A che punto siamo con Amoris Laetitia?
«Abbiamo bisogno di sposi accanto ai pastori, per camminare con altre famiglie, per aiutare chi è più debole, per annunciare che, anche nelle difficoltà, Cristo si rende presente nel Sacramento del matrimonio per donare tenerezza, pazienza e speranza a tutti, in ogni situazione di vita». Lo ha detto papa Francesco nel videomessaggio inviato ai partecipanti del Forum online «A che punto siamo con Amoris Laetitia? Strategie per l’applicazione pastorale dell’Esortazione di Papa Francesco». Un appuntamento promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita al fine di avviare una riflessione sulla pastorale familiare e tracciare cammini per il futuro. Molti gli approfondimenti proposti nel corso delle quattro giornate, cui sono seguiti vivaci scambi di idee e testimonianze concrete di progetti messi in atto negli ultimi anni.
Dalla Spagna è giunto il racconto di Francisco Albalá e Toñi Caro che hanno presentato il progetto «Juntos en camino +Q2», nato proprio dopo la pubblicazione dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia. Questa proposta, a differenza dei corsi prematrimoniali cui le coppie partecipano quando hanno già deciso di sposarsi, prevede un percorso di preparazione al matrimonio di due anni con un accompagnamento dei fidanzati in cui possano scoprire che la loro vocazione all’amore si realizza attraverso il matrimonio e la famiglia.
Si tratta di un itinerario formativo e di maturazione nel quale ciascuno possa riconoscere la propria vocazione, fare un cammino di fede e scoprire i propri doni. Un percorso che faciliti il passaggio dall’«io» e dal «tu» al «noi». Questo progetto si riassume nell’acronimo ADI: Accompagnamento e Accoglienza; Discernimento e Divertimento; Integrazione e Innovazione.
Il progetto risponde alla necessità di un «catecumenato al matrimonio» di cui ha parlato Gabriella Gambino, sottosegretaria per la Famiglia e la Vita del Dicastero, riprendendo uno dei punti che papa Francesco ha spesso indicato alle Chiese locali come necessario: un itinerario ispirato al catecumenato battesimale, che aiuti i fidanzati a vivere in modo più consapevole il sacramento del matrimonio.
Nel corso del convegno si è anche trattato il tema dell’educazione dei figli e della necessità di proporre percorsi di accompagnamento per genitori perché abbiano gli strumenti per educare i figli a partire dal loro vissuto personale e familiare. È stata, quindi, presentata l’esperienza della Escuela de Familias dell’arcidiocesi di Toledo, attraverso la testimonianza di Miguel Ángel Lara Villanueva e María José Aroco Allán. Le Escuelas, che si trovano nelle parrocchie, nelle scuole, in collaborazione con la Caritas, nascono dalla «necessità di aiutare e di orientare i genitori nell’educazione dei figli».
«Il progetto è concepito come un modo di avvicinarsi alle famiglie ‘lontane’ dalla Chiesa o in difficoltà, per far loro riscoprire che la Chiesa è Madre e aiuta molto in una delle sfide più grandi della loro vita: l’educazione dei figli». L’idea iniziale è quella di «evangelizzare le famiglie dalla famiglia». Tanti genitori, infatti, sono preoccupati perché vedono che la società manipola e influenza i loro figli e non sanno cosa fare.
Le “Escuelas” sono un mezzo di formazione ma sono anche fonte di speranza per quei genitori che vedono che i figli iniziano a percorrere strade sbagliate. Negli incontri ci si confronta sull’educazione dei figli, riflettendo sull’importanza dei primi anni di vita, su come educarli alla fede. Si parla anche dell’importanza della presenza di entrambi i genitori come figure educative e si aiutano i genitori a crescere nella consapevolezza che i figli sono frutto dell’amore, che bisogna aiutarli a crescere, tuttavia non sono un possesso e bisogna insegnare loro a vivere per edificare una società migliore.
La famiglia è un dono prezioso e una risorsa per la società. «Tante famiglie non sono consapevoli del grande dono che hanno ricevuto nel Sacramento, segno efficace della presenza di Cristo che accompagna ogni momento della loro vita – ha detto papa Francesco nel videomessaggio -. Quando una famiglia scopre pienamente questo dono, sente il desiderio di condividerlo con altre famiglie, perché la gioia dell’incontro con il Signore tende a diffondersi e genera altra comunione, è naturalmente missionaria».