Le priorità del Commissario europeo

Misure per l'occupazione e la crescita, con nuovi investimenti, ma anche politica migratoria, energia, parità di genere: ecco su cosa punterà il neopresidente Juncker
Parlamento europeo

Designato dalla maggioranza dei capi di Stato dell'Unione e poi confermato dal neoeletto Parlamento europeo, da una settimana Jean-Claude Juncker è presidente della Commissione europea. Uomo di destra con una spiccata sensibilità sociale, nel suo discorso di investitura ha annunciato, come prima misura da presidente, un pacchetto di misure per l’occupazione e la crescita da 300 miliardi di euro di investimenti supplementari, da trovarsi con fondi in parte pubblici e in parte privati. Ma quali saranno le sue priorità? Ce le spiega il nostro esperto in questo secondo approfondimento, parlando di politica migratoria, energia, parità di genere…

 

«Per Juncker occorre più solidarietà in materia di politica migratoria, un tema caro all’Italia; in questo campo ha annunciato che nominerà un commissario con una responsabilità specifica in materia di immigrazione, per rinforzare la cooperazione tra gli Stati membri e con gli Stati terzi più coinvolti. Al netto di una certa dose di retorica necessaria per guadagnare la fiducia del gruppo parlamentare dei socialisti e democratici europei, ci sembrano affermazioni genuine, da parte di un uomo che già da primo ministro aveva denunciato le insufficienze delle politiche di rigore e la mancanza di legittimità della “Troika” (formata da Fondo monetario internazionale, Commissione Ue e Banca centrale europea), incaricata di sorvegliare il risanamento delle finanze pubbliche degli Stati che beneficiavano di un piano d’aiuti internazionale.

Altre priorità della presidenza Juncker saranno il lancio dell’Unione europea dell’energia, per mettere in rete le infrastrutture del Paesi membri e unire, anziché disperdere come avviene ora, la forza negoziale dei partner europei nei confronti dei giganti mondiali delle risorse energetiche, e il rafforzamento del rispetto dei diritti fondamentali e dello stato di diritto da parte dei Paesi europei e al loro interno (vedi i recenti casi di spionaggio da parte delle autorità americane).

Un’altra priorità del futuro presidente è l’equilibrio uomo-donna, che vede non come un lusso, ma come una necessità politica. Vorrebbe cominciare dando il buon esempio con la composizione della nuova Commissione, ma qui ha le mani legate dalle proposte che gli verranno dagli Stati membri. La composizione della nuova Commissione sta intanto diventando una corsa contro il tempo. Il Consiglio europeo (i capi di Stato e di governo dei 28) avrebbe dovuto nominare il 16 luglio l’alto commissario per la politica estera, vice-presidente della Commissione e allo stesso tempo membro del Consiglio (ne presiede la formazione affari esteri).

La nostra ministra degli esteri Mogherini era la candidata (secondo l’accordo di grande coalizione, il posto spetta alla famiglia politica del socialisti e democratici), ma si è scontrata con l’opposizione degli stati baltici e est-europei, capitanati dalla presidente lituana Dalia Grybauskaité, che la vedono troppo filorussa (il recente viaggio a Mosca non ha brillato per tempismo, in vista dell’attesa nomina) e di Regno Unito e Irlanda, che la considerano priva dell’esperienza necessaria.

Vero è che Juncker stesso ha affermato che il futuro capo della diplomazia europea dovrà essere un “attore forte e di grande esperienza”, che dovrà essere in grado di usare gli strumenti nazionali ed europei di politica estera in un modo più efficace che in passato. Fatto sta che Mogherini non è stata nominata, e che dalla nomina dell’alto rappresentante dipenderanno le designazioni dei futuri commissari da parte degli stati membri. Tutto è rimandato ad un Consiglio europeo straordinario convocato per il 30 agosto, in vista del quale dovrebbero spuntare nuovi nomi per il posto di alto rappresentante, come pure per il presidente del Consiglio europeo (Van Rompuy lascerà a novembre) e dell’Eurogruppo.

Ogni commissario designato sarà quindi sottoposto al fuoco di domande delle varie commissioni del Parlamento europeo in settembre ed un voto sulla Commissione nel suo insieme dovrebbe tenersi nella terza settimana di ottobre. A novembre dovrebbe quindi completarsi il quadro istituzionale dell’Ue, dopo l’entrata in funzione del nuovo Parlamento, per l’ultimo scorcio di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue. C’è da aspettarsi, come in passato, un mix di competenze tecniche e di profili più politici, con una guida che, in ogni caso, sembra dotata di una forza negoziale nei confronti degli stati membri più forti che nel recente passato. Il che rappresenta una buona notizia per l’Ue, che ha bisogno di agire come blocco coeso sulla scena internazionale, senza essere, come troppo spesso accade, ostaggio di interessi ed egoismi nazionali».

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