Rivedi la diretta di Russia Ucraina, la follia della guerra
“La follia della guerra” è stata al centro dell’approfondimento proposto da Città Nuova nella diretta web trasmessa su Youtube la sera di martedì primo marzo 2022, data destinata segnare uno spartiacque per l’Italia dopo il voto del Parlamento che, nel pomeriggio, a larghissima maggioranza ha votato a favore della scelta del governo Draghi di inviare armi all’Ucraina come Paese sotto attacco militare da parte della Federazione russa guidata da Vladimir Putin.
Una linea politica argomentata dal presidente del Consiglio Mario Draghi con un importante discorso al Senato che ha declinato concretamente la linea atlantista del suo esecutivo affermata con forza fin dall’inizio del mandato ricevuto da Sergio Mattarella.
Davanti alla guerra “siamo sconvolti” come dice papa Francesco che ha invitato alla giornata di preghiera e digiuno del 2 marzo, mercoledì delle ceneri, per rispondere «alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra».
Il riferimento e l’adesione all’invito di Francesco è arrivato in molti interventi che, in Senato e alla Camera, hanno fatto seguito alle dichiarazioni di Draghi che alla fine hanno registrato un ampio consenso tramite la mozione che in Senato ha come firmatario Pierferdinando Casini, il quale ha detto di apprezzare la sincerità delle motivazioni contrarie del senatore 5 Stelle Gianluca Ferrara ma si è detto convinto che la pianificazione dell’intervento militare di Putin si spiega a partire dalla scelta remissiva dell’Occidente di ritirarsi dall’Afghanistan.
Ad ogni modo per capire l’impostazione adottata dal governo bisogna rileggere con attenzione il discorso di Draghi, improntato ad una sorta di interventismo democratico, che è destinato a dividere chi finora ha manifestato spontaneamente contro la guerra tra i contrari all’invio di armi in Ucraina e coloro che lo vedono come una scelta coerente e necessaria. Anche il presidente del consiglio si è detto convinto che alla pace si arriva con il dialogo precisando tuttavia che «questo non sia il momento».
Come fa notare realisticamente il direttore di Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani, l’invio di sistemi d’arma in zona di conflitto ci pone di fatto come obiettivo militare. Una deriva che può costituire la scintilla di una guerra mondiale con l’utilizzo annunciato dell’arma nucleare in possesso di Russia e Paesi Nato.
Di fronte a tale possibile e finora rimossa deriva autodistruttiva è arrivato, sempre il primo marzo, l’appello al governo italiano di agire subito per dichiarare l’adesione al trattato internazionale di messa al bando delle armi nucleari e di rimuovere tali ordigni dal nostro territorio. Una richiesta avanzata da 5 soggetti nazionali ( Acli, Pax Christi, Azione Cattolica, Comunità Papa Giovanni XXIII e Movimento dei Focolari) che hanno promosso un appello condiviso da oltre 40 realtà dell’associazionismo cattolico che ne hanno dibattuto nella giornata del 26 febbraio “Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari”.
I giorni che seguiranno ci potranno dire quanto anche questo mondo così variegato sarà attraversato dal richiamo alle armi lanciato con decisione da Mario Draghi che ha chiuso il suo intervento in Senato citando lo statista democristiano Alcide De Gasperi per riaffermare che il popolo italiano è pronto a collaborare con gli altri popoli “per costruire un mondo più giusto e più umano”.
È in tale contesto che va compreso lo spazio di approfondimento promosso nella serata del primo marzo mettendo in conto che tante domande restano inevitabilmente aperte davanti ad una complessità di una situazione che, seppur con tratti simili ad altre vicende, ci pone di fronte ad un momento unico della storia per il suo possibile finale tragico collettivo. Il papa ce lo ha detto in continuazione in questi anni non temendo di esporsi ad incomprensioni e ostilità.
In molti commenti della diretta si esprime il ringraziamento per la possibilità di approfondire e conoscere meglio lo stato delle cose. Ma bisogna riconoscere che tante volte l’atto stesso del conoscere, oltre la retorica delle semplificazioni, espone ad un dolore intimo se si associa alla percezione di non poter nulla per contrastare la banalità del male nella storia personale e collettiva.
Città Nuova cerca, invece, come esprime il proprio nome, di offrire elementi di conoscenza per alimentare una coscienza in grado di sovvertire la logica della guerra dando spazio ad ogni spiraglio e testimonianza di una fraternità e sororità sperimentabile dentro le contradizioni.
Nell’incontro sulla rete Michele Zanzucchi ha offerto la propria esperienza diretta sulle cause remote del conflitto nel cuore dell’Europa ponendo in evidenza il meccanismo fallace di una comunicazione che può, come sempre, farsi veicolo della menzogna della guerra.
Chiara Galbersanini, direttrice di Sophia Global Studies, ha messo in evidenza la dimensione del conflitto sotto l’aspetto della rottura delle relazioni internazionali e le possibili strade che si possono aprire di dronte a negoziati che avvengono mentre si intensificano le azioni di guerra.
Lo storico Maurizio Simoncelli, di Iriad e autore per Città Nuova di “Terre di conquista” ( un saggio di geopolitica per tutti), ha descritto il quadro di proliferazione degli armamenti che ci ha condotto alla situazione attuale con il concorso attivo del nostro Paese che ha contribuito ad armare i Paesi in guerra, compresi Ucraina e Russia, e non recede dalla dottrina nucleare che evidentemente insostenibile perché non funziona più neanche il meccanismo del terrore o deterrenza reciproca in ragione della diffusione dell’arma nucleare e della possibilità di lanciare il primo colpo illudendosi di non subirne conseguenze.
Durante la trasmissione on line è stato condivisa, grazie alla collaborazione di Fabio Zenadocchio, una video intervista con Oles Horodetskyy, presidente dell’associazione cristiana degli ucraini in Italia, sulla situazione dell’accoglienza dei profughi in arrivo dall’Ucraina e sulla chiamata alla difesa militare che coinvolge anche gli ucraini presenti nel nostro Paese e volontari di altre nazioni.
Uno scenario incandescente che impone di trovare tutti i modi per arrivare al più presto al cessare il fuoco ma anche ad eradicare le ragioni della guerra che tiene in ostaggio le coscienze di tutti e interi popoli, non solo Russia e Ucraina.