Chiara Lubich: lo spartito scritto in Cielo
Seconda metà degli anni ’70: l’Italia è nel pieno degli Anni di piombo. Anni di lotte sociali, ricerca di libertà, trasgressione, ma anche di creatività e voglia di progresso. Nella rapida trasformazione verso una società multi-culturale e multi-religiosa, anche nella storia di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari, i colori sembrano farsi più intensi.
Nel 1977 iniziano gli incontri internazionali dei vescovi amici del focolare, promossi da Klaus Hemmerle, vescovo di Aquisgrana (Germania), con lo scopo di approfondire la spiritualità di comunione che nasce dal carisma dell’unità; l’anno dopo Chiara costituisce il “Centro del dialogo con persone di convinzioni non religiose”, una frontiera verso la quale l’aveva spinta lo stretto legame con Paolo VI fin dal 1964.
La rapida espansione dei Focolari pone il Movimento sempre più a contatto anche con fedeli di varie religioni, vicinanza che le piccole comunità vivono secondo il loro stile, tessendo cioè rapporti fraterni e autentici impregnati di carità. Un impegno pionieristico, per il quale nel 1977 a Londra viene assegnato a Chiara il Premio Templeton per il progresso della religione. È una sorpresa: «Come mai – si domanda – un premio per la religione? Io ho sempre pensato che per chi ama Dio e chi ama il fratello è il Paradiso il premio. Poi anche un certo turbamento. Dico: qui con questa circostanza mi portano fuori dalla mia linea che è il Vangelo. […] Poi […] mi sono ricordata che il Vangelo dice: “Che gli uomini vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre”».
Sarà proprio questa circostanza – precisa anni dopo – «l’evento in qualche modo “fondante” di questo nostro dialogo. […] Quando stavo uscendo dalla sala, i primi venuti a salutarmi sono stati ebrei, musulmani, buddhisti, sikh, indù… Lo spirito cristiano di cui avevo parlato li aveva impressionati, cosicché mi è stato chiaro che avremmo dovuto occuparci non solo della nostra o delle altre Chiese, ma anche di questi fratelli e sorelle di altre fedi. Ha avuto inizio così il nostro dialogo interreligioso».
Ma le radici le troviamo già agli albori del Movimento. Scrive Chiara nel 1946: «Puntare sempre lo sguardo nell’unico Padre di tanti figli. […] Tendere costantemente […] alla fratellanza universale in un solo Padre: Dio». Chiara assapora per la prima volta questa profezia nel 1966 a Fontem, nel Camerun anglofono. In una grande radura, mentre migliaia di membri del popolo Bangwa in festa la ringraziano per aver inviato i medici a salvare la tribù minacciata da un’alta mortalità infantile, ha un’intuizione: «Come se Dio ci abbracciasse tutti, tutti insieme, noi focolarini che eravamo presenti e tutta questa tribù. Lì difatti è nata per la prima volta in me l’idea che noi avevamo a che fare […] con quelli di altre religioni. E lì mi è sembrato che ci fosse una specie di benedizione di Dio».
Altri segnali provengono dall’Algeria. Dal ’66, con l’apertura del focolare, si consolida il rapporto con i musulmani. Un Imam afferma: «Chiara […] porta le persone ad amare veramente Dio e ad amarsi gli uni gli altri… La tensione del Movimento di giungere a più posti e gente possibile sulla Terra, non ha lo scopo di diffondere il Movimento stesso, ma di portare tutta l’umanità a Dio».
Anche nel mondo buddhista i contatti si approfondiscono: nel 1979, nell’incontro di Chiara con Nikkyo Niwano, fondatore del Movimento laico giapponese Rissho Kosei Kai, si crea una profonda sintonia. Verrà invitata a Tokyo nel dicembre 1981, dove prenderà la parola in un tempio buddhista davanti a 10 mila dirigenti della Rkk. In quell’occasione Niwano le chiede di collaborare con la Conferenza mondiale delle religioni per la pace (Wcrp), di cui nel 1994 Chiara diverrà presidente onorario.
A Bangkok (Thailandia), nel 1997 Chiara viene ricevuta dal patriarca supremo del buddhismo tailandese H.H. Somdet Phra Nyanasamvara. A Chiang Mai la Lubich comunica la sua esperienza spirituale a 800 monaci, monache e laici buddhisti.
Sempre nello stesso anno, in maggio, invitata da W.D. Mohammed, è la prima donna, bianca e cristiana, a prendere la parola nella moschea Malcolm X di Harlem (New York) davanti a tremila musulmani della Muslim American Society, l’ala pacifista afro-americana. Si sviluppa un dialogo fraterno, particolarmente significativo dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nell’aprile 1998, a Buenos Aires (Argentina), Chiara sigilla un patto di fraternità con i membri della B’nai B’rith e di altre organizzazioni ebraiche.
Nel 2001 è in India, dalla prof.ssa Kala Acharya, indù, nel campus universitario del Baratiya Sanskriti Peetham di Mumbai. Da qui nasce il capitolo dei simposi di dialogo interreligioso tra esperti accademici del focolare e autorevoli studiosi di religione indù, a cui seguono quelli con rappresentanti del buddhismo, dell’ebraismo e dell’islam.
Dovunque c’è lo spirito dei Focolari si sviluppa il “dialogo della vita”. Lo scambio di esperienze alimenta un’amicizia spirituale che cambia i rapporti e fa cadere i pregiudizi; si lavora insieme per la pace e per lenire le piaghe dell’umanità. È una nuova cultura che prende piede anche fra i giovanissimi, con il diffondersi della “regola d’oro”. A una platea di 9 mila adolescenti, riuniti nella cornice del Colosseo a Roma nel maggio 2002, Chiara domanderà: «Se tu, ragazzo musulmano, ami, e tu, cristiano, ami, e tu, indù, ami, arriverete certamente ad amarvi a vicenda. E così fra tutti. Ed ecco realizzato un brano di fraternità universale».
La Chiesa sostiene questo cammino, contributo alla realizzazione delle aperture del Concilio Vaticano II. «Cosa ci sarà in futuro? – spiega Chiara ad Amman nel 1999 – Io non lo so. Non ho mai fatto programmi, mai! […] Lo spartito è in cielo e noi qui in terra cerchiamo di suonare la musica».
Nel giugno 2019, provenienti da 15 Paesi, ebrei, musulmani, buddhisti, indù e cristiani facenti parte della famiglia dei Focolari si ritrovano a Rocca di Papa, nella cappella che custodisce la tomba di Chiara, per esprimere l’amore che li lega alla “fonte”. Un quarto dei partecipanti ha meno di 35 anni. “Oltre” il dialogo, si guarda nella stessa direzione, per proseguire insieme il cammino profetico di Chiara, nella consapevolezza che anche da qui dipende la pace e il futuro dell’umanità. D’altronde, come ha sottolineato papa Francesco il 10 maggio 2018 a Loppiano, siamo appena agli inizi.
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Il segreto
Forse sta qui il segreto e il vero significato del dialogo interreligioso: in questa accoglienza, in questo vuoto d’amore che le nostre sorelle e fratelli di altre fedi debbono trovare in noi cristiani per scoprire l’Amore di Dio, che attraverso di noi li ama immensamente.
Celebrazione dei Vespri – Duomo di Aachen – 13 novembre 1998
La vostra partecipazione alla nostra Opera è essenziale per noi. Senza di voi (come senza le altre sue componenti) essa perderebbe la sua identità.
Primo convegno con gli “amici” senza un riferimento religioso – Castel Gandolfo – 2 maggio 1992
Il proselitismo deve essere fuori da questa porta, non può esservi, perché altrimenti non c’è dialogo. Il dialogo significa amare, donare quello che abbiamo dentro per amore dell’altro, e poi anche ricevere e arricchirsi; questo è il dialogo: diventare, come dicono i gen, “uomini mondo”, che hanno dentro tutti gli altri, e che sono riusciti anche a dare il proprio.
Incontro con gli “amici” senza un riferimento religioso – Castel Gandolfo – 8 febbraio 1998
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Le precedenti puntate della vita di Chiara Lubich:
1920-1937 La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta
1938-1939 La prima chiamata alla santità
1940-1942 La maestra Silvia Lubich
1943-1944 Il sì per sempre di Chiara Lubich
1945-1948 Chiara Lubich e il Dio vicino
1949-1950 La luce nel buio
1951-1954 Una notte luminosa
1955-1956 Nascerà Città Nuova
1956-1960 I volontari di Dio
1961-1964 Passione per la Chiesa
1964-1965 Una nuova famiglia per il mondo
1966-1967 Una rivoluzione alternativa
1967-1972 La centralità della parola vissuta
1973-1974 L’attrattiva del tempo moderno