Il posto dei cattolici

Si moltiplicano gli inviti a un nuovo impegno diretto davanti alla crisi della società italiana. Un dibattito aperto

Le elezioni europee del maggio 2019 sono una grande incognita. Se il Pd, ora al 17%, scenderà sotto il 15%, è destinato a scomparire, secondo Massimo Cacciari. A dire di molti, l’ex segretario Renzi ha messo in cantiere un diverso partito che lancerà prima o dopo le primarie di marzo, mentre è eclatante il consenso che raccoglie Salvini con la sua Lega, lontana da ogni spinta secessionista. I sondaggi Swg la danno al 32%, il quadruplo di Forza Italia e 10 volte i Fratelli d’Italia della Meloni. La sinistra raggiunge il 5% sommando Leu e Potere al popolo, partiti non amalgamabili e divisi al loro interno. Il M5S, pur scontando l’attivismo leghista, regge al 27% dopo il 32% delle politiche.

 

Senza partito

Parliamo di volatili intenzioni di voto, ma il dato che merita attenzione è stato quello reale del 27% di astensione alle politiche del 4 marzo 2018, il 42% in certe regioni, percentuali mai raggiunte nella storia repubblicana. Ad ottobre 2017 parlavamo su Città Nuova dei “senza partito”, o che votano controvoglia, anche per le storture del sistema elettorale, evidenziando che non si tratta di creare contenitori posticci, quanto di partire dai contenuti per nuovi soggetti capaci di rappresentare la ricchezza sociale di un Paese migliore di quel che appare. È ormai una questione emergente nel cosiddetto mondo cattolico, meglio definibile galassia, considerando le distanze siderali presenti in esso. Già un secolo fa, la breve vita del Partito Popolare dei Liberi e Forti, fondato nel gennaio 1919, testimoniò l’esigenza di alcuni cattolici contrari all’alleanza elettorale conservatrice con i liberali in chiave antisocialista. Occorre avere una certa coscienza storica, prima di fare proposte sulle modalità di presenza dei cristiani in politica. «I grandi problemi del nostro tempo non possono trovare i cattolici come passivi spettatori!», affermano in tanti che si dicono convinti a puntare sulla formazione. Un percorso di lungo termine, quindi, e che, tuttavia, si richiama a una dottrina sociale interpretata in maniera assai diversa. Ad esempio, Steve Bannon, già ideologo di Trump, e i suoi amici hanno attrezzato una scuola di formazione in una ex certosa del Lazio. Parte dei promotori del Family day hanno scelto la Lega come ambito che riconosce le istanze su vita e famiglia ed esibisce simboli religiosi.

I cattolici sono definiti di sinistra o di destra in base a criteri dettati dall’esterno, in una logica dualistica che apparentemente semplifica la comprensione della realtà. Esemplare l’efficacia della propaganda berlusconiana che bollava tutti gli avversari come “comunisti!” aggregando settori abituati a votare Dc come blocco moderato.

Una visione integrale

Gli schemi saltano se solo si osserva lo scontro in atto tra Avvenire, quotidiano edito dalla Cei, e il governo Lega-M5S a proposito della difesa dei diritti dei migranti. Una presa di posizione inevitabile per chi è fedele ai fondamenti della convivenza umana. La stessa prospettiva motiva, ad esempio, la decisa opposizione verso ogni sfruttamento della vita che si consuma con la pratica dell’utero in affitto. Posizione condivisa da parte del femminismo, ma estranea a chi, pur professandosi cristiano, in un mondo dominato dalla tecnocrazia, finisce per aderire a una sorta di relativismo etico. Secondo p. Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, in papa Francesco «la lotta contro la dittatura del relativismo tocca il cuore della dignità umana che resta indifesa e inerme senza terra, casa e lavoro». Non è possibile pretendere di aderire a una formazione politica perfetta, perché non esiste.

La storia della Dc insegna. La laicità del cristiano lo porta a desacralizzare qualsiasi potere e a rifiutare ogni preteso messia politico.

Su diversi temi si possono avere idee del tutto opposte. Ciò che importa è definire i punti della centralità della persona che vanno declinati in scelte politiche concrete. Facendo i conti, spesso, con le “leggi imperfette”, come insegna il giurista Luciano Eusebi, quelle cioè che in una società pluralistica sono spesso un compromesso fra visioni etiche differenti. E che obbligano a capire cosa sia irrinunciabile. Senza rifugiarsi nella realpolitik come avviene, ad esempio, quando non si bloccano le armi verso i Paesi in guerra.

 

Chi votare?

Alla fine, le persone si chiedono: chi posso votare? Quale realtà è così credibile da poter chiedere il mio impegno? Azione Cattolica, Acli, Sant’Egidio, Confcooperative e pezzi della Cisl hanno lanciato,  a fine novembre 2018, un forte appello di fronte alla possibile eclissi del sogno europeo di pace e al ritorno minaccioso dei nazionalismi. A molti è sembrato l’embrione di un nuovo partito che, se pure fosse, parte decisamente in ritardo rispetto alle elezioni europee. Nel convegno da loro promosso sono emerse analisi e linee programmatiche interessanti da parte di relatori significativi (Mauro Magatti, Enrico Giovannini, Stefano Allevi, Filippo Andreatta) moderati dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Altri appelli arrivano da Leonardo Becchetti, Alessandro Rosina e Marco Bentivogli, convinti che «non ci sia tempo da perdere». Non si sa se oltre al “pensatoio” esista la sostanza di un nuovo soggetto politico. Che non può essere un “partito dei vescovi”, anche perché al tempo di Francesco è impossibile ipotizzare qualsiasi forma di collateralismo tra Chiesa e partiti o l’invasione di campo  delle gerarchie, ma solo l’esercizio autonomo e responsabile di coloro che, alieni da ogni velleità di potere, vogliano porsi al servizio del bene comune. Ciò che Francesco stesso definisce una concezione martiriale della politica.

Un vero e proprio partito, Demos (democrazia solidale), finora presente solo a livello regionale,  è stato fondato inizialmente da alcuni esponenti della Comunità di Sant’Egidio. «La destra esiste e la vediamo all’opera con Salvini, di sinistra è difficile parlare considerandone la frammentazione, in questo momento è già molto unire chi si riconosce nei valori della Costituzione», ci ha detto Mario Giro, promotore di Demos ed ex viceministro degli Esteri del governo Gentiloni.

Esiste, insomma, un fermento da seguire con attenzione nel 2019 e che non può non suscitare le reazioni più diverse in chi legge. Il cardinal Bassetti auspica la Costituzione di un “forum civico permanente”, aperto alla società, tra tanti impegnati nelle piaghe dei nostri territori. Le priorità sono tante, come ad esempio «il lavoro precario e la disoccupazione e il fortissimo decremento delle nascite». Per alcuni occorre un partito. Altri hanno altre idee. Merita, ad ogni modo,  prendere alla lettera l’invito a ripartire da testimoni credibili. Come Giorgio La Pira de “L’attesa della povera gente”, o di Tina Anselmi, la donna che introdusse la sanità pubblica e che, in un periodo buio della nostra Repubblica, affrontò i poteri occulti della massoneria deviata e della criminalità. Sarebbe già molto.

 

Il dibattito continua su www.cittanuova.it

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