Il papa: crediamo ancora nella fraternità universale

Francesco in Lettonia per la terza tappa delle quattro giornate nelle Repubbliche Baltiche. Riportiamo alcune esortazioni durante la messa celebrata al santuario Madre di Dio di Anglona e all'incontro ecumenico nella cattedrale luterana di Riga Santa Maria
«In tempi nei quali sembrano ritornare mentalità che ci invitano a diffidare degli altri, che con statistiche ci vogliono dimostrare che staremmo meglio, avremmo più prosperità, ci sarebbe più sicurezza se fossimo soli, Maria e i discepoli di queste terre ci invitano ad accogliere, a scommettere di nuovo sul fratello, sulla fraternità universale». Questo appello di papa Francesco ha concluso l’omelia della messa celebrata al Santuario Madre di Dio di Anglona, momento culminante del suo viaggio in Lettonia, Paese che il pontefice ha voluto mettere in guardia dal rischio delle politiche di chiusura del gruppo di Visegrád (formato da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) che nella Ue potrebbe esercitare un forte richiamo per Riga. «Continuare a scommettere sulla libertà e l’indipendenza della Lettonia, che certamente sono un dono, ma sono anche un compito che coinvolge tutti», ha chiesto inoltre Francesco alla popolazione del secondo Paese baltico da lui visitato in questo viaggio.
Baltics Pope Latvia
«Lavorare per la libertà significa impegnarsi in uno sviluppo integrale e integrante delle persone e della comunità», ha spiegato poco prima di recarsi al Monumento della Libertà al centro di Riga, una stele alta 42 metri con in cima una figura femminile che rappresenta la libertà (chiamata affettuosamente Milda), che solleva sopra il capo tre stelle d’oro che simboleggiano le tre regioni della Lettonia: Curlandia, Livonia e Letgallia. I sovietici volevano abbatterla ma non lo hanno fatto, così è rimasta il simbolo dell’indipendenza del Paese, alla cui base vengono regolarmente lasciati dei fiori. E all’arrivo del papa erano presenti bambini, giovani e famiglie. «Nelle nostre realtà politiche – ha affermato ricordando l’eroico sacrificio di chi ha subito prima il nazismo e poi lo stalinsimo – la storia dello scontro tra i popoli è ancora dolorosamente fresca». Il modello da seguire è Maria che «crede a Gesù e accoglie il discepolo, perché le relazioni che ci guariscono e ci liberano sono quelle che ci aprono all’incontro e alla fraternità con gli altri, perché scoprono nell’altro Dio stesso».
«Sempre costa l’armonia quando siamo diversi, quando gli anni, le storie e le circostanze ci pongono in modi di sentire, di pensare e di fare che a prima vista sembrano opposti», ha spiegato ancora il pontefice, che ha centrato la sua predicazione sulla figura di Maria, e al termine della quale ci si è soffermati tutti insieme in silenzio per meditare la Parola di Dio. «Quando con fede ascoltiamo il comando di accogliere e di essere accolti, è possibile costruire l’unità nella diversità, perché non ci frenano né ci dividono le differenze, ma siamo capaci di guardare oltre, di vedere gli altri nella loro dignità più profonda, come figli di uno stesso Padre», ha detto ancora Francesco.
Papa Francesco nella chiesa luterana Santa Maria di Riga.
Papa Francesco nella chiesa luterana Santa Maria di Riga.

Il Vangelo, secondo il papa, ci esorta dunque a «rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo», come ha detto a Riga, capitale della Lettonia, nell’incontro ecumenico nella cattedrale luterana di Santa Maria, costruita nel XIII secolo come cattolica, e che oggi è la più grande chiesa medievale del Baltico.

Proprio l’incontro ecumenico ha offerto a papa Francesco la possibilità di proporre una chiave di lettura della crisi che sembra aggredire il pontificato ma che in realtà è l’espressione della sua grande vitalità. Citando l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, il suo documento programmatico, il papa ha aggiunto infatti: «Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo, spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale». «Alcuni – ha osservato – possono arrivare a dire: sono tempi difficili e complessi quelli che ci capita di vivere. Altri possono arrivare a pensare che, nelle nostre società, i cristiani hanno sempre meno margini di azione e di influenza a causa di innumerevoli fattori come ad esempio il secolarismo o le logiche individualiste».

Secondo Francesco, «questo non può portare a un atteggiamento di chiusura, di difesa e nemmeno di rassegnazione». «Non possiamo – ha detto Bergoglio – fare a meno di riconoscere che certamente non sono tempi facili, specialmente per molti nostri fratelli che oggi vivono nella loro carne l’esilio e persino il martirio a causa della fede. Ma la loro testimonianza ci conduce a scoprire che il Signore continua a chiamarci e invitarci a vivere il Vangelo con gioia, gratitudine e radicalità».

Papa Francesco celebra la messa presso il Santuario Madre di Dio di Anglona.
Papa Francesco celebra la messa presso il Santuario Madre di Dio di Anglona.

«Se Cristo ci ha ritenuti degni di vivere in questi tempi, in questa ora, l’unica che abbiamo, non possiamo lasciarci vincere dalla paura né lasciare che passi senza assumerla con la gioia della fedeltà», ha spiegato assicurando che «il Signore ci darà la forza per fare di ogni tempo, di ogni momento, di ogni situazione un’opportunità di comunione e riconciliazione con il Padre e con i fratelli, specialmente con quelli che oggi sono considerati inferiori o materiale di scarto».

Pope Francis in Latvia

«Se Cristo ci ha ritenuti degni di far risuonare la melodia del Vangelo, smetteremo di farlo?», ha domandato a questo punto il papa, che ha preso come esempio l’importanza storica e culturale della cattedrale ex cattolica che ospitava l’incontro, che ha definito “un emblema di questa città” e della quale ha citato in particolare l’antico e monumentale organo a canne, ancora funzionante, come abbiamo potuto ascoltare. «Per il residente di questo luogo – ha concluso – rappresenta più di un organo monumentale, è parte della sua vita, della sua tradizione, della sua identità. Invece, per il turista, è naturalmente un oggetto artistico da conoscere e fotografare. E questo è un pericolo che sempre si corre: passare da residenti a turisti. Fare di ciò che ci identifica un oggetto del passato, un’attrazione turistica e da museo che ricorda le gesta di un tempo, di alto valore storico, ma che ha cessato di far vibrare il cuore di quanti lo ascoltano». Secondo Francesco, «con la fede ci può succedere esattamente la stessa cosa. Possiamo smettere di sentirci cristiani residenti per diventare dei turisti. Di più – ha concluso – potremmo affermare che tutta la nostra tradizione cristiana può subire la stessa sorte: finire ridotta a un oggetto del passato che, chiuso tra le pareti delle nostre chiese, cessa di intonare una melodia capace di smuovere e ispirare la vita e il cuore di quelli che la ascoltano».

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