Un papa, due cardinali e quattro imam
Il papa ha incontrato mercoledì mattina quattro imam in Vaticano. Muhammad Shahid Raza, Ali Raza Rizvi, Sayed Ali Abbas Razawi e Shaykh Ibrahim Moira provenivano tutti dalla Gran Bretagna ed erano accompagnati dal cardinal Nichols, a pochi giorni da un attentato che ha sconvolto ancora l’occidente e che ha tornare la paura di assalti islamici nel cuore della vecchia Europa. Sorprende il silenzio della stampa laica su un evento che avrebbe meritato ben altra attenzione.
A tener banco, a parte le questioni più o meno trite e ritrite di casa nostra, la nuova tragedia della Siria usata per alzare la tensione internazionale, come dimostra l’attacco frontale del presidente Trump e la bocciatura da parte della Russia di Putin di una risoluzione dell’Onu ritenuta “anti-siriana”, ma anche la violenza familiare in una famiglia musulmana, con una ragazzina frustata per aver adottato abitudine ritenute troppo occidentali. Anche qui, si grida – giustamente – allo scandalo. Eppure, in quante delle famiglie italiane si hanno gli stessi episodi di violenza?
In questo quadro generale, l’avvenimento avvenuto in Vaticano non è marginale e nemmeno da passare sotto silenzio. Non capita tutti i giorni, soprattutto di questi tempi, che quattro leaders religiosi che rappresentano varie comunità musulmane della capitale inglese facciano visita al capo della Chiesa cattolica, accompagnati dal vescovo locale. Si tratta di un gesto non solo significativo, ma emblematico. I leaders religiosi, almeno molti fra coloro che guidano spiritualmente le comunità di uomini e donne che credono, si rendono ormai conto del loro ruolo nel mantenere e, possibilmente, nel costruire la pace anche quando è minacciata per motivi in cui entra, di fatto o per manipolazione politica, la religione.
Eppure, nonostante si gridi allo scandalo soprattutto verso i leaders spirituali dei musulmani che non condannano gli atti di violenza perpetrati da sedicenti, spesso, seguaci della loro religione, in Italia sembra che pochi abbiano ritenuto opportuno trasmetterne la notizia.
L’incontro, comunque, è avvenuto ieri mattina, prima dell’udienza generale. Il papa ha ricevuto la delegazione, guidata dal cardinale Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, nella saletta adiacente all’aula Paolo VI. Gli imam ed il cardinale britannico, in questi giorni, si trovano a Roma per un incontro sui temi dell’integrazione, dell’educazione e della violenza. Fra questi rappresentanti dei musulmani londinesi – ricordiamo che anche il sindaco a Londra è musulmano –, due erano rappresentanti della comunità sunnita e gli altri di quella sciita. L’incontro è stato molto breve e inaugurato da una presentazione dei presenti da parte dell’arcivescovo di Westminster. Il papa ha, poi, rivolto ai presenti poche parole, ma di grande significato e spessore.
«Con gioia vi do il benvenuto. A me piace pensare che il lavoro più importante che noi dobbiamo fare oggi fra noi, nell’umanità, è il lavoro “dell’orecchio”: ascoltarci. Ascoltarci, senza fretta di dare la risposta».
L’ascolto, in effetti resta un atteggiamento chiave nella difficile arte del dialogo e papa Francesco, come è suo solito, ha sottolineato questa idea mimando l’atto di ascoltare che significa – come ha precisato – «accogliere la parola del fratello, della sorella, e pensare poi di dare la mia». Ciò che, comunque, importa è proprio «la capacità di ascolto, questo è tanto importante», ha precisato.
Papa Francesco ha, poi, tracciato il cammino che dovrebbe caratterizzare tutti i leaders religiosi: «Tra fratelli, tutti noi dobbiamo parlare, ascoltarci e parlare adagio, tranquilli, cercare insieme la strada. E quando si ascolta e si parla, già si è sulla strada». Al termine, infine, ha assicurato di chiedere «a Dio onnipotente e misericordioso di benedirvi», chiedendo, come sempre fa a chiunque lo incontra, di pregare per lui.
Ai microfoni della Radio Vaticana, il card. Tauran ha sottolineato l’importanza dell’ascolto nel contesto del dialogo. «Prima di entrare in merito al dialogo interreligioso è importante ascoltare». Il cardinale francese ha, poi, insistito sulla necessità di curare le rispettive identità come pure di rispettare le alterità. «Durante la nostra seduta di lavoro, abbiamo rilevato le tre sfide che dobbiamo affrontare.
La sfida dell’identità: non si può dialogare sulle religioni se non si ha una chiara percezione della propria fede. Il dialogo interreligioso comincia sempre con la professione della propria fede.
Poi c’è la sfida dell’alterità, cioè l’altro che non crede come me, che non vive come me, non è necessariamente un nemico ma un fratello che come me va sulla strada che va verso Dio».
Infine, ha concluso Tauran, c’è «la sfida della sincerità: il dialogo interreligioso non è una strategia, ma è una pratica religiosa dell’uomo di fronte a Dio e di fronte ai suoi compagni nell’umanità, perchè siamo tutti pellegrini verso la verità».
Gli echi dei rappresentanti musulmani sono stati di grande soddisfazione e rispetto nei confronti di papa Bergoglio. «Questo è un momento storico e le due più grandi religioni del mondo, cristiani e musulmani, si devono incontrare nell’unità e solidarietà per la pace», ha dichiarato il Moulana Muhammad Shahid Raza dopo l’incontro.
Ha detto di aver visto «sincerità e amore» negli occhi di Francesco il Moulana Sayed Ali Abbas Razawi: il papa «ha offerto parole di incoraggiamento a tutti noi»; questo “incontro offre speranza per tutti, indipendentemente dalla religione». E ancora: «Alcuni cercano di dividere le persone, le religioni, l’est e l’ovest», ma «c’è solo la nostra comune umanità nella nostra ricerca di un futuro di pace per tutti noi, basata sulla giustizia e la compassione».
Anche il cardinale Nichols è stato esplicito sul significato del breve momento. «Siamo profondamente colpiti dall’incontro con papa Francesco e abbiamo tratto grande ispirazione dalla sua leadership e dal suo incoraggiamento a camminare insieme sulla strada di un profondo dialogo spirituale. Spero anche che questo momento aiuti a far sì che la voce dell’islam autentico sia chiaramente udita. Siamo ansiosi di continuare a promuovere la collaborazione a livello locale al servizio di tutti nella società».
L’evento di mercoledì fa capire come i leaders delle religioni siano impegnati, almeno, nella stragrande maggioranza, a lavorare per rasserenare gli animi ed aiutare a nutrire sentimenti di speranza a fronte di continue tragedie commesse in nome della religione.