Protezione temporanea in Europa ai profughi ucraini
L’Unione europea (Ue) ha deciso di garantire protezione e diritti di soggiorno immediati agli ucraini in fuga dalla guerra, in quella che Ylva Johansson, Commissaria europea per gli affari interni, ha definito una «decisione storica».
Infatti, di fronte al più grande esodo umano dalla fine della seconda guerra mondiale, scatenato dall’aggressione della Russia all’Ucraina, l’Ue ha deciso di attivare una direttiva del 2001, mai utilizzata finora, per garantire protezione temporanea agli ucraini in fuga dall’aggressione militare condotta dalle forze russe. La direttiva sulla protezione temporanea aggira la procedura di asilo normalmente lenta e farraginosa e offre un percorso rapido e semplificato per accedere alla protezione in tutta l’UE.
A due settimane dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, più di due milioni di ucraini sono fuggiti dal paese (ovvero il 4,5% della popolazione), ma il numero di rifugiati potrebbe raggiungere gli 8 milioni. La stragrande maggioranza di queste persone in fuga è arrivata nei paesi dell’Ue, con la Polonia che ha registrato quasi un milione di rifugiati ucraini, e arrivi che si attesterebbero a circa 100.000 unità al giorno, seguita da Moldova, Slovacchia e Ungheria.
Nonostante l’attivazione di corridoi umanitari per il flusso dei profughi verso l’esterno e l’ingresso nelle città di cibo e medicine, le forze russe hanno continuato a bombardare le vie di evacuazione a Irpin, vicino a Kiev, e in altre grandi città. D’altronde, l’Ucraina ha rifiutato i corridoi umanitari che portano alla Russia, definendo appunto quei corridoi umanitari che partono da città come da Kiev, Kharkiv, Mariupol, Sumy e che portano alla Russia e alla Bielorussia come immorali.
Ai rifugiati ucraini sarà concesso un permesso di soggiorno per stanziarsi sul territorio dell’Ue per almeno un anno, periodo che sarà automaticamente prorogato per un altro anno. Gli Stati membri possono quindi decidere di prorogare la misura eccezionale di un altro anno se la guerra in Ucraina dovesse continuare. Infatti, sebbene l’Ucraina non faccia parte dell’area Schengen che prevede la libertà di movimento senza passaporto, i suoi cittadini hanno diritto a viaggiare senza visto per un massimo di 90 giorni. Ecco che lo schema dell’Ue intende ora offrire una soluzione duratura una volta esaurito il limite di 90 giorni.
Nello specifico, oltre al diritto di soggiornare all’interno di uno Stato membro dell’UE, la direttiva consente l’accesso al sistema educativo, al mercato del lavoro, all’assistenza sanitaria, all’alloggio, all’assistenza professionale e all’assistenza sociale. La protezione si applicherà ai cittadini ucraini e ai loro parenti, nonché ai residenti di lungo periodo di altre nazionalità che non sono in grado di tornare in sicurezza nel proprio paese di origine.
I residenti di breve durata, come i lavoratori stagionali e gli studenti in scambio, non beneficeranno della protezione temporanea ma potranno comunque entrare nel territorio dell’Ue per pianificare i loro viaggi di ritorno. La protezione può essere concessa da qualsiasi Stato membro dell’Ue, non solo dal primo Paese raggiunto dal rifugiato.
Per coloro che sono fuggiti dalle loro case senza il passaporto o qualsiasi altro mezzo di identificazione personale, gli Stati membri possono allentare i controlli alle frontiere e consentire ai profughi di entrare nel loro territorio in modo che possano raggiungere un luogo sicuro, dove verranno effettuati i controlli di identità.
Mentre la crisi ucraina continua ad evolversi in modo imprevedibile di ora in ora, la Commissione europea continua ad adoperarsi a tutti i livelli per inviare sostegno umanitario e di protezione civile all’Ucraina e ai paesi vicini. Dato l’aumento esponenziale delle necessità, sarà fornita ulteriore assistenza in Ucraina attraverso le scorte mediche rescEU che si trovano in Germania, Ungheria e Paesi Bassi. Il sostegno di rescEU comprende dispositivi di ventilazioni, pompe per infusione, monitor dei pazienti, mascherine e camici, ecografi e concentratori di ossigeno.
Come annunciato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la Commissione europea ha altresì allestito centri logistici di protezione civile in Polonia, mentre altri sono in corso di allestimento in Romania e Slovacchia, al fine di distribuire l’aiuto necessario all’Ucraina il più rapidamente possibile. I centri contribuiranno a convogliare l’assistenza fornita da 27 paesi europei mediante il meccanismo di protezione civile dell’UE.
L’Ue continua inoltre a sostenere i paesi vicini dell’Ucraina, che hanno già accolto oltre un milione di sfollati. Grecia, Austria e Germania hanno offerto mascherine, disinfettanti, coperte e materassi, tende e indumenti alla Slovacchia. Squadre di esperti di protezione civile dell’UE si stanno recando in Moldova e in Polonia per assistere le autorità. Paesi Bassi, Francia e Grecia hanno fornito assistenza alla Moldova il 3 marzo tramite il meccanismo di protezione civile dell’UE, mentre è in arrivo l’assistenza offerta da Svezia, Danimarca, Finlandia e Croazia.
Il Commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, che si è recato in visita in Polonia il 2 marzo e in Moldova il 3 marzo per valutare la situazione, ha dichiarato che «questa aggressione illegale e non provocata dell’Ucraina da parte della Russia costituisce una catastrofe umanitaria che in Europa non si vedeva da decenni». Egli ha ricordato che sono «oltre un milione di persone sono già fuggite nei paesi vicini, che stanno ricevendo un sostegno senza precedenti», mentre «un numero di persone notevolmente maggiore ha tuttavia ancora bisogno di protezione in Ucraina».
Del resto, «i corridoi umanitari che garantiscono la circolazione libera e sicura dei civili e la fornitura di aiuti umanitari sono un presupposto fondamentale per rispondere alle esigenze della popolazione ucraina, che è la vittima principale di questa guerra». Infatti, «è indispensabile che i civili siano protetti e che gli operatori umanitari possano svolgere il proprio lavoro in sicurezza e senza impedimenti, come previsto dal diritto internazionale umanitario».