Il partigiano Gastaldi verso gli altari
Ha suscitato grande commozione oltre ad ampio favore in città, la notizia che l’arcivescovo di Genova Bagnasco ha promulgato l’editto per il processo circa la vita, le virtù e la fama di santità in specie e i fatti straordinari in generi del Servo di Dio Aldo Gastaldi, fedele laico, dando inizio al Processo canonico di Beatificazione e Canonizzazione. Tra le prime reazioni quella del presidente di Anpi Genova e coordinatore di Anpi Liguria Massimo Bisca: «Si tratta di una scelta che mette in luce diversi valori a cominciare dall’unità: basti pensare che la divisione Cichero era a maggioranza comunista mentre Bisagno era un cattolico. In secondo luogo il valore della scelta stessa fatta da Bisagno di prendere subito la via dei monti. E ancora la solidarietà, che per la chiesa genovese soprattutto è un valore importante come si è visto recentemente con la vicenda dei migranti e anche con la grande manifestazione antirazzista che abbiamo organizzato a gennaio con una grande partecipazione del mondo cattolico».
Aldo Gastaldi, nacque a Genova il 17 settembre 1921 e morì in un incidente il 21 maggio 1945. Ereditò la fede cattolica dai genitori insieme ad un profondo senso del dovere che lo accompagnò tutta la vita. Dopo gli studi ed una breve esperienza lavorativa, nel 1941, ricevette la chiamata alle armi ed il 15 agosto del 1942 prese servizio con il grado di sottotenente nel 15/esimo Reggimento Genio presso la caserma di Chiavari. Dopo l’8 settembre del 1943 iniziò la sua avventura partigiana. Nei pressi di Cichero, una frazione di San Colombano Certenoli sulle pendici del Monte Ramaceto, nell’inverno del 1943, diede il via – insieme con altri compagni – al primo nucleo di quella che da lì a qualche mese sarebbe diventata la Divisione Cichero, la più famosa e temuta operante nella zona. Fervente cattolico, e senza alcuna connotazione partitica, con il passare del tempo, è sempre più amato dai suoi uomini e, finita la Seconda guerra mondiale, lottò fino alla fine per porre fine ai regolamenti di conti che si registrarono in città. Per salvaguardare la vita di alcuni suoi partigiani, ex alpini originari del Veneto e della Lombardia, li accompagnò personalmente a casa.
La sua vita si spegne il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda in un incidente stradale, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini. Tanti cittadini ricordano Aldo come una figura esemplare, trasparente. Un uomo tutto d’un pezzo. In un lungo articolo apparso sul “Cittadino”, il bollettino diocesano il nipote omonimo Aldo Gastaldi ricorda con ampi tratti, la figura del primo partigiano d’Italia. «La spiritualità di Aldo è semplice, genuina e sapiente; infiltra silenziosamente ogni recondito angolo dell’agire umano e lo mette a confronto con tutte le sue miserie; abbraccia tutto il suo esistere ed è difficile da sopportare, a meno di non rispondere incondizionatamente alla Grazia che educa ed eleva alla costante diffidenza di sé stessi e alla rinuncia alle passioni. È questa risposta che genera inconsapevolmente un esempio che trascina e che, sebbene ponga dinanzi la croce, contagia di un entusiasmo esente da ogni forma di esaltazione. Una spiritualità maturata nel nascondimento del vissuto quotidiano e nella pratica, sin dalla più tenera età, di tutte le virtù, una continua scoperta della sconfinata Maestà e Bellezza di Cristo che abbraccia ogni cosa. Un costante riferimento a Dio, una preghiera incessante, come emerge dai suoi scritti, che rivoluziona l’idea di uomo, di amico e soprattutto di nemico».
Un altro tratto molto particolare è che per Gastaldi non esistevano nemici tra gli uomini. «Suoi nemici sono l’immoralità, la menzogna e tutto ciò che è contrario ai dettami del Santo Vangelo: l’impurità ed il peccato». All’età di vent’anni, durante il periodo del servizio militare scriveva da Casale Monferrato una lettera al Padre, per rassicurarlo su quale fosse il suo animo ed il suo agire:«…Io detesto e dispregio nel modo più assoluto tutto ciò che è mondano ed impuro. Credo e penso che tutti coloro che vedono ogni bellezza della vita nel solo piacere materiale siano dei deboli, degli uomini senza volontà e costretti dalla loro debolezza a seguire la via errata che porta alla tristezza ed alla disperazione di aver trascorso così male la loro gioventù, lontano da Dio ed immersi nel mondo del vizio, dell’immorale e della rovina della salute del corpo».
Bisagno contrasterà in modo fermo e deciso l’infiltrazione partitica tra le file partigiane, e ogni cosa che potesse in modo subdolo ingannare i suoi uomini, ed inquinare gli intenti che li avevano spinti a seguirlo. Verso chi è caduto per debolezza, si rivela invece il Comandante vicino, comprensivo, sempre pronto al perdono e all’evangelica correzione fraterna». Un cristiano straordinario modello ancora attuale per quanti vogliono fare della propria vita un servizio all’umanità.