Sì al taglio dei fondi ai Paesi che non rispettano lo stato di diritto
Una sentenza storica quella della Corte di giustizia dell’Unione europea (UE), nella quale il supremo tribunale europeo ha confermato che la Commissione europea può tagliare i fondi agli Stati membri che non rispettano i principi dello stato di diritto. La corte ha respinto un ricorso presentato dalla Polonia e dall’Ungheria avverso il cosiddetto meccanismo di condizionalità che subordina i finanziamenti europei, per l’appunto, al rispetto dello stato di diritto, considerando che «la sana gestione finanziaria del bilancio dell’Ue e gli interessi finanziari dell’Ue possono essere gravemente compromessi da violazioni dei principi dello stato di diritto commesse in uno Stato membro» dell’Unione.
Polonia e Ungheria chiedevano di annullare il regolamento che permette alla Commissione europea di sospendere trasferimenti di fondi europei che ricadono sul bilancio europeo agli Stati membri in cui lo stato di diritto è minacciato. La Commissione europea aveva accettato, in accordo con i 27 Stati membri dell’Ue, di attendere la decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea prima di agire, nonostante il regolamento sia entrato in vigore a gennaio 2021. Il meccanismo garantisce che il bilancio dell’Ue sia protetto ed eseguito conformemente ai principi della sana gestione finanziaria, nell’interesse di tutti i cittadini europei.
La sentenza giunge alla fine di una lunga battaglia legale sviluppatasi dopo che l’UE, nel 2020, aveva appunto approvato un nuovo meccanismo che consente di ridurre i finanziamenti agli Stati membri in cui le violazioni dello stato di diritto incidono negativamente sul bilancio dell’UE. La Corte di giustizia europea ha motivato la propria decisione sottolineando che il regolamento mira a tutelare il bilancio dell’UE e che il rispetto dei valori europei è una condizione per il godimento dei diritti sanciti dai Trattati europei.
A seguito delle due decisioni della Corte di giustizia dell’Unione europea, che confermano il regolamento su un regime generale di condizionalità, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha accolto «con favore queste sentenze, che seguono la posizione difesa dalla Commissione, dal Parlamento europeo, dal Consiglio e da dieci Stati membri nell’ambito della procedura». Nello specifico, «la Corte conferma la legittimità di questo importante strumento che ci permette di proteggere meglio il bilancio dell’UE e gli interessi finanziari dell’Unione dalle violazioni dei principi dello Stato di diritto».
Ursula von der Leyen ha ribadito che «la Commissione analizzerà ora attentamente la motivazione delle sentenze e la loro eventuale incidenza sulle misure che prenderemo a norma del regolamento». Inoltre, tenendo conto di tali sentenze, nelle prossime settimane la Commissione europea adotterà degli «orientamenti che chiariscano ulteriormente le modalità di applicazione pratica del meccanismo» di condizionalità.