 890 imprese e il 2 per cento della popolazione, mentre in confinante Trentino l’ha aumentata del 2,5 e l’Alto Adige del 3,5. E se già prima mancavano infrastrutture stradali e ferroviarie, ora anche le poche esistenti sono in buona parte impraticabili. Non dissimile la situazione della Carnia, che ha lamentato scarsa attenzione mediatica: anche qui le poche aziende presenti si trovano nel rischio di non poter portare avanti la propria attività a causa dei danni subiti. Per questo sono partiti appelli ad acquistare prodotti realizzati in queste zone e, una volta finita l’emergenza, a trascorrervi le vacanze.

Senza fretta, però: lo stesso Club alpino italiano ha diramato una nota in cui invita alpinisti ed escursionisti non solo a non avventurarsi sui sentieri, ma anche a non frequentare le zone montane nemmeno con la nobile intenzione di portare aiuto: su molte strade si transita infatti a fatica, ed è necessario lasciare campo libero ai mezzi di soccorso.

Non mancano infine le iniziative lanciate su scala nazionale: tra queste, il numero solidale 45500 – che consente di effettuare una donazione di 2 euro per l’emergenza maltempo non solo nel Nordest, ma anche in Liguria e Sicilia – e la campagna del Tg La7 per la riforestazione delle zone boschive di Veneto e Fvg. Alberi che, certo, impiegheranno molti anni a ricrescere, ma che sono centrali per l’economia e l’ecosistema di questi territori.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons