Le buone notizie al tempo delle fake news

È possibile stringere un patto con i lettori per scovare insieme le informazioni false e costruire una comunità circolare in cui cittadini e mezzi di comunicazione siano interdipendenti? Una proposta di Città Nuova nella Settimana delle good news

«C’è una notizia che in Italia non è stata ripresa, pur essendo molto interessante. Il New York Times ha rivolto un appello ai suoi lettori, sia di carta che digitali, per disinnescare le informazioni costruite deliberatamente per confondere, ingannare e quindi influenzare in modo scorretto i votanti alle elezioni di medio termine degli Stati Uniti del 6 novembre». Carlo Verdelli, giornalista e ufficiale al merito della Repubblica, già direttore editoriale per l’offerta informativa della Rai, ritiene il passo compiuto dal New York Times fondamentale per chi fa informazione, ma anche per i lettori, che si sono ritrovati ad essere una fonte d’eccezione per uno dei più grandi giornali del mondo. Non solo.

In questo modo, spiega Verdelli, «chi fa informazione e i suoi lettori diventano parte di una comunità circolare nella quale uno serve all’altro e l’uno – cioè il New York Times –, viene realizzato non soltanto in funzione dei bisogni (informativi, ndr) del lettore, ma anche con il suo aiuto, cosa che in tante parti del mondo, compresa l’Italia, non succede. I lettori sono un’ombra che resta sullo sfondo, tranne in rarissimi casi».

fake-news-foto-apIl patto con i lettori proposto dal New York Times arriva in un momento delicatissimo per chi fa informazione: gli attacchi ai giornalisti e ai mezzi di informazione sono durissimi, la crisi del settore continua e il dilagare delle notizie false, le cosiddette fake news, ma anche le mezze notizie e le “post verità”, minano la credibilità di chi, per mestiere, cerca di raccontare ciò che succede, proponendo una chiave di lettura dei fatti.

Per Verdelli – che di fake news ha parlato anche in occasione di Mojo, il primo Festival italiano sul mobile journalism che si è tenuto a Roma lo scorso settembre –, c’è bisogno di una rete di controllo capillare che segnali al giornale le cose che in qualche modo non tornano ai lettori, mettendo i giornalisti nelle condizioni di poterle andare a verificare: «un concetto – –sottolinea – rivoluzionario» per i nostri tempi.

Con i lettori, da sempre, Città Nuova ha un legame fortissimo: nata come organo dei Focolari, la rivista è accolta e letta anche al di fuori del Movimento e sono tantissimi coloro che ci scrivono, ci criticano, ci sollecitano e, perché no!, apprezzano la nostra linea e lo sforzo di leggere i fatti che accadono attraverso la specialissima lente della fraternità universale. Cercando, cioè, di cogliere segnali positivi, non senza evidenziare ciò che non va o andrebbe migliorato, ma prediligendo buone pratiche, ovunque esse siano promosse.

Mattarella depone corona all'Altare della PatriaEcco perché, anche quest’anno, Città Nuova propone la Settimana delle good news: quelle buone notizie che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio rivolto al Corriere della sera, ha definito “Una ricchezza per la nostra Repubblica”. Un’iniziativa nata nel 2012 per “raccontare in modo libero tutta la realtà”.

Della necessità di parlare delle tante buone pratiche esistenti, delle storie e dei progetti che costruiscono invece di dividere, si è parlato nei giorni scorsi anche in un seminario sulla comunicazione nell’era digitale promosso da Retinopera dal titolo “Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio”, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Antonio Spadaro (La Civiltà cattolica), l’economista Leonardo Becchetti, il giornalista Bruno Mastroianni, il direttore del Cremit Pier Cesare Rivoltella. Un lavoro necessario di cui i media devono farsi carico è quello di informare correttamente, dando ai cittadini la possibilità di avere notizie vere che lo aiutino a comprendere i fatti e a formulare una propria opinione senza manipolazioni o fini oscuri.

E di buone pratiche sono “affamati” anche i lettori, nonostante i manuali di giornalismo dicano che, invece, alla lunga, le good news sono noiose. Una petizione lanciata su Change.org dal Movimento Mezzopieno e diretta all’Ordine dei giornalisti, a Rai e Mediaset, alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministro della Cultura, chiede infatti di «dare uguale spazio nei giornali e telegiornali all’informazione positiva, alle buone notizie e alla capacità del mondo e delle persone di costruire e di migliorare creando bellezza e armonia».

L’eccessiva attenzione alle notizie negative, spiegano dal Movimento, sono fenomeni che coinvolgono largamente i media e che non rispecchiano la variegata moltitudine della realtà. Il mondo è alimentato dai successi e dall’impegno di persone e comunità che ogni giorno cambiano la storia e la società con la loro buona volontà e la collaborazione, senza fare rumore. Dare voce a questo aspetto della realtà rende onore alla bellezza, alla capacità e alla bontà, restituendo dignità e rispetto ad un mondo spesso trascurato o considerato minoritario.

Lo stesso mondo a cui guarda Città Nuova, che chiede ancora una volta un aiuto ai lettori per segnalare, e non solo in questa settimana che comincia e che si concluderà il 13 ottobre, con il Cn day, le buone notizie di cui si è a conoscenza, nella continua costruzione, giorno dopo giorno, articolo dopo articolo, di quella comunità circolare di cui parla Verdelli, che vede lettori e mezzi di comunicazione ugualmente protagonisti e legati da un rapporto di stima e fiducia.

 

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