I migranti e il peso politico dei cristiani

Sembra non trovare attenzione la proposta di molte associazioni a favore di una nuova agenda su accoglienza e integrazione. Un tentativo di lettura
Integrazione fra ragazzi

Nel giorno dedicato dalla Chiesa alla lotta contro la tratta di esseri umani, l’8 febbraio, a meno di un mese dalla data delle elezioni del 4 marzo 2018, alcune tra le maggiori realtà dell’associazionismo cattolico, a partire da Azione Cattolica e Acli, assieme alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, hanno proposto, nella sede dell’istituto Luigi Sturzo a Roma, una “nuova agenda politica in tema di migrazioni”. La conferenza stampa ha ricevuto poca attenzione sulle maggiori testate giornalistiche. Probabilmente le agenzie dell’informazione per anni sono state abituate ad associare la posizione dei cattolici con le dichiarazioni del presidente della conferenza episcopale. Senza questa autorità gerarchica, le scelte laicali, proprie anche dei molti religiosi presenti alla conferenza (dai gesuiti agli scalabriniani passando per salesiani e comboniani), sembrano contare poco. Non interessano neanche per raccogliere voti.

Irrilevanti?
Oggi “i cattolici sono irrilevanti” secondo alcuni commentatori. «Il rischio esiste», come ha detto il cardinal Ruini in una delle sue interviste a Massimo Franco sul Corriere della Sera. L’ex presidente della Cei, come è noto, era sempre presente nei palinsesti dell’informazione al tempo delle battaglie sui temi bioetici.  Ora che il suo successore, il cardinal Bassetti, ha invitato i cattolici a non dividersi artificialmente tra “quelli della vita” e “quelli del sociale”, una questione decisiva, come la giusta accoglienza dei migranti secondo criteri di buonsenso, sembra rimossa, mentre dovrebbe stare al centro di un confronto democratico, senza prestare il fianco a strumentalizzazioni di ogni genere.

Card. Bassetti (foto ANSA)
Card. Bassetti (foto ANSA)

Sulla questione incidono altri fattori che non si possono ignorare. Se è vero, come è stato riportato su questo sito, che l’accresciuta presenza dei migranti non ha comportato l’aumento dei reati e che si tratta di numeri che non giustificano la psicosi dell’invasione, bisogna riconoscere che esiste una distribuzione non uniforme di migranti e rifugiati sul territorio delle stesse città. Nella Capitale, ad esempio, si concentrano nelle periferie disagiate, come, ad esempio, san Basilio dove “Medici senza frontiere” presta assistenza a molti di loro, probabilmente irregolari, all’interno di un’enorme e spettrale fabbrica dismessa di penicillina.

Lo spettro del globalismo
Chi è costretto a vivere in spazi urbani non sicuri e con pochi servizi, spesso sperimentando la precarietà finanziaria che colpisce sempre più anche chi ha un lavoro, può sentirsi “senza patria”. Una condizione di spaesamento dove può trovare ascolto il racconto che dipinge i migranti come parte di un progetto di “sostituzione etnica” alimentatO da un “turbocapitalismo” che non ha bisogno di popoli e identità per realizzare i suoi profitti. Tesi simili sono state ripetute nel comunicato proclamato durante il blitz dei giovani squadristi penetrati nella sede dell’associazione “Como senza frontiere”, attiva nell’accoglienza dei migranti. Anche in alcune parti dell’area cattolica è diffusa l’impressione di non trovarsi davanti ad un flusso di persone disperate che fuggono da fame,  guerra e  disastri ambientali, ma ad un progetto pianificato di indebolimento dell’Occidente inebetito da ideologie globaliste. Come è noto c’è chi vede nel papa attuale il principale artefice di questo cedimento culturale. Colpisce per la sua asprezza l’ex presidente del Senato Marcello Pera, filosofo studioso di Popper e noto per il dialogo con l’allora cardinal Ratzinger, che ora attacca Francesco, descritto come un pericoloso destabilizzatore dei valori occidentali per la sua scelta pauperista e a favore dell’accoglienza dei migranti.

È molto più raffinato il mensile di riferimento di Casa Pound, “Il primato nazionale”, che ha dedicato uno spazio particolare al papa, dipinto come portatore di una visione “nichilista” e relativista, a partire dall’enfasi eccessiva che il pontefice argentino tributerebbe al rifugiato come “carne di Cristo”.  Nel periodico, le citazioni “scandalose” di Francesco sono riportate con esattezza.

Creare legame sociale
Si può forse comprendere, allora, come il tentativo dell’Agenda di proporre laicamente una politica capace di declinare l’impegno ad «accogliere, accompagnare e integrare i migranti» (verbi usati da papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato), producendo coesione sociale, è semplicemente scomoda per chiunque deve raccogliere consensi in un clima culturale mutato, dove certe ricostruzioni ideologiche non appartengono solo a frange marginali.  Infatti, nella conferenza stampa di fine anno 2017, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha onestamente affermato che la legge sullo ius soli temperato, fortemente sostenuta ad esempio dal quotidiano cattolico Avvenire, non è stata proposta in Aula perché non aveva i voti trasversali sufficienti per essere approvata. Al contrario della legge sulle dichiarazioni del fine vita, tanto per avere una radiografia del Paese.

Nel tempo residuo che ci separa dalla notte dei risultati del 4 marzo, sono previsti due appuntamenti nazionali per discutere l’agenda migrazioni: il 20 febbraio a Milano e il 26 a Catania. Nel frattempo anche una città apparentemente tranquilla come Macerata è stata al centro di episodi di violenze che fanno discutere, tra la criminalità legata allo spaccio e raid dettati da odio razziale.

Tutte le realtà che hanno proposto l’agenda sulle migrazioni lavorano ogni giorno proprio per lottare contro l’indifferenza a favore della costruzione di legami che rifondano la società. Come ad esempio ha raccontato lo scalabriniano Claudio Gnesotto a proposito della loro struttura rimasta vuota nella zona di Torpignattara a Roma e ora al centro di un progetto di accoglienza dei migranti che si pone in rete con il quartiere e la cittadinanza, offrendo servizi a tutti nell’apertura ad un territorio dove, come si sa, non sono mancati episodi di violenza e intolleranza. Non si tratta di good news da confinare in pubblicazioni a parte. Sono la cronaca del reale che attende di essere narrata.

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