Mazara: la crisi della pesca
Il sindaco di Mazara, Nicola Cristaldi, è preoccupato: «A Mazara del Vallo c’è un clima carico di tensione. L’ultimo episodio, per fortuna, si è risolto senza troppi danni, ma la paura è tanta. Alcune imbarcazioni sono andate perdute, come il Daniela L. che è affondato proprio nei giorni scorsi: era stato sequestrato nel 2012 ed è rimasto per sei anni nel Golfo di Bengasi. L’incuria ha fatto sì che entrasse dell’acqua e pian piano è affondato». I proprietari sono Cosimo e Vincenzo Lo Nigro: quando venne sequestrata l’imbarcazione si trovava in acque internazionali, a 32 miglia dalla costa libica, ma nella zona che la Libia rivendica come acque territoriali. Una sentenza del Tribunale libico ne aveva disposto il rilascio, purtroppo mai avvenuto. Il sindaco aggiunge: «Mazara del Vallo, da troppo tempo, paga un prezzo troppo alto. I rapporti sono tesi, ma il problema principale è quello di non avere interlocutori certi, per le attuali divisioni del paese e la mancanza di un governo unico riconosciuto».
«Il comparto della pesca è in piena crisi – commenta il giornalista Salvatore Giacalone del Giornale di Sicilia– la flotta mazarese, che contava più di 200 imbarcazioni per la pesca professionale (senza contare le piccole), oggi si è ridotta a 90 motopescherecci. Hanno influito le demolizioni, a cui molti pescatori hanno aderito, per poter avere un contributo dallo Stato. Ma questo è accaduto anche perché il comparto vive grandi difficoltà, certamente di natura economica, ma anche per ciò che accade nel Mediterraneo. La vicenda del Daniela L. è emblematica. Dopo sei anni, e nonostante le sentenze favorevoli di due diversi tribunali, è rimasto solo un relitto inutilizzato. Ovviamente, tutta l’economia di Mazara del Vallo risente di questa crisi. Si sono persi tanti posti di lavoro, nel settore della pesca e negli altri settori».
Per i pescatori mazaresi, una beffa in più: vedere le motovedette donate dall’Italia per pattugliare le coste ed impedire le partenze delle carrette dei migranti, utilizzate contro gli stessi pescatori italiani. «L’Italia li ha donati e oggi sono della Libia – aggiunge Giacalone – ma certamente tutti guardano a questo con amarezza e rammarico».
Nuovo tassello di una crisi antica, che dura da 45 anni.