Quel gran comunicatore del coronavirus
Le differenze tra comunicazione e informazione non sono sempre evidenti. Spesso confondiamo le due, dimenticando che l’informazione è determinata da un passaggio di notizie, mentre la comunicazione non necessariamente dà delle notizie. Stare sui social non vuol dire fare informazione, ad esempio. Dimentichiamo soprattutto che una corretta informazione ha bisogno di professionalità, visto che tratta cose spesso delicatissime. Come in questi tempi di coronavirus, in cui nell’enorme infosfera sovrapposta al nostro pianeta si mescolano comunicazione e informazione, dilettantesche e professionali, in un modo spesso inquietante. Siamo tutti soggetti e oggetti di comunicazione e di info, questo è vero da sempre, ma il fatto di avere attraverso i sistemi digitali una platea pronta ad ascoltarci, ci fa credere di essere d’improvviso diventati dei professionisti. Ma non bastano i like o le condivisioni per diventare Enzo Biagi, Ernest Hemingway o Robert Fisk.
I nostri neuroni di questi tempi sono così sottoposti a stress da sovra-comunicazione e sovra-informazione che ad un certo momento stacchiamo la presa, magari proprio quando ci sta arrivando un’informazione utile e corretta. La qualità dell’informazione viene minacciata perciò dalla quantità che ci viene versata addosso. Scrivevo la settimana scorsa in questa rubrica che in realtà, analogamente a quanto sta avvenendo nel nostro corpo, si stanno creando degli anticorpi contro la iper-informazione e la iper-comunicazione. Tra qualche settimana o piuttosto qualche mese, finito il lockdown (speriamo non accada tra qualche anno!) ci accorgeremo di saper gestire meglio il nostro mondo comunicativo e informativo, soprattutto digitale. Avremo ritrovato il senso dell’importanza della comunicazione reale e fisica, e il valore ma anche i limiti di quella virtuale.
Ma l’insorgenza di anticorpi adeguati a farci comunicare e ad informarci in modo corretto e utile, ha bisogno di elementi di sostegno, degli “integratori vitaminici” volontariamente messi in opera. Penso che il principale sia riassunto in un termine abusato di questi tempi, ma non per questo non importante: “dialogo”. È indispensabile, credo, per permettere alla comunicazione di essere two-ways, e non solo one-way, cioè bidirezionale e non solo unidirezionale, e all’informazione di essere veritiera ed efficace. Dialogo con tutti i suoi sinonimi o complementi: ascolto, empatia, simpatia, resilienza, creatività, accoglienza, fraternità…
Dunque la comunicazione e l’informazione al tempo del coronavirus sono sottoposte a forte stress, speriamo creativo e positivo. Ad esempio, stupisce come stiano cambiando le narrative della morte e del dolore, spesso con meno spettacolarizzazione e più profondità. O ancora, stiamo digerendo il digitale, considerandolo non più una salvezza per l’umanità, ma come un utilissimo strumento nelle nostre mani. Il tutto in un contesto in cui per la prima volta tocchiamo con mano che cosa voglia dire essere globalizzati sul serio, nel bene e nel male: se gli aerei sono il bene, il virus è il male; se l’apertura è il bene, la chiusura è il male; la morte non è solo una figurina sui nostri schermi ma è un impalpabile minaccia vicina. Sulla nostra pelle ci siamo resi conto della profezia di quello studioso che diceva che un battito di ali di libellula nei Caraibi può scatenare un tifone in Indonesia. Un minuscolo virus sorto da qualche parte probabilmente in Cina semina morte negli Stati Uniti e in Europa.
Teilhard de Chardin, filosofo visionario, preconizzava nel suo studio delle grandi ere umane – nel libro Il fenomeno umano – l’avvento di una società fraterna e altruista, ma passando per un’infinità di stadi intermedi. E ciò attraverso il contributo accumulato e moltiplicato di tanti e tanti umani creativi e desiderosi di una sempre maggiore umanizzazione del nostro pianeta. Con la creatività delle idee e del dialogo, non solo con gli strumenti digitali.
Di tutto ciò parliamo questa sera, 9 maggio, in un Webinar – un seminario online – organizzato da NetOne e dall’Istituto universitario Sophia, alle 18, dal titolo “Informazione e comunicazione al tempo del Covid-19”. Vi parteciperanno numerosi esponenti della rete delle “Città Nuova” nel mondo. Per partecipare ci si registra al link https://bit.ly/2L2DKUf e così arriva automaticamente una mail con il link di accesso da utilizzare all’avvicinarsi delle 18 di stasera.