Papa Francesco: nella tempesta abbracciamo la speranza

La benedizione Urbi et Orbi di Bergoglio ha radunato virtualmente in Vaticano migliaia di persone. Il suo gesto e le sue parole hanno scandito un momento che resterà nella storia
Vatican Media/LaPresse

Piazza S. Pietro sotto la pioggia non è mai stata così vuota e allo stesso tempo così piena. È venerdì 27 marzo e migliaia di persone sono sintonizzate, attraverso i media, su quella piazza per partecipare alla preghiera universale insieme a papa Francesco, per impetrare la fine della pandemia. I bracci del colonnato, illuminati a giorno, sono quelle braccia della Chiesa che accolgono il mondo, le sue sofferenze, le paure, le speranze.

Davanti l’ingresso della Basilica, papa Francesco prega, intercede. Commenta il Vangelo della tempesta sedata e dà voce ai timori, alle ansie: «Da settimane sembra che sia scesa la sera» sulle strade, sulle piazze, nei cuori. «Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa – dice Francesco –. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti».

Le tempeste della vita mettono a nudo le fragilità, evidenziano tutte le false sicurezze, le priorità «con cui abbiamo costruito le nostre agende», i progetti perseguiti «pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». Davanti alle guerre, alle ingiustizie, al grido dei poveri, non ci siamo fermati, non abbiamo rallentato, non abbiamo cambiato rotta. Ora comprendiamo quali sono le vere priorità. «Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”», dice il papa. Come i discepoli in mezzo alla tempesta, gridiamo al Signore: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». «Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati».

Yara Nardi/Pool Photo via AP
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«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». La risposta di Gesù scandisce il discorso di papa Francesco. È un appello a fidarsi, a tornare a Dio con tutto il cuore, a «cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta»: scegliere cosa è importante nella vita e cosa non lo è; impostare la rotta verso Dio e verso gli altri, sull’esempio di molti che donano la vita con coraggio. Vite sostenute dalla forza dello Spirito Santo, «persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo».

Yara Nardi/Pool Photo via AP
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«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Avere fede è riconoscersi bisognosi di essere salvati, comprendere di non essere autosufficienti, di avere bisogno di invitare Gesù sulla propria barca per sperimentare la forza di Dio, che volge al bene anche gli avvenimenti negativi, che riporta il sereno nelle tempeste della vita.

In questa tempesta, spiega il papa, «abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore».

«Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza»: è questa la forza della fede, che libera dalle paure e dona speranza. È questo l’annuncio che salva, annuncio esigente che invita ad abbracciare le difficoltà del presente e inventare spazi di fraternità, ospitalità, solidarietà, dove tutti possano sentirsi accolti e aiutati. Uniti, nella prova, si diventa dono l’uno per l’altro, si esercita la pazienza, si infonde la speranza con piccoli e grandi gesti quotidiani, con la forza della preghiera: «Quante persone – ricorda papa Francesco – pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti».

Riportiamo il testo integrale di papa Francesco durante il momento di preghiera straordinario sul sagrato di Piazza San Pietro

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