Polonia in preghiera alle frontiere
In Polonia si è pregato in 300 chiese poste sui confini del Paese, richiamati da vescovi e dalla potente Radio Maria, perché la Polonia e l’Europa riescano a mantenere la loro identità cristiana di fronte alla crescita dell’ateismo pratico e consumista e pensando alla crescita della presenza islamica nelle società europee. Il rosario è stato usato come “arma potente” perché la Vergine contrasti l’influsso di Satana nella vita degli europei. Secondo gli organizzatori, e bisogna creder loro, non c’era nessuna valenza politica né partitica nell’evento, che cioè non era un assist al governo cattolico della premier cattolica.
La manifestazione ha raccolto, stando alle diverse versioni, da centomila a un milione di fedeli cattolici. Bisogna ricordare che sostanzialmente la Polonia è divisa tra un terzo di conservatori soprattutto cattolici, un terzo di socialisti-progressisti e un terzo di apolitici: vince chi ha lo 0,1 per cento in più, il che spiega che si possa avere alternanza tra politiche diversissime come quelle di Tusk e quella della Szydło…
Al di là della facile critica (spesso e volentieri gratuita) contro un popolo come quello polacco che sarebbe contro l’immigrazione e contro l’Islam (ma si dimenticano i 50 anni di comunismo e di eroica resistenza contro un regime che ha snaturato il Paese?), la manifestazione pone di nuovo all’Europa il dilemma tra identità e dialogo, tra identità e accoglienza. L’identità europea è plurale, non va mai dimenticato. Soprattutto cristiana è vero, e anche questo non va dimenticato.
Così come bisogna ricordare che nel Vangelo l’identità è amore e ascolto e accoglienza e dialogo. Certamente manifestazioni per la riaffermazione di un’identità non sono da demonizzare in un’Europa che sbanda per valori vaghi e ballerini. Ma senza dimenticare di rifarsi non solo alla tradizione cattolica di questo o quel Paese, ma alla sua prima sorgente: il Vangelo.