Un dialogo senza anestesia, il papa ai giovani

Verso il sinodo per giovani profeti. È di questo che la Chiesa ha bisogno, secondo papa Francesco. Oggi come ai tempi del giovane Samuele, quando l’umanità non era abituata ad ascoltare la voce di Dio. Che siano cattolici, cristiani di altre confessioni, di altre religioni o senza fede, non importa
ANSA/DANILO SCHIAVELLA

È lo spirito del tempo che parla attraverso i giovani e se non si è in grado di ascoltarli, nulla di buono si prospetta per il presente e per il futuro. Ne sembra convinto papa Francesco, che dopo aver indetto il Sinodo, a sorpresa di tanti, proprio sui giovani, sta facendo di tutto perché diventi il Sinodo dei giovani. Nel senso che siano loro i veri protagonisti. La riunione presinodale in corso a Roma lo dimostra. A porte chiuse anche per la stampa, diventa una fucina non solo di idee, ma di condivisione di esperienze, drammi, domande, e perché no, prospettive, da dare in mano al pontefice. Il documento condiviso, frutto del lavoro di questi giorni, gli verrà consegnato domenica 25 marzo, nella data simbolica della Giornata Mondiale della Gioventù.

Ascoltare ciò che verrà detto senza vergogna, e pronti a ricevere anche uno schiaffo. È con questo atteggiamento di totale apertura e dialogo che Francesco traccia la roadmap dei lavori di questa settimana nel suo dialogo con i giovani. Sono 315, radunati a Roma dai 5 continenti dal 19 al 24 marzo, e oltre 15mila partecipano attivamente alla discussione attraverso i gruppi linguistici via dalla Traccia di Lavoro del Sinodo, in mano ai giovani per un esame attento. Ricordiamo che nei mesi precedenti un questionario online aveva raccolto risposte, dubbi, sollecitazioni di tanti. Tra loro, una ragazza che scrive: «Aiutate il nostro mondo giovanile che va sempre più a rotoli». «Non so se il mondo giovanile vada sempre più a rotoli», dice Francesco. «Ma sento che il grido di questa ragazza è sincero e richiede attenzione. Sta a voi rispondere a questa ragazza. È una di voi e bisogna vedere questo “schiaffino” che ci dà, dove ci porta. Anche nella Chiesa dobbiamo imparare nuove modalità di presenza e di vicinanza».

E il dialogo continua “senza anestesia”, come dimostra la prima domanda a bruciapelo di una giovane nigeriana vittima della tratta, uscita dal suo inferno dopo aver trovato il coraggio di denunciare, e aiutata a “risorgere” in una comunità di suore: “La Chiesa, ancora troppo maschilista, è in grado di interrogarsi con verità su questa alta domanda dei clienti [tanti dei quali cattolici]? Può essere credibile nel proporre ai giovani cammini di relazione tra uomo e donna libere e liberanti?”.  E poi Maxime, francese, non battezzato e non cattolico, in profonda crisi sulla ricerca del senso della vita. Altre domande toccano l’educazione, le sfide dei giovani sacerdoti. Dalla grande Cina si interrogano sulla tensione tra una ricerca di spiritualità e la corrente dominante del materialismo.

Parla di tatuaggi, Francesco, di sessualità, di radici, senza freni e senza veli. Ed è il segno di una Chiesa che cerca di parlare la stessa lingua dei giovani, che ha fatto uno sforzo non di facciata ma sostanziale per raccogliere e accogliere il loro sentire, le loro domande scomode, le proposte. Gli stessi grandi argomenti su cui i giovani si stanno confrontando – sfide e opportunità nel mondo di oggi, comprendere le parole chiave della fede, le modalità più efficaci per annunciare oggi la buona notizia – sono stati tradotti in 15 hashtag per raccontarsi, uno per ogni domanda in mano ai gruppi di lavoro. E così, ad esempio, la questione della formazione della personalità, delle “esperienze relazionali e affettive, gli eventi particolari e i luoghi specifici che più di altri plasmano oggi l’identità delle giovani generazioni”, diventa semplicemente #ChiSonoIo; oppure il discorso sulla fede e la Chiesa e “in che modo i giovani oggi vivono la loro fede personale in Gesù e quale rapporto intrattengono con la comunità ecclesiale”, si traduce in #credo. Se siete curiosi e volete conoscere gli altri hashtag e le domande che animano la riunione presinodale, su www.synod2018.va si trova tutto.

Per il resto non ci resta che augurare buon lavoro ai 315 + 15mila e sentirci tutti coinvolti, giovani e diversamente giovani, nel cammino di una società che nell’accoglienza reciproca delle ricchezze di ogni generazione, potrà trovare nuove risorse di sviluppo.

 

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