Un decreto che crea insicurezza

Il consiglio dei ministri ha votato all'unanimità un testo che smantella interi brani di cultura e di politica dell’Italia. Cosa ci attende ancora? Un'opinione sulla proposta in corso
ANSA/ETTORE FERRARI

Approvato all’unanimità il decreto sicurezza/immigrazione intitolato al Ministro dell’Interno. Aspettiamo la pubblicazione del testo licenziato dal Consiglio dei Ministri e la firma del Presidente della Repubblica prima di commentare il contenuto dei singoli articoli di cui si conosce comunque il contenuto sostanziale.

Il decreto smantella brani interi della storia culturale e politica italiana degli ultimi anni (non mi era mai risuonata così avversa e ostile la parola “abrogato”  riferita ad un articolo di legge) e produrrà – su questo non c’è dubbio – effetti opposti e contrari a quelli che il Governo dichiara di avere raggiunto.

Ridurre le forme di accoglienza e di cura, aumentare la discriminazione, prolungare i tempi di detenzione dei migranti, privarli di diritti fondamentali (su questo sarebbe importante una presa di posizione del presidente Mattarella) non farà altro che aumentare insicurezza, disordine, povertà, microcriminalità. In danno degli italiani, ovviamente.

Ma ora che il ministro e il governo hanno raso al suolo la questione immigrazione con tutto il variegato mondo che sinora l’ha composta, popolata e animata (compreso un importante ufficio del Ministero dell’Interno, ossia il Servizio Centrale), rimane da scoprire cosa farà domani il ministro per gli italiani. Perché per gli immigrati non ha davvero più nulla da fare.

Sono curiosa di conoscere la nuova bambola a cui i nostri governanti inizieranno a staccare le braccia e le gambe, come quel gioco che da bambine si faceva nei momenti del capriccio per dimostrare ai grandi la forza e la determinazione di cui si è capaci anche se piccoli, immaturi e irresponsabili. Eppure da quello stupido gioco una grande lezione l’ho imparata: le bambole si possono rimontare completamente, e magari vengono fuori ancora più belle di prima.

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