Rendere sostenibile l’Italia mettendo in rete esperienze e progetti
«Il nostro incarico non è remunerato, quindi lo consideriamo una sorta di volontariato civico ed è anche per questo che ci dà molta soddisfazione, perché la felicità dipende anche dalla gratuità». Professore ordinario di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma e già consigliere del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, Leonardo Becchetti è stato chiamato a presiedere il nuovo Gruppo di studio su economia e sviluppo sostenibile che si è insediato ieri al Ministero.
Del comitato fanno parte anche i professori Vittorio Pelligra dell’Università di Cagliari, Pierluigi Morone dell’Università di Roma Unitelma Sapienza, Jeffrey D. Sachs della Columbia University di New York (Usa), Gustavo Piga e Mariangela Zoli dell’Università di Tor Vergata di Roma, Pierluigi Conzo dell’Università di Torino, Francesco Salustri, ricercatore senior presso il Centro di Economia sanitaria dell’Università di Oxford, e l’architetto Edoardo Zanchini Di Castiglionchio.
«Lo scopo del gruppo – ha spiegato il ministro Costa – è quello di implementare e dare maggiore efficacia alle norme e agli strumenti che già esistono, con uno spirito di condivisione e innovatività negli approcci». Il comitato, nello specifico, dovrà supportare il Comitato per la bioeconomia e la fiscalità sostenibile, occupandosi in particolare di sistemi di rating e di valutazione della finanza verde; di “nudging” (la cosiddetta economia comportamentale) per lo stimolo all’adozione di stili di vita e di consumo responsabili, di acquisti verdi per le pubbliche amministrazioni (green public procurement), di campagne di promozione e incentivi all’adozione di iniziative per la sostenibilità ambientale e dello smart working.
Professor Becchetti, il Gruppo di studio che presiede ha un ampio raggio d’azione. Quali sono le principali finalità?
Le finalità principali sono di trovare delle proposte realizzabili per l’economia sostenibile, cercando di convogliare sul nostro lavoro le esperienze, le professionalità e le energie che ci sono nel Paese. Secondo me è un’idea bella e riproducibile ed è il modo migliore per favorire la partecipazione dei cittadini.
A quali progetti ed esperienze attingerete?
Come stabilisce il decreto istitutivo del Gruppo, lavoreremo su una serie di temi che sono quelli degli appalti, dell’economia circolare, dei sistemi di rating o di certificazione verde e su come applicare le idee del “nudging”, riconducibili alla teoria di Richard Thaler che ha ricevuto il premio Nobel, e che vuol dire rendere presenti alle persone quelli che sono gli effetti delle loro scelte, in modo da stimolare in loro un comportamento più sostenibile.
Ha qualche suggerimento per la vita quotidiana?
Il suggerimento, a prescindere dal gruppo di lavoro, è quello che dico da vent’anni, cioè il voto col portafoglio. Le persone si dovrebbero rendere conto che oggi la maggior parte dell’economia non è decisa dai poteri forti, ma dalle nostre scelte. Il mercato è fatto di domanda e di offerta: noi rappresentiamo la domanda, quindi non dobbiamo sempre aspettarci che le cose siano cambiate dall’alto. Siamo noi cittadini che con le scelte di consumo e risparmio facciamo andare avanti il mondo. Se orientiamo le nostre scelte verso i prodotti più sostenibili, stiamo già realizzando il cambiamento.
Avete delle priorità?
La priorità è la generatività, che vuol dire realizzare concretamente le cose che hanno un impatto maggiore. Il problema dell’azione politica è che la qualità non è definita dal libro dei sogni, cioè da quello che uno desidererebbe, ma è definita da idee che superano anche la sfida della sostenibilità economica e delle pressioni che ci sono e riescono ad arrivare, concretamente, ad essere poi approvate e realizzate.
Cambiando argomento, come vede gli effetti del coronavirus sull’economia globale in questo momento?
L’economia vive di scambi, di incontri, di relazioni, ma in questo momento ci sono due interessi contrastanti. Da un lato, scambi, incontri e relazioni favoriscono l’economia, dall’altro potrebbero favorire il contagio dell’epidemia, andando quindi in un certo senso in direzione contraria. Però questo sta accadendo soprattutto in Cina, negli altri Paesi bisogna gestire bene la situazione. Per ora non ci sono dei focolai, ma solo dei casi sotto controllo. La speranza è che si scopra il prima possibile il vaccino e che si riesca ad evitare che nascano dei focolai in altri Paesi oltre la Cina.
Emerge comunque con forza la grande interconnessione esistente tra i vari Stati…
Questo è un aspetto positivo ed è un incentivo ad aumentare quello che chiamiamo lo smart work, che non produce contagio. Noi, oggi, per lavorare assieme non dobbiamo necessariamente vederci faccia a faccia, ma possiamo interagire a distanza, quindi tutte le forme di interazione a distanza in questo momento sono da preferire, perché a prova di epidemia.