Onu, la necessaria riforma. Dialogo con Sandro Calvani
Ad un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo nessuno può dire se e come finirà lo strazio in atto nel cuore dell’Europa.
Tutti gli scenari sono aperti, anche quelli innominabili del disastro nucleare, una volta che si è avviata la fase estrema di una tensione alimentata da troppi attori internazionali che dovevano, invece, prevenire le guerre.
È sconfortante in tale quadro l’umiliazione che devono subire le Nazioni Unite, l’organizzazione sorta dopo il secondo conflitto mondiale con l’intenzione di «salvare le future generazioni dal flagello della guerra», come recita l’inizio del suo statuto datato 26 giugno 1945.
Abbiamo l’occasione di parlare di tale drammatica contraddizione con Sandro Calvani, ex alto funzionario delle Nazioni Unite e ora presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto Giuseppe Toniolo di diritto internazionale della pace. Calvani è scrittore e docente universitario sulla politica internazionale e dello sviluppo. Con l’editrice Ave ha appena pubblicato con Andrea Micheli “Pace, un destino europeo da compiere”.
Quali sono le cause remote e attuali della crisi dell’ONU?
78 anni dopo la sua fondazione, le Nazioni Unite mostrano gli anni che hanno; infatti, esse sembrano vecchie a quasi tutti coloro che sono nati dopo l’era di internet e ancor più a chi è nato dopo il 2000. Lo straordinario potere di veto detenuto dai cinque Paesi che hanno vinto la Seconda guerra mondiale, Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti oggettivamente ha impedito una vera governabilità democratica dei beni comuni globali, a cominciare dalla pace, giustizia e sviluppo del mondo.
È una norma inamovibile?
Il diritto di veto di quei 5 Paesi membri nel consiglio di sicurezza dell’ONU era forse giustificato nei primi anni di costruzione e rafforzamento dell’organizzazione, oggi è invece anacronistico e controproducente, come dimostrato dalle recenti crisi internazionali.
Lo ha riconosciuto perfino l’Assemblea generale dell’ONU (UNGA) nel Febbraio 2022 a larghissima maggioranza. L’UNGA, ha ribadito prima di tutto che tutti gli Stati membri hanno attribuito al Consiglio di Sicurezza la responsabilità primaria per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e che esso agisca per loro conto. Ma poi la stessa Assemblea generale ha sottolineato che il potere di veto comporta la responsabilità di lavorare per raggiungere «gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite in ogni momento».
A quali conclusioni è giunta dunque l’Assemblea generale dell’ONU?
È arrivata a questa conclusione da conoscere direttamente: «Siamo, quindi, dell’opinione che ai membri nel loro insieme dovrebbe essere data voce quando il Consiglio di sicurezza non è in grado di agire, in conformità con le funzioni e i poteri di questa Assemblea riflessi nella Carta», in particolare l’articolo 10.
Cosa dice questo articolo dello Statuto dell’Onu?
L’articolo 10 precisa che l’Assemblea può discutere qualsiasi questione o argomento che rientri nell’ambito di applicazione della Carta o dei poteri e delle funzioni di qualsiasi organo previsto al suo interno e, salvo quanto previsto dall’articolo 12 , «può formulare raccomandazioni ai membri della Nazioni Unite o al Consiglio di Sicurezza o ad entrambi su tali questioni o argomenti». Se il potere di decisione in tempo di crisi fossero davvero restituiti all’Assemblea Generale è evidente che essa deciderebbe sempre a favore degli interessi prevalenti dell’umanità intera e non di quelli di uno o due Paesi.
Ci sono altre cause della crisi attuale dell’Onu?
Un’altra causa della crisi dell’ONU – una causa antica, ma aggravatasi negli ultimi decenni – è il diritto che diversi Paesi membri dicono di avere di libera opinione e libera espressione davanti all’Assemblea generale, fino ad affermare il falso, manifestamente falso, ed usarlo per tentare di legittimare i loro abusi.
Può fare degli esempi?
È ciò che hanno fatto gli Stati Uniti, nel 2003, dichiarando di avere le prove di un’inesistente minaccia nucleare in Iraq, per giustificare la loro invasione, poi la Russia nel 2022 dichiarando un’operazione di de-nazificazione in Ucraina, dopo averla invasa, e Israele rifiutando il diritto di autogoverno dei palestinesi in Palestina.
Esistono progetti credibili e ragionevoli di riforma dell’ONU?
Sì, esistono progetti credibili e ragionevoli di riforma; forse sono perfino troppi. Infatti, la letteratura sulle riforme proposte al sistema ONU è immensa. Dato che i governi nazionali, le società civili e le imprese chiedono all’unanimità una riforma delle Nazioni Unite, le proposte in tal senso sono centinaia, molte delle quali non sono andate molto più in là della loro enunciazione o pubblicazione in riviste di studio sugli affari internazionali.
Ci sono percorsi di riforma in corso?
Dal 1998 ad oggi ci sono stati diversi sforzi di consultazione e di coordinamento nel tentativo di creare un consenso su alcune riforme principali, o comunque su qualche primo passo di riforma.
Quali sono i punti in discussione?
Le aree proposte di riforma delle Nazioni Unite includono prima di tutto l’espansione del Consiglio di sicurezza. Infatti l’attuale appartenenza al Consiglio di sicurezza, composto da 15 Paesi, 5 dei quali sono membri permanenti con potere di veto, è obsoleta e non riflette accuratamente l’attuale equilibrio di potere globale. Segue la proposta di Riforma del potere di veto nel senso che tale potere dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dovrebbe essere limitato o eliminato, in modo che il consiglio possa affrontare in modo più efficace le questioni di sicurezza globale.
E questi sono i punti fondamentali. Ma esistono altri aspetti da cambiare?
Si discute di procedere ad un aumento dei finanziamenti per le operazioni di mantenimento della pace. Le Nazioni Unite dovrebbero ricevere maggiori risorse per sostenere le operazioni di mantenimento della pace in tutto il mondo, al fine di proteggere meglio i civili e prevenire i conflitti. Le Nazioni Unite dovrebbero, inoltre, essere più trasparenti e responsabili nelle loro operazioni, al fine di promuovere fiducia nell’organizzazione.
Come si possono bilanciare i poteri tra i diversi Paesi presenti nell’Onu?
Tra i percorsi di riforma in discussione esiste, infatti, l’aumento della rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo. Le Nazioni Unite, cioè, dovrebbero essere più rappresentative della comunità globale e i Paesi in via di sviluppo dovrebbero avere una maggiore rappresentanza nell’Assemblea generale e in altri organi delle Nazioni Unite. Un’altra proposta che si segnala in tal senso è quella ricostituzione del Consiglio di Amministrazione Fiduciaria, che fu sospeso in epoca post-coloniale, per affidargli nuovi mandati di protezione e promozione dei beni comuni globali, a partire dall’acqua e il clima.
E quali proposte esistono relativamente alle cause strutturali dei conflitti? Tra le riforme proposte c’è quella del rafforzamento del potere del Consiglio economico e sociale per affrontare meglio la povertà globale, la disuguaglianza e lo sviluppo sostenibile. È, infine, importante la riforma intesa a rafforzare la Corte internazionale di giustizia per affrontare meglio le controversie tra Paesi e garantire la responsabilità per i crimini internazionali.
Prima parte – continua