Nibali, trionfo da leggenda alla Milano-Sanremo
Trentatré anni compiuti a novembre e un palmares che ci racconta di due Giri d’Italia vinti (2013 e 2016), assieme a un Tour de France (2014), una Vuelta di Spagna (2010) e due giri di Lombardia (2015, 2017): questo il curriculum impressionante di Vincenzo Nibali fino a ieri pomeriggio quando, al termine di una giornata climaticamente complicata segnata da pioggia a intermittenza, ha deciso di arricchire il suo splendido albo d’oro col primo successo della carriera alla Milano-Sanremo, iscrivendosi così nel ristrettissimo club di chi è riuscito a trionfare nei tre grandi giri e in due diverse “classiche monumento”. Una lista di quattro corridori che, assieme allo “Squalo di Messina”, comprende anche Eddy Merckx, Bernard Hinault e Felice Gimondi: l’Olimpo del ciclismo mondiale, al quale Nibali appartiene ormai di diritto.
Proprio Merckx, negli istanti immediatamente successivi alla vittoria, ha contattato telefonicamente Nibali per complimentarsi, dicendogli che il successo è arrivato alla maniera di quelli conquistati dal “Cannibale” belga, rendendolo per questo ancor più emozionante. L’azione che ha portato il messinese al trionfo è stata effettivamente da manuale del ciclismo: dopo una fuga di ben 230 chilometri, lo Squalo è riuscito a piazzare l’allungo vincente sulla salita del Poggio, arrivando in vetta con 12 secondi di vantaggio sugli inseguitori. Matteo Trentin ha provato a capeggiare l’inseguimento ma Nibali, a parte il brivido di un urto col cellulare di uno spettatore, è stato bravo a mantenere anche lungo i due vialoni conclusivi un margine tale da poter arrivare sul traguardo di Via Roma a Sanremo a braccia sollevate tra due ali di folla entusiasta, precedendo di qualche metro il gruppo, con Caleb Ewan giunto secondo.
Nulla da fare, dunque, per Sagan e Kwiatowski, considerati tra i favoriti per questa corsa di un giorno: quello di Nibali è stato un vero e proprio colpo da maestro, da annali del ciclismo. Era infatti da anni che la Sanremo si risolveva con le “volatone” finali, in cui i velocisti o comunque gli atleti bravi a sprintare finivano per monopolizzare l’albo d’oro di questa grande classica del ciclismo mondiale. Alcuni numeri fanno capire la portata dell’impresa del messinese. Era infatti dal 2006 che un italiano non vinceva in Liguria: a quei tempi era stato Filippo Pozzato a battere tutti: a ventitré anni fa, invece, risaliva l’ultimo successo di un corridore che aveva vinto anche una delle tre grandi corse a tappe (Giro, Tour, Vuelta); si parla in questo caso del francese Laurent Jalabert, trionfatore del Giro di Spagna proprio in quel magico 1995.
«Quest’anno la Sanremo non era nei miei programmi – ha dichiarato alla stampa un emozionato Nibali – lo è diventata solo strada facendo. Ero dubbioso, ma devo dare ragione alla squadra (la Bahrain Merida, ndr) e al direttore sportivo Paolo Slongo che mi ha incitato a provare, dato che questa corsa è sempre imprevedibile». Ripercorrendo il film della gara, Nibali non si capacita del successo: «Non so neanche io cosa ho fatto – ribadisce – oggi correvamo per Colbrelli (il compagno di squadra, velocista), io dovevo seguire, a un certo punto ho visto il vuoto e ho accelerato. Avevo capito di avere 20’’ di vantaggio e non mi sono più voltato, fino alla fine. La giornata è stata dura – prosegue l’atleta – perché ha piovuto a intermittenza: poi è arrivata questa perla finale». La condizione di outsider, in gare del genere, non dispiace affatto a Nibali: «Ho visto tante volte la Sanremo in tv da ragazzo, ma era la corsa a cui aspiravo meno, perché non sono un corridore veloce. Preferisco non partire tra i favoriti – ribadisce il messinese – perché è proprio quando tutti mi mettono da parte che vengo fuori». Una vittoria da leggenda, per un anno che tra Tour, Mondiale e le grandi classiche del Nord, promette ancora grandi soddisfazioni.
Giorgio Tosto