Sanità in Calabria, la bufera
Una bufera si era abbattuta su di lui dopo un’intervista alla trasmissione “Titolo V” di Rai 3: Saverio Cotticelli, commissario per il rientro del debito sanitario della Calabria, generale dei carabinieri in pensione, nominato due anni fa, aveva ammesso candidamente che il piano anti-Covid della regione Calabria, che egli era incaricato di redigere, non era ancora pronto. Di più: all’inizio aveva persino affermato che la redazione del piano non spettava a lui. Immediata la risposta del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che ha deciso la sostituzione. Lui, nel frattempo, presentava le sue dimissioni.
È lo spaccato, o meglio la punta di un iceberg che emerge drammaticamente nella regione del sud, dichiarata “zona rossa” con l’ultimo Dpcm nonostante i contagi non siano eccessivamente numerosi. Ma i numeri sono solo uno dei parametri che il governo e l’Istituto Superiore di sanità prendono in considerazione nel momento in cui devono assumere delle decisioni su determinati territori. Ci sono altri parametri e, tra questi , anche il numero di posti letto, di terapie intensive, la capacità del sistema sanitario di reggere l’onda d’urto dei contagi con i ricoveri ospedalieri. Le polemiche non sono mancate, ma intanto gli episodi di cronaca sembrano superarle e non giustificarle.
Il servizio di “Titolo V” su Rai 3
Conte non perde tempo e la nomina del nuovo commissario si concretizza nel giro di poche ore. La scelta cade su Giuseppe Zuccatelli, definito dla ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, «persona di grande competenza e capacità operativa». Il nuovo commissario che dovrà «recuperare ritardi e diritti perduti» (sono sempre parole di Provenzano), è però positivo al Covid ed è, a tutt’oggi, in quarantena. La quarantena, però, sta per finire e, in pochi giorni, Zuccatelli assumerà in pieno il suo incarico.
Neanche il nuovo commissario è riuscito però ad evitare le polemiche. Accade perché, appena appreso della sua nomina, qualcuno ha recuperato alcune sue vecchie affermazioni, contenute in un video, risalenti al primo periodo della pandemia, quando egli aveva affermato «Le mascherine non servono». Zuccatelli, però, ha smontato sul nascere le diatribe. «Le mie affermazioni errate, estrapolate impropriamente da una conversazione privata – ha detto – risalgono al primo periodo della diffusione del contagio». Sono dunque frutto della conoscenza di quel periodo, quando le caratteristiche del virus ed i rischi legati alle modalità di contagio, erano meno noti. «Nella prima fase dell’epidemia – ha spiegato – la comunità scientifica internazionale riteneva che l’uso delle mascherine fosse da riservare ai soli contagiati e ai sanitari. L’esperienza di questi mesi, tuttavia, ci ha insegnato che si tratta di un virus per molti versi ancora sconosciuto per evoluzione e modalità di diffusione. Le conoscenze si sono consolidate nel corso dei mesi, in accordo con gli studi scientifici condotti». Oggi anche Zuccatelli dice che «le mascherine sono parte della fondamentale strategia di contrasto al Covid 19».
Zuccatelli: “la mascherina non serve a un c***o”
Tutto questo accade in una regione che, dal 6 novembre, è “zona rossa”, come altre regioni italiane. Questo prevede un blocco di buona parte delle attività produttive e commerciali, blocchi degli spostamenti. Il presidente della Regione Nino Spirlì, che ha preso il posto di Jole Santelli, morta all’improvviso un mese fa, contesta i governi. I commissari che si sono succeduti, in dieci anni, non sono riusciti a risolvere il problema dell’assetto complessivo del sistema sanitario calabrese, della sua capacità di tenuta durante la pandemia, di programmare e rendere funzionali le strutture e i servizi socio-sanitari. Per questo, sulla nuova nomina di Zuccatelli (per tre anni) ci sono le antenne alzate. Spirlì ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il Dpcm del governo, ma il ricorso è stato ovviamente respinto.
I calabresi protestano per la “zona rossa” sotto il palazzo della Regione
Ricorsi e provvedimenti giudiziari: serviranno? Da qui a qualche mese forse saranno un ricordo. Oggi, probabilmente, serve concentrarsi sull’emergenza, serve capire chi deve fare cosa. Perché i posti letto mancano e i servizi sanitari non si sono preparati al Covid. Di questa negligenza, da chiunque sia stata compiuta, i cittadini pagano il prezzo. Ma oggi c’è la consapevolezza. Cresce la riprovazione per questa situazione e la presa di coscienza di un sistema malato di cui la Calabria è vittima, ma che si auto-alimenta al suoi interno. Da qui a breve si farà la conta dei danni, si vedranno quali aziende sono state costrette a chiudere i battenti a causa del Covid. Sullo sfondo c’è chi prova a reagire. Ci sono, dal basso, numerose iniziative di chi prova a creare assistenza e aiuti, laddove le istituzioni faticano ad arrivare. E c’è anche chi fa il nome di Gino Strada come subcommissario in Calabria, al fianco di Zuccatelli che comunque, nonostante le polemiche, il governo ha blindato. la proposta arriva dalle “Sardine”. per ora nessun commento, né del governo né dello stesso Strada.