Silvia Romano è libera, una grande gioia

La liberazione della giovane volontaria italiana è avvenuta nel giorno emblematico della memoria nazionale di Aldo Moro e Peppino Impastato. Un segnale di speranza e di fiducia nella costruzione di un mondo più giusto
AP Photo, File

«Sono stata forte e ho resistito». È questo il primo messaggio che è arrivato, secondo le agenzie, da Silvia Romano appena liberata nei dintorni di Mogadisco dopo quasi 18 mesi dal rapimento in Kenya avvenuto il 20 novembre del 2018. L’annuncio della liberazione è arrivato in prima persona dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Di Silvia abbiamo parlato su cittanuova.it in una intervista con Angelo Ferrari (giornalista del desk Africa dell’Agi) che è stato tra i pochi sempre attento a mantenere viva l’attenzione verso questa ragazza di 24 anni, che rappresenta il volto della “meglio gioventù” del nostro Paese, quella che decide di non restare indifferente, ma di farsi carico delle contraddizioni del nostro mondo per cercare di dare una risposta di solidarietà e condivisione concreta.

Silvia era partita per il suo impegno in Kenya subito dopo aver discusso la tesi di laurea e aveva scelto di impegnarsi con una piccola associazione onlus Africa Milele (“Africa per sempre” in lingua locale) nata per iniziativa di una coppia italiana dopo un viaggio di nozze che le aveva permesso di conoscere la vulnerabilità e la fragilità di quel Paese.

È quanto mai significativo che l’annuncio gioioso della liberazione della giovane volontaria arrivi il 9 maggio, data dedicata alla memoria condivisa del sacrificio di Aldo Moro e Peppino Impastato nel 1978. Siamo davanti ad una storia nazionale che alterna pagine buie e storie di riscatto, che maturano nella coscienza personale per diventare vocazione sociale e politica.

Ed è un bel segnale di unità nazionale ascoltare i commenti unanimi di festa da parte delle istituzioni come dai partiti politici. Un segno di appartenenza alla comune umanità che la scelta di donazione di una giovane donna, verso un Paese lontano, ha saputo ridestare nel cuore di ognuno.

Una consapevolezza che ci fa capire meglio il 9 maggio segnato dal discorso di Schuman per ricomporre l’unità dell’Europa dopo la catastrofe del secondo conflitto mondiale terminato nel mese di maggio di 75 anni fa.

È nella vocazione esplicita dell’Europa riparare a secoli di sfruttamento e conquiste del continente africano, per costruire rapporti di giustizia e fraternità con quella parte della Terra a noi così prossima.

Di unità e solidarietà abbiamo bisogno come italiani, europei, cittadini di un mondo attraversato da diseguaglianze inaccettabili e guerre alimentate da feroci interessi economici.

Resta sempre valido l’invito che faceva don Milani ai ragazzi della scuola di Barbiana di “sentirsi sempre responsabili di tutto”. Una istanza di fraternità insopprimibile, codificata nel cuore umano, che scorre come un fiume carsico sempre pronto ad emergere nei contesti più diversi, come ci hanno confermato la donazione senza riserve dimostrata dal mondo della sanità, e non solo, davanti all’emergenza della pandemia.

Come ci ha detto Angelo Ferrari, «lo scopo di volontari e cooperanti delle Ong è proprio quello di andare nelle aeree dove è maggiore il bisogno e minore, spesso, la sicurezza. I volontari vanno dove altri non andrebbero. Fanno concretamente quello che altri dicono solo a parole nei confronti dei Paesi a forte emigrazione. Silvia è andata, cioè, ad aiutarli a casa loro».

Ed ora Silvia torna in Italia, con l’aereo previsto in arrivo all’aeroporto di Ciampino. Ogni famiglia del nostro Paese si sentirà vicina, con affetto, a quella di Silvia.
L’intera operazione della sua liberazione ha visto all’opera l’impegno dell’intelligence italiana con la collaborazione di quella di altri Paesi. Sui dettagli disponibili dell’intera operazione si avranno notizie nei giorni a venire.

Ma è un segnale importante ciò che ha dichiarato il ministro degli interni, Luigi Di Maio, e cioè che «lo Stato non lascia indietro nessuno». Un dichiarazione da prendere sul serio e mettere in pratica sempre.

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