Chiara Lubich: una rivoluzione alternativa
Nel 1965 termina il Concilio Vaticano II, tra speranze di veloce cambiamento e timori per il tradimento di una tradizione millenaria. A livello internazionale, i blocchi contrapposti (Nato e Urss) si confrontano nella corsa allo Spazio e nella “guerra fredda”, mentre si diffondono gli ordigni nucleari (Usa, Urss, Gran Bretagna, Francia, Cina e Israele). La guerra in Vietnam raggiunge il culmine. Malattie e carestie in alcune aree del mondo, come l’Africa appena uscita dal dominio coloniale, provocano grandi spostamenti di popoli. All’orizzonte appaiono i sintomi di un terremoto nei valori. Sarà il ‘68!
In questo contesto, il Movimento dei Focolari mostra una sorprendente vitalità. Chiara manifesta la sua visione profetica e il suo talento fondazionale nel costituire in breve tempo una realtà internazionale: il Movimento Gen (generazione nuova).
Già nelle prime Mariapoli estive in Trentino si erano formati gruppi di popetti (diminutivo di popi, che in dialetto vuol dire bambini): ragazzi e ragazze che volevano vivere, secondo la loro età, il carisma del Movimento. Ma solo a partire dalla seconda metà degli anni ‘60 nasce una realtà nuova che segnerà lo sviluppo del Movimento.
Racconta Luigino De Zottis: «Nell’estate 1965 alla Fiera di Milano allestimmo uno stand per Città Nuova. Fu l’occasione per entrare nel clima culturale e giovanile di quegli anni turbolenti. Vennero a visitarci in tanti, tra cui alcuni del clan di Celentano e del complesso dei Dick Dick. Fu fondamentale per cogliere l’aria che tirava a livello giovanile e insieme a Pino Quartana ci buttammo nella mischia. Ricordo le serate al Piper, dove si esibivano Patty Pravo, Lucio Dalla e Jimi Hendrix, e le domeniche allo stadio San Siro.
Nell’ottobre del 1966 in focolare a Monaco di Baviera vidi Chiara che indossava uno splendido cappotto color ciclamino, regalatole da un’amica, Elda Pardi. In quel periodo avevo creato un rapporto profondo con tanti giovani, che però non avevano interesse a forme associative di tipo classico. Per cui anche il Movimento, coi suoi incontri, canzoni e linguaggio, risultava “stretto”, quando non soffocante.
Eppure quei ragazzi e ragazze erano attratti dal carisma di Chiara. Pensammo che per cambiare il mondo avremmo “solo” dovuto fare come lei: vivere il Vangelo con radicalità. I giovani si entusiasmarono. A causa di quel cappotto lanciammo la “linea ciclamino”! Volevamo confezionare foulard di quel colore ma, nonostante ripetuti tentativi, non eravamo soddisfatti del risultato. Alla fine telefonai a Chiara (non l’avevo mai fatto prima), e lei risolse il problema tagliando un bordo del risvolto interno del suo cappotto e mandandomelo! Così abbiamo confezionato i foulard del colore esatto. Era una questione simbolica, ma essenziale.
Alla successiva Mariapoli di Varese, nel 1967, improvvisamente centinaia di ragazzi e giovani con i foulard ciclamino invasero la sala e si precipitarono sul palco urlando: “Questa è una occupazione!”. Provate ad immaginare la scena, nel contesto di quegli anni in cui iniziavano le occupazioni di fabbriche e scuole. Fu così che, in autunno, viste le esperienze che nascevano da tante parti, Chiara decise che era arrivato il momento di dare spazio ai giovani nel Movimento. Già qualche mese prima aveva regalato le famose batterie ai complessi Gen Rosso e Gen Verde, mentre era cominciata la pubblicazione del giornale Gen.
Chiara capiva che dietro quell’effervescenza si celava un piano di Dio ben preciso. Così scriveva il 3 febbraio 1968: «I Gen non si devono sentire degli “eletti”, perché noi siamo un movimento nato proprio per permeare la massa e non per distinguerci, come i monaci. Distinguerci è spesso testimonianza cristiana, però non è la nostra vocazione; di nessuno del movimento».
Due mesi dopo, il 12 aprile 1968, spiegava: «Che cosa è il Movimento Gen? È la nuova generazione del Movimento dei Focolari. […] Voi siete noi da piccole. […] Allora né io né le mie compagne conoscevamo la nostra vocazione. […] Volevamo solo avere Dio per nostro Ideale. Ora passati venticinque anni […] noto che avete delle grazie speciali che non riscontro in altri: si assiste davvero a una nuova fioritura».
In quel periodo viene affidata ai gen l’Operazione Africa, nata per sostenere l’iniziativa del Movimento a Fontem in Camerun. Chiara chiarisce, infatti, che non bisogna solo salvare vite umane o fare beneficenza e volontariato, ma sviluppare strutture come l’ospedale, il college, la falegnameria, il frantoio e una piccola centrale idroelettrica, per puntare al vero sviluppo della popolazione Bangwa, afflitta da un’alta mortalità infantile.
Nel frattempo, per trovare equilibrio tra immersione nel sociale e ricerca di una forte dimensione interiore, Silvana Veronesi e Peppuccio Zanghì (tra i primi compagni di Chiara) approfondiscono con i gen l’aspetto culturale.
Conclude Luigino De Zottis: «In quel periodo Chiara insisteva molto sulla crescita umana dei giovani. Un giorno le chiesi: “Ma noi adulti cosa dobbiamo fare con loro?”. E lei mi rispose: “Voi della prima generazione dovete essere per loro solo degli angeli custodi, che patiscono con loro, gioiscono con loro, ma poi… spariscono! Perché devono essere loro a fare tutto ed essere protagonisti”».
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La rivoluzione arcobaleno
«L’amore è luce, è come un raggio di luce che, quando attraversa una goccia d’acqua, si spiega in arcobaleno, dove si possono ammirare i suoi sette colori. Tutti colori di luce, che a loro volta si spiegano in infinite gradazioni. E come l’arcobaleno è rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto, l’amore, la vita di Gesù in noi avrebbe avuto diversi colori, si sarebbe espressa in vari modi, diversi l’uno dall’altro». Così Chiara Lubich spiega gli aspetti dell’amore nel libro Una via nuova (Città Nuova).
«Il nostro amore non è sentimentalismo, né entusiasmo e nemmeno attivismo. È qualcosa di molto concreto che si esprime in tutti i vari aspetti della nostra esistenza, in modo da rivoluzionare ogni azione di un gen, e dimostrare che non è un ragazzo come gli altri, ma che è mosso sempre da un ideale.
[…] Occorre fare un movimento che consideri i beni come patrimonio di Dio da amministrare per il bene di tutti […] è il primo colore, il rosso del nostro arcobaleno d’amore.
[…] Questo desiderio di comunicare il proprio grande Ideale al mondo della gioventù, questo modo d’amare, è il secondo colore: l’arancio.
[…] il giallo del nostro amore: la preghiera…, lo scandalo della preghiera! […]
Mantenere la salute del corpo, per il servizio di Dio, e la salute del Corpo mistico, è un nuovo modo di manifestare il nostro amore: è il verde.
Inoltre, i gen hanno grande bisogno di incontrarsi fra loro perché – avverte la Scrittura – «un fratello aiutato da un fratello è come una città fortificata» (Prv 18, 19). […] Tutto quanto riguarda il «radunarsi insieme» dei gen, è l’azzurro dell’arcobaleno che li ordina.
[…] L’amore, se ferve nei nostri cuori, dà anche un’intelligenza superiore, una luce nuova. […] L’amore che produce dentro di noi la Sapienza è quello che noi chiamiamo l’indaco.
Manterremo una viva corrispondenza per essere tutte una cosa sola […] e vivere di conseguenza, è un’esigenza anch’essa dell’amore: il violetto.
Inoltre […] l’arcobaleno è il simbolo di Maria […] ogni gen deve essere quindi come una “piccola Maria” nel mondo».
Chiara (Colloqui con i gen – 1968)
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Le precedenti puntate della vita di Chiara Lubich:
1920-1937 La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta
1938-1939 La prima chiamata alla santità
1940-1942 La maestra Silvia Lubich
1943-1944 Il sì per sempre di Chiara Lubich
1945-1948 Chiara Lubich e il Dio vicino
1949-1950 La luce nel buio
1951-1954 Una notte luminosa
1955-1956 Nascerà Città Nuova
1956-1960 I volontari di Dio
1961-1964 Passione per la Chiesa
1964-1965 Una nuova famiglia per il mondo