Il Veneto contro il decreto vaccini

Il governatore Luca Zaia ha annunciato l'impugnazione da parte della Regione del decreto Lorenzin davanti alla Corte Costituzionale. Suscitando numerose reazioni
Vaccini

Ha dichiarato di non essere contro i vaccini, e che «se io avessi un figlio lo vaccinerei, punto»; ed ha anche assicurato che non è una questione di convenienza politica, perché «quando c’è di mezzo la salute dei cittadini non esiste destra e sinistra»; né economica – per quanto l’assessore alla Sanità Luca Coletto abbia previsto un aumento della spesa per 12 milioni di euro annui. Ma il governatore del Veneto Luca Zaia, pur poste queste premesse, ha annunciato che la Regione impugnerà davanti alla Corte Costituzionale il decreto Lorenzin, che introduce l’obbligo per 12 vaccinazioni.

Zaia ne ha fatto una questione di metodo, non di merito: «Obblighi fatti valere con multe sproporzionate, genitori portati di fronte ai tribunali in un clima da caccia alle streghe, famiglie ridotte a comparse, nessuna intesa con le Regioni: io mi rifiuto di innescare una guerra con i miei cittadini», ha affermato. Senza contare che, a suo dire, si creerebbe una disparità tra chi può permettersi di pagare le salatissime multe, e così non adempiere all’obbligo, e chi no. Zaia ha altresì riferito di aver incontrato molte mamme preoccupate a fronte di questo obbligo, di cui alcune che si dicono pronte ad allestire nidi domiciliari con conseguenze rischio di “zone d’ombra” nella cura dei bambini; e di aver voluto così andare incontro alle istanze dei cittadini, puntando su una maggior informazione e non su una coercizione che risulterebbe controproducente.

A dire del governatore, la strategia usata sinora dal Veneto si sarebbe dimostrata efficace: «Il Veneto, da 10 anni senza obbligo, ha performance vaccinali del 92,6 per cento. Diamo una risposta a 5 milioni di cittadini. Siamo gli unici ad avere anagrafe vaccinale digitale in tempo reale. Dal 2014 il Veneto informa grazie a medici, pediatri, corsi preparto, corsi prematrimoniali. È sbagliato non fare un passaggio e ignorare le Regioni. È giusto il metodo veneto di informare. Le fake news si combattono grazie alla scienza e ai medici». Così la Giunta ha approvato all’unanimità la delibera che dà mandato all’avvocatura della Regione di avviare il ricorso.

Per quanto la sanità – nonostante l’ultima contestatissima riforma delle aziende sanitarie locali – sia considerata uno dei fiori all’occhiello della Regione, i dati portati da Zaia sono però stati ridimensionati dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi. «Anche in regioni virtuose come il Veneto non si è riusciti a impedire un livello insoddisfacente di copertura proprio sulle vaccinazioni obbligatorie — ha affermato —, infatti inferiore di oltre un punto rispetto alla media nazionale. La copertura per morbillo, parotite e rosolia è superiore di quasi 2 punti rispetto al resto d’Italia, ma comunque inferiore al livello critico del 95 per cento, necessario al raggiungimento dell’eliminazione del morbillo».

Se questo accade anche là dove c’è un’offerta vaccinale ampia e gratuita e attenzione alla comunicazione, ne conclude, «significa che senza interventi mirati e omogenei sul territorio nazionale il rischio di un ulteriore calo delle coperture è molto elevato». Inoltre, secondo i dati del ministero, la Regione risulta avere copertura per l’esavalente inferiore al 5 per cento a 36 mesi, contro una media nazionale che sfiora il 18 per cento.

Le reazioni sono naturalmente arrivate anche dal mondo politico e scientifico. Alessandra Moretti del Pd accusa: «Zaia usa i vaccini come un argomento buono da spendere in campagna elettorale, sulla pelle dei bambini, in particolare i più fragili». Anche Roberto Burioni, noto medico diventato icona dei Pro Vax, ha commentato: «Zaia si vanta della copertura del Veneto, dove da gennaio sono stati registrati 200 casi di morbillo. Se la copertura fosse stata sufficiente i casi sarebbero stati zero».

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