Legge elettorale, scontro sul Rosatellum bis
In queste ore il Paese si sta dividendo, ancora una volta, per le scelte dei nostri rappresentati politici. In quattro e quattr’otto, è accaduto che Pd, Forza Italia, Lega, centristi di Alfano, Verdini e altre microsigle presenti in Parlamento, si siano accordati su una legge elettorale per la Camera e il Senato, che questa sia stata esaminata in Commissione alla Camera e trasferita in Aula nel volgere di una settimana, e che in Aula non si sia svolto alcun esame, perché immediatamente è stata posta la questione di fiducia, da votarsi in tre tempi.
Lettura dei fatti da parte dei protagonisti: impossibile andare a votare con i residui delle sentenze della Corte costituzionale, ne verrebbe fuori un parlamento caotico e senza maggioranza, non per niente il Capo dello Stato ha chiesto e richiesto di approvare una nuova legge; il tentativo di includere nell’accordo anche il M5S (col cosiddetto “Tedeschellum”) è naufragato per loro colpa; la votazione ordinaria incapperebbe in una serie di voti segreti e, nonostante la buona maggioranza raggiunta, non si può mai essere sicuri che non vi sia un altro emendamento affossatore; la fiducia è un rimedio estremo di cui tutti avremmo fatto a meno, ma è una responsabilità con cui un Governo deve misurarsi e che a volte può essere ineluttabile, e questa è una di quelle volte.
Lettura degli oppositori: questa legge non risolve il problema di fondo perché produrrà ugualmente un parlamento caotico e senza maggioranza, anche se è vero che armonizza il sistema; la vera ragione della fretta è aver trovato “la quadra” atta a garantire la sopravvivenza dei vecchi partiti e partitini, infatti quelli che oggi fanno parte dell’accordo faranno il governo domani; è vero che bisogna temere i voti segreti, perché il disegno di legge contiene tante brutture che almeno qualcosa potrebbe non reggere, perciò la fiducia non è un rimedio estremo a un male estremo, ma un vero e proprio attacco alla democrazia. E la reazione è forte e si sposta sulla piazza.
C’è del vero in entrambe le ricostruzioni, naturalmente. Ma il fatto che il nuovo sistema sarebbe in grado di privare il M5S di una cinquantina di seggi, fa appannare alquanto le argomentazioni pensose di certi parlamentari favorevoli, tesi a spiegare l’interesse del Paese a vedere pubblicato in Gazzetta Ufficiale il “Rosatellum-bis”. In effetti, un dato certo del quadro elettorale che si appresta, è che il Movimento di Grillo non potrà andare a Palazzo Chigi, perché gli sarebbe impossibile raggiungere il 50% più uno dei voti necessari in Parlamento per formare il Governo anche alleandosi con qualche forza meno indigesta. Al contrario, le finte coalizioni previste dal nuovo sistema lasceranno le mani libere ai partiti e pertanto un Governo che rispecchi la maggioranza formatasi su questa legge è plausibile. Magari ancora con Gentiloni alla guida.
Qualcuno tirerà un sospiro di sollievo, qualcun altro vi vedrà una cinica operazione al servizio dell’auto-conservazione al potere. Difficile immaginare, però, che vi sia chi possa dire: “sono orgoglioso del profilo istituzionale e della capacità di servire il bene comune dimostrati dal mio partito”.